CONTEMPORANEA FESTIVAL @ Teatro Metastasio. Prato legge la complessità  del presente col linguaggio delle arti contemporanee

Anticipa la densa e interessante stagione del Teatro Metastasio il Festival Contemporanea 18 giunto alla XVI edizione, Vivere al Tempo del Crollo, a confermare la città di Prato nel panorama internazionale del contemporaeo.

Reportage a cura di Leonardo Favilli, Sandra Balsimelli, Michele D’Ambrosio, Alice Capozza

Contemporanea Festival 18

Una lettura del presente che non cede alla semplificazione degli slogan e delle parole d’ordine, Contemporanea propone non solo una rassegna di spettacoli e performance di artisti nazionali e internazionali, spesso presenti in Toscana e in Italia solo in questa occasione, ma anche momenti di confronto e riflessione sul significato di festival come questo, sull’opportunità di creare una rete di soggetti dedicati all’arte in modi e luoghi diversi, seminari di formazione di artisti affermati, Roberto Latini e il giapponese Hiroaki Umeda, per nuove leve nel panorama culturale. Il Teatro Metastasio porta un’alta qualità, capace di intercettare le trasformazioni in atto, linguaggi nuovi, l’unione di tecniche e arti dalla danza al video, come in CANAPA della Compagnia TPO, dalla coreografia alla drammaturgia frammentata, come per i francesi in FAITS ET GESTES, alla citazione dei classici per raccontare il contemporaneo, in SIN ITACA sui senza patria del Messico, o la riproposizione di spettacoli come OTTO dei nostrani KINKALERI, vincitore del premio Ubu quindici anni fa.

Il crollo, la decadenza, il vuoto nella caduta al centro della riflessione di Contemporanea, rappresentata con immediatezza iconografica nel manifesto dal fondo nero, in cui sprofondiamo senza rete nella finestra aperta sul mondo. In questa perdita di riferimenti ed appigli che la realtà della crisi in tutti i campi rende sempre più angosciante, le arti sono una risposta possibile per riflettere e comprendere il ruolo dell’umano. Gli artisti sono una chiave di accesso al reale soprattutto nella condivisione con il pubblico dei processi creativi, delle idee, pensieri, visioni, utopie e immaginazioni.

SÍN ITACA @ Teatro Metastasio

Come Ulisse è stato strappato dalla sua Itaca per combattere una guerra non sua, così ancora oggi migliaia e migliaia di donne e uomini sono costretti a vivere vite che appartengono solo a coloro che le sfruttano. In queste poche parole può essere riassunto il messaggio di SIN ITACA, la performance della compagnia messicana Pendiente Teatro che porta in scena il dramma di persone che per il loro status non esistono per la repubblica messicana. Perché se la nascita attesta la propria esistenza come essere umano, è un certificato che attesta invece la propria esistenza come cittadino, come uomo che ha diritto di partecipare alla vita di uno stato civile moderno. E se questo certificato manca, si resta solamente fantasmi senza diritti ma con un cuore, una testa e delle braccia pronte ad essere sfruttate dalla criminalità, costituzionalmente legittimata ad eliminarli se scomodi perché inesistenti. Ecco pertanto che desaparecidos, desplacidos ed apolidi acquisiscono una voce e possono gridare il loro dramma che li trasforma in pedine pronte ad essere manovrate così come vengono manovrati le statuine e i pop-up cartonati sui tavoli che sono stati disposti sul palco dove gli stessi spettatori si muovono rimbalzando da una storia all’altra, ripetuta ognuna più volte ma sempre con toni e movimentazioni diverse. Si passa perciò dalla marcia dei parenti dei desaparecidos alla storia degli abitanti di un cosiddetto “punto attivo” ovvero un luogo in cui non c’è autorità contro i narcotrafficanti. La scenografia, molto scarna, si compone quindi di una serie di pile di documenti sullo sfondo, di un maxi schermo con la traduzione del testo, recitato tutto in spagnolo, e di una sedia da arbitro di pallavolo posta sopra la riproduzione di un’impronta digitale. Apprezzabili le interpretazioni degli attori sulla scena, ognuno con caratteri diversi e funzionali alla rappresentazione. Lo spettacolo è un omaggio a Karen Mercado, fondatrice di Be Foundation e sostenitrice della promulgazione della legge che obbliga il governo messicano a rilasciare gratuitamente a tutti i neonati il certificato di nascita che garantisce loro lo status di cittadini liberi. E’ grazie alla sua determinazione che le statuine, come tanti soldatini, sono passati da essere tutti indistinguibilmente bianchi ad essere inconfondibilmente colorati. E mentre, uscendo dal teatro, cade lo sguardo sul fac-simile di un certificato di nascita messicano messo a disposizione di tutti gli spettatori, viene da pensare che se la condizione basilare per la convivenza civile in uno Stato moderno è il riconoscimento da parte di quest’ultimo, la cancellazione dei diritti non serve altro che a far prosperare la criminalità e a ridurci a delle misere e insignificanti pedine bianche da poter ammassare e spostare laddove serve senza ritegno. Se la storia messicana sembra tanto lontana, gli sviluppi del pensiero e le azioni di governo degli ultimi tempi dovrebbero invece insegnare molto anche qui in Europa affinché il futuro da promessa non si trasformi in una minaccia.

