Festeggia la sua XX edizione CONTEMPORANEA FESTIVAL 2022, la rassegna di drammaturgia contemporanea organizzata dal Teatro Metastasio di Prato (16-25 settembre) che coinvolge vari spazi della città, spesso non adibiti ad attività prettamente teatrale. Uno sguardo che negli ultimi anni spazia anche sulla danza e le arti performative in genere coinvolgendo artisti provenienti da varie parti del mondo. Un appuntamento che come ogni anno Gufetto ha seguito con grande interesse, pronti come sempre a stupirsi e a meravigliarsi. Ecco gli spettacoli sui quali abbiamo focalizzato la nostra attenzione in questo primo reportage: SELFIE CONCERT di Ivo Dimchev (Bulgaria), IO NON MUOIO PIÙ di Fernando Rubio (Argentina), LILITH di Rita Frongia (Italia), STIL NOVO di Daniele Bartolini (Italia/Canada), THE DANCING PUBLIC di Mette Ingvartsen (Danimarca) – reportage a cura di Leonardo Favilli. Leggi anche il secondo reportage di Sandra Balsimelli e Alice Capozza.
SELFIE CONCERT @SpazioK: ribaltamento interattivo della prospettiva

Nell’ambiente spoglio e potenzialmente multiforme di SpazioK il musicista bulgaro Ivo Dimchev ha proposto la sua performance fatta di interazione continua con gli spettatori, pianeti orbitanti intorno all’artista. Non è però la classica passione per lui ad attirarli ma la conditio sine qua non del concerto: musica e voce sapranno intrattenere a patto che il pubblico sia disposto a scattarsi e registrare selfie durante l’esibizione, condividendo possibilmente sui social network. In un’ottica completamente ribaltata, lo spettatore è costretto a guardare se stesso per apprezzare l’opera del musicista la cui musica sembra alimentare il movimento ritmato e cadenzato dei presenti, costretti ad una socialità multimediale pur di veder proseguire il concerto. Si innesca così un sistema auto-portante che si spinge all’auto-referenzialità, della quale il selfie diventa paradigma reale. Come sempre il pubblico inizialmente intimorito ha poi saputo rispondere con entusiasmo alla “chiamata agli smartphone” in un susseguirsi di interruzioni, piccole gag e musica della quale, francamente, pochi si sono in definitiva interessati. Un paradosso per un concerto nel quale le note non hanno alimentato le orecchie degli astanti ma, piuttosto, scandito le movenze dei corpi, ognuno quasi inconsapevole del contesto e concentrato solamente su se stesso. Una condizione alla quale siamo sempre più amaramente abituati e che questo esperimento antropologico ha ulteriormente evidenziato.
IO NON MUOIO PIU’ @Piazza S. Maria delle Carceri: violenza senza spazio e senza tempo

Di esperimento antropologico e sociale si può parlare anche per IO NON MUOIO PIÙ, il progetto dell’argentino Fernando Rubio. Le testimonianze, raccolte in forma anonima a partire dalla primavera scorsa grazie ad alcune apposite cassette disposte in vari punti della città, sono confluite in una drammaturgia che, con un lavoro di doppia traduzione, ha preso vita nello spazio aperto di Piazza Santa Maria delle Carceri. Un cubo di legno e vetro diventa luogo senza spazio e senza tempo – pavimento ricoperto di terra e al massimo una sedia – in cui le violenze si perpetrano, simulate di fronte ai nostri occhi, mentre quelle vittime ritrovano la loro voce nelle parole degli attori (Filippo Baglioni, Maria Caterina Frani, Claudia Gambino, Ciro Masella, Chiara Stampone) che, microfono stante di fronte a loro, scandiscