DENTRO LA TEMPESTA @ Off/Off Theatre: autobiografia di un riscatto attraverso l’arte

Nel nuovo spazio dell’Off/Off Theatre nel cuore di Roma, locali strappati all’incuria e al disuso e riavviati a nuova vita, la migliore, quella dell’arte, va in scena DENTRO LA TEMPESTA, testo autobiografico di Salvatore Striano, ispirato al suo libro “La tempesta di Sasà” (Edizioni Chiarelettere).

Salvatore, detto Sasà, dopo un periodo di latitanza e di detenzione in Spagna, viene estradato e rimpatriato. Una volta entrato nella nuova casa di reclusione fa amicizia con il suo vicino di cella Carmine Paternoster. Scoprono da subito di avere in comune le origini napoletane e in parte anche i reati per i quali sono detenuti: associazione a delinquere, droga, detenzione di armi, furti. Fra i due comincia a nascere una sincera amicizia che si fortificherà nella comune sorte come detenuti. Colpevoli di reati minori, affrontano i giorni in prigione sostenendosi a vicenda, aiutandosi come succede all’interno di queste micro realtà nascoste agli occhi del mondo. Attraversando lutti e tristezze, superati grazie alla loro amicizia e ad una forte lealtà, scontrandosi con il sistema giudiziario e con la sua lenta burocrazia, i due uomini si legano in un destino che li accomuna e che li allontana dalla speranza. È lo stesso Striano che mormora malinconicamente e arrendevolmente la frase “In carcere si sa quando si entra, ma non si sa quando si esce”.

Assistiamo all’evoluzione dei due fra momenti di fiducia e altri di scoramento durante le giornate del carcere, con le sue ore d’aria e le sue regole interne. Nelle loro celle singole, strette e anguste, Sasà e Carmine trasportano lo spettatore in questo mondo di uomini privati dal calore e dagli affetti che trascinano le esistenze afferrandosi a tutto pur di non perdersi.

Personaggio chiave è la Direttrice della prigione (Beatrice Fazi) dura e severa professionista che si attiene ai rigidi protocolli carcerari. Mentre Carmine ne è adorabilmente attratto al punto che la donna è protagonista dei suoi sogni erotici e di teneri batticuori, Sasà la guarda con il sospetto di chi conosce le ferree dinamiche di chi controlla e dirige una prigione. Le cose per i due cambiano quando la cultura entra nelle loro esistenze di prigionieri attraverso la carta dei libri, la magia del teatro e di un giardino nel cortile del penitenziario. Tutto questo avviene grazie alla Direttrice, che comincia a credere davvero nel recupero dei detenuti e a dare loro la possibilità di dimostrare che chiunque può riscattare gli errori commessi.

La regia di Salvatore Striano è incantevolmente particolare. Non nasce da dettami puramente canonici, ma da un profondo sentimento che pervade tutta la messa in scena che si nutre di genuino amore e rispetto per il teatro che il regista dimostra in ogni sua scelta stilistica. Tutti gli spazi sono claustrofobici, stretti, contratti, eppure i due attori si muovono al loro interno come agili ballerini. Ammirevole la scelta dei suoni di sottofondo: tutti seguiti da una tetra eco. Rumori di passi in corridoi disabitati. Chiavi che girano nelle serrature. Porte che sbattono. Urla di prigionieri durante una rissa. Voci di secondini e guardie che echeggiano, amplificando il senso di vuoto degli ambienti carcerari. Quelle stesse voci senza volto, fuori scena, che al grido di “Aria! Passeggio!” scandiscono le giornate degli uomini dietro le sbarre. Tutto è smarrimento e alienazione sull’orlo della follia. La fedele amicizia tiene i due attori stretti in un simbolico abbraccio, l’unico appiglio di umanità nel quale non perdersi e non restare soli. Appiglio al quale anche lo spettatore si aggrappa.
Queste emozioni sono incastonate nelle splendide scenografie di Alessandro Chiti che ha ricreato gli spazi con il suo immancabile gusto e la sua consolidata esperienza nel campo. Le due celle singole, arredate con un mobilio scarno ed essenziale, riassumono la freddezza e la crudeltà della prigionia. I lettini, i piccoli armadi, i lavandini e i wc sono spietati elementi che non hanno la funzione di decoro, ma di utilizzo. Ingombrano nonostante le minute dimensioni gli spazi vitali dei personaggi, soffocando le loro esistenze nell’angustia. Le sbarre in acciaio, realistiche, condannano i carcerati unicamente con la loro presenza. Le fredde luci al neon della sala dove la Direttrice incontra i due personaggi incorniciano gli scontri tra detenuti e amministrazione, evidenziando gli stati d’animo degli interpreti avvolti da una illuminazione che cade dall’alto, giocando con le ombre. Anche lo sfondo ha delle luminosità che alternano il ritmo fra notte (viola) e giorno (giallo).

Assistiamo alla suggestiva prova di Striano-attore che ha un enorme amore per il palcoscenico e lo dimostra con una recitazione autentica e singolare, spoglia da eccessi e da fronzoli, diretta. Si muove con naturalezza, incarnando se stesso nel suo alter ego teatrale con prodigiosa abilità, accattivandosi il consenso del pubblico con le sue innate doti comiche e lo commuove con tutto il suo pathos partenopeo. Carmine Paternoster è un artista che scopre le carte del proprio talento come un abile prestigiatore. La sua voce dalla possente emissione penetra nell’anima con il suo candore. Fa vibrare le battute con assoluto controllo e affascina con la sua recitazione ammiccante. Beatrice Fazi, nella impegnativa posizione di donna a capo di un carcere, svela a poco a poco il carattere della Direttrice che mette in discussione il sistema di grazia e giustizia e che spingerà i suoi detenuti a migliorare la loro condizione avvicinandoli alla sua stessa passione per il teatro. Pura e compita, riesce nell’intento di trasmettere una donna tutta di un pezzo, pronta a cambiare le sue idee e a sfidare il mondo che la circonda.

Striano porta in scena una delle parti sicuramente più drammatiche della sua esistenza. La espone, la spoglia, la mette sotto gli occhi degli spettatori senza paura del giudizio. Sasà è un artista nato dalle ceneri di una vita difficile, come da lui stesso ammesso, nei Quartieri Spagnoli di Napoli, dove ha cominciato a delinquere da bambino. E lo fa con un raro orgoglio perché la voglia di raccontare la sua salvezza e quella di Carmine sono proprio lì, nell’appassionata recitazione che regalano al pubblico. Salvezza che avviene dentro al carcere al mirabile suono del fruscio delle pagine di un libro. Non è la religione a smuovere le loro coscienze, non la morte di un congiunto, ma il sostegno della Direttrice che li fa incontrare con la cultura. Mentre “la carta della Bibbia la uso per farci le canne perché è sottile” – dice Sasà – le pagine di Samuel Beckett e di Dante Alighieri sedurranno i due protagonisti. Così in scena come è stato nella realtà, grazie alle letture, scopriranno un mondo a loro ignoto, altre vie dove condurre le loro esistenze, altri modi per riscattarsi dai loro passati errori e costruire un nuovo futuro.

Info

DENTRO LA TEMPESTA

Off/Off Theatre

Dal 20 al 29 ottobre 2017

Scritto e diretto da Salvatore Striano

Interpreti: Salvatore Striano, Carmine Paternoster, Beatrice Fazi

Scene: Alessandro Chiti

Aiuto regia: Marta Paci

Disegno luci: Giuseppe Filipponio

Sound design: Umberto Fiore

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