CANAPA @ Teatro Fabbrichino

La Compagnia TPO della Trilogia botanica per Ex Fabrica ripropone per Contemporanea uno dei capitoli del trittico CANAPA, un’azione scenica di commistione tra tecnica digitale e danza, dedicato alla relazione tra l’uomo e la pianta di cannabis, da resistente strumento per l’artigianato nell’antichità a stupefacente accentuatore percettivo, che trasforma il mondo visivo, la musica e le arti, fino a risorsa universale. “Noi siamo rivoluzionari della canapa” inizia con una voce fuori campo la narrazione di TPO, con un fascio dal basso di luce illumina la parete con scritte che diventano sempre più ossessive e ripetitive, insieme alla musica originale di Spartaco Cortesi fatta di suoni e ritmi puntuali, acuti e stridenti: si mescolano e confondono le parole con i suoni e i corpi con le luci.

Due danzatrici nel buio, scurite dal trucco sulla pelle, per diventare schermo nero, interruzione plastica che accoglie una realtà in continuo movimento, che dissolve i confini rigidi tra le cose, corpi su cui le parole si riflettono in un gioco di specchi onirico e psichedelico. I corpi delle ballerine riflettono le immagini, interagiscono con le proiezioni multimediali, trasformando il movimento in una danza di luci, parole liquide, bagliori, dissolvenze. Di materiale resta la canapa a terra, unico legame col mondo materico e materiale, tessuto, erba, portale psicotropo su confini ampliati della coscienza, ironico viatico al viaggio dell’uomo attraverso la materia per ritrovarsi in pensiero, parola, energia in movimento, vibrazione. Si guarda tutto d’un fiato, CANAPA, una performance senza poterla capire se non con il lato intuitivo di sé. “La canapa potrebbe essere e sarà il più grande motore economico mai visto nella storia dell’umanità”.

FAITS ET GESTES @ Teatro Fabbricone

Ci spostiamo di pochi metri per raggiungere il più grande Teatro Fabbricone dove va in scena la compagnia francese di danza contemporanea Noé Soulier con FAITS E GESTES, fatti e gesti, azioni e movimenti, di quattro ballerini performer, di cui abbiamo apprezzato la tecnica, la precisione del gesto nelle sequebze coreografiche astratte. Noé Soulier ci offre una danza che diventa insieme di gesti, uno studio meticoloso delle sincronie tra esseri umani in movimento, giochi di scambi, azioni e reazioni, connessione perenne tra ciò che è corpo, nell’ ingranaggio definito di ogni suo componente, e la sua estensione fuori dal corpo, nel gesto invisibile che diventa traiettoria, ponte tra l’io il mondo e gli altri. Lunghe sessioni di movimento in silenzio, accompagnate dai respiri e dal fiato dei ballerini, ritmico, quasi musicale; altri tratti della performance segnate dalla musica barocca francese, leggera ed elegante, dall’inconfondibile tintinnio delle corde di clavicembalo pizzicate. Interessante, tecnicamente perfetto ed elegante, tuttavia un po’ ripetitivo perché difficile da cogliere un senso più sottile, capace di superare la curiosità per addetti ai lavori di un esercizio di stile, di uno studio analitico del movimento.

