DALL'ALTO DI UNA FREDDA TORRE@Teatro dell'Orologio: chi buttiamo giù?

Dopo “L’ORA ACCANTO” (vedi la nostra recensione), ecco il secondo spettacolo della Trilogia di mezzanotte, scritto da Filippo Gili e diretto da Francesco Frangipane, “DALL’ALTO DI UNA FREDDA TORRE”, che propone l’antico tema: costretto, chi butti giù dalla torre?

L'ultimo atto della Trilogia, PRIMA DI ANDAR VIA, va in scena dal 23 al 28 febbraio 2016.

Si incominciava giovanissimi a fare questo gioco della scelta macabra, che entusiasmava molti, non si capisce bene perché.
L’allestimento è come il primo della trilogia, la platea è divisa su due fronti e in mezzo la scena, gli attori seduti intorno a un tavolo stanno mangiando e conversando, e la situazione è così intima che quasi sembra di invadere un tranquillo desco familiare. Sono un padre e una madre sui 65 anni, e due figli, un maschio e una femmina, tra i 30 e i 40 anni, e l’idea della serenità svanisce a poco poco: non si sa come la figlia incomincia, in una sorta di gioco delirante, a chiedere ai genitori chi tra lei e il fratello lascerebbero morire e chi vivere, se fossero costretti a scegliere sotto minaccia. Questo crea un insieme di turbamenti increduli, qualcuno scherza, e qualcun altro si irrita; è solo il preludio di una tragedia imminente.
In un cambio di luci appare, come per magia, un tavolo e dietro un uomo e una donna, due medici, che in un frasario tecnico e complicato avvertono i figli che entrambi i genitori hanno una malattia rarissima ma non grave, che sottoposti a un trapianto possono guarire, e sono proprio loro, i figli, che possono salvargli la vita. Ma il destino si sa è cinico e baro, e il maschio non è compatibile, così possono salvare un solo genitore, buttando i due nel baratro.
La differenza tra i due fratelli è sottolineata a dovere, lei passionale, arrabbiata, con una dialettica fuori dai denti vuole spaccare il mondo, non capisce e non si sente capita da nessuno, lui è introverso, ha dubbi e incubi che lo rendono prigioniero, insieme sviscerano l’amore per i genitori, il livore per la vita e la paura della morte.
Ben interpretato e diretto, fotografa il nostro senso di onnipotenza che si infrange con l’impotenza reale più bieca, e con l’impossibilità di sostituirsi al fato, al destino, a Dio per chi ci crede.

Info:
DALL'ALTO DI UNA FREDDA TORRE
di Filippo Gili
con Massimiliano Benvenuto, Ermanno De Biagi, Michela Martini, Aglaia Mora, Matteo Quinzi, Vanessa Scalera
regia Francesco Frangipane 
musiche originali Jonis Bascir 
scene Francesco Ghisu 
luci Giuseppe Filipponio 
costumi Sabrina Beretta
un progetto Uffici Teatrali
una produzione Progetto Goldstein
in collaborazione con Argot Studio

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