NETTLES@ Teatro Magnolfi

Al Teatro Magnolfi abbiamo assistito a NETTLES, presentato in prima nazionale a maggio di quest’anno alla Triennale di Milano, della compagnia italo-svizzera Trickster-p, vincitrice del Premio elvetico del Teatro per l’insaziabile curiosità e esigenza assoluta di perfezionismo nella loro estetica. Il progetto di ricerca artistica di Trickster-p in NETTLES è un non-spettacolo, originale forma di fare teatro, dove non ci sono palcoscenici, né attori e neanche pubblico. Il partecipante munito di cuffie, davvero molto isolanti, e di un apparecchio da cui esce una voce narrante, si trova in una serie di stanze di diverse grandezze e con mobilia e gingilli, in completa solitudine e al buio, solo una luce ci invita a passare da uno spazio all’altro. In piedi o seduto, immobiei oppure in movimento, osserva la vita di qualcun altro, passando attraverso i momenti dell’infanzia e l’evolversi del rapporto col padre fino alla sua morte. Lo spettatore si immerge nello spazio fisico elaborato per l’installazione, vive questi momenti tramite l’ausilio di voci, suoni, rumori e silenzi. Si tratta di un viaggio in un’esperienza altrui che è comune a tutti noi: l’infanzia, la vita e la morte.  Il viaggio nella installazione è solitaria e lascia allo stesso spettatore l’immaginazione e la stessa rielaborazione della narrazione, al centro non è più il performer che mostra le proprie capacità, ma lo stesso spettatore partecipante, che si muove guidato nello spazio scenico e lo occupa, relazionandosi soltanto con se stesso, sensazione amplificata sia dalla tecnica delle cuffie isolanti, sia dal buio o semibuio della scena. In una realtà attuale sempre più social media dipendente, dove anche gli aspetti più privati della propria vita sono continuamente pane collettivo della socialità, dove la condivisione diviene spesso obbligo e condizione di esistenza, la riflessione solitaria e intima di NETTLES risulta particolarmente densa di significato ed interessante, oltre che in alcuni momenti commovente.

OTTO @ Centro per l’atre contemporanea Luigi Pecci

Al Centro Pecci è andato in scena OTTO del collettivo creativo Kinkaleri, la compagnia di teatrodanza fiorentina animata dai suoi creatori-attori-danzatori Matteo Bambi, Massimo Conti, Marco Mazzoni, Gina Monaco, Luca Camilletti, Cristina Rizzo, che con questo spettacolo, ancora in forma di work in progress nel 2003 hanno conquistato un premio UBU. Un pubblico non convenzionale, fuori dagli stereotipi dei soliti teatri, siede per terra e sui pochi cuscini imbottiti che ci sono. Dall’inizio siamo parte di un grande spazio asettico con due soli colori predominanti, bianco e nero. Ad accoglierci solo tende bianche, una  moquette nera, una scarpa da uomo scura e tanti silenzi. Proprio come nel numero OTTO, 8, fatto di cerchi combacianti a circuito perenne o simbolo di infinito, c’è una ripetizione di azioni che portano sempre e inesorabilmente alla caduta: può essere nell’ascoltare musica con le cuffie e seguire il suo ritmo con una leggiadria che sembra non conoscere forza di gravità, o nel tracciare due diagonali con dello scotch. La caduta nel vuoto è una invincibile forza attrattiva come una gravità concentrica che può solo ricapitolare nel solito buco, come se fosse paradossalmente l’unico posto possibile in cui vivere. Tutto lo spettacolo è permeato da una incomunicabilità permanente tra gli attori, concentrandosi sui silenzi, i suoni, i rumori e i respiri e le proprie azioni, che sono le stesse di tutti i giorni,di ognuno di noi come ad esempio mangiare biscotti e cercare di trovare l’ultimo nel pacco ormai quasi vuoto. Nel non-sense di gusto beckettiano, le uniche parole che risuonano sono quelle della poesia Il sabato del villaggio di Leopardi quasi a voler incuriosire o prendere in giro lo spettatore. Gli occhi si perdono per i così tanti elementi che man mano appaiono sul palco, dando una sensazione di disordine. Si ha come l’impressione che nessuna azione sia davvero portata a compimento, se non quella della caduta, che è la vera protagonista dello spettacolo, in cui gli attori diventano parte del pavimento e del caos. E’ uno spettacolo sicuramente molto particolare, che per certi versi ricorda Cafè Muller e per altri la saga di Saw l’Enigmista, perchè rimanda lo spettatore ad una sensazione di ansia perenne. Kinkalieri svuotano di senso anche quel grande contenitore che è ormai il teatrodanza collocandosi in uno spazio delle arti non definibile. Ed è forse davvero questo l’unico senso che si può trovare in questo non-sense all’infinito (di 8 capovolto). Non si può far altro che accettare questa condizione e non opporsi alla forza di gravità.

CONTEMPORANEA FESTIVAL 18 Vivere al Tempo del Crollo

Teatro Metastasio, Teatro Fabbrichino, Teatro Fabbricone, Teatro Magnolfi, Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, Prato
24/30 settembre 2018

SIN ITACA | Pendiente Teatro (MEX)

concept Eduardo Bernal, Tania Barrientos e Jair Méndez | creazione Pendiente Teatro e Eduardo Bernal | testi Eduardo Bernal e Tania Barrientos | cast Tania Barrientos, Adriana Palmero e Uriel Ledesma | produzione Jair Méndez | distribuzione internazionale Indigo Producciones SRL

CANAPA | Compagnia TPO (ITA)

direzione artistica Davide Venturini, Compagnia TPO | coreografia e danzaValentina Consoli, Bela Dobiášová | effetti visivi Rossano Monti, Elsa Mersi | musiche originali Spartaco Cortesi | scene Laura VdB Facchini | produzioneTeatro Metastasio di Prato in collaborazione con Assessorato alla Cultura – PratoEstate 18

FAITS ET GESTES | Noé Soulier (F)

coreografie Noé Soulier | con Anna Massoni, Norbert Pape, Nans Pierson et Noé Soulier | luci Léonard Clarys | musica Johann Jakob Froberger, Johann Sebastian Bach | produzione, promozione e amministrazione Anne-Lise Gobin, Pierre Reis – Alma Office | produzione ND Productions (Paris) coproduzione Le CN D, Centro Nazionale di Danza – Pantin; Festival d’Autunno a Parigi; CDC – Tolosa / Midi-Pyrénées; PACT Zollverein – Essen; Tanzquartier Wien

NETTLES | Trickster-p (CH)

concetto e realizzazione Cristina Galbiati & Ilija Luginbühl | drammaturgia Simona Gonella | collaborazione artistica Yves Regenass, Mamoru Iriguchi | spazio sonoro Zeno Gabaglio | editing e mixing Lara Persia – Lemura Recording Studio | realizzazione spazi F.M. Scenografie srl (Buccinasco) | consulenza informatica IT consultancy Roberto Mucchiut | produzione Trickster-p, LuganoInScena In co-produzione con Teatro Sociale Bellinzona, Theater Chur, ROXY Birsfelden, TAK Theater Liechtenstein, FOG Triennale Milano Performing Arts

OTTO | Kinkaleri (ITA)

progetto e realizzazione Kinkaleri / Matteo Bambi, Luca Camilletti, Massimo Conti, Marco Mazzoni, Gina Monaco, Cristina Rizzo | produzione Kinkaleri | in collaborazione con Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci, Prato ContemporaneaFestival 18, spazio K Kinkaleri | con il sostegno di Regione Toscana, Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Dipartimento dello spettacolo

canapa official demo from Compagnia TPO on Vimeo.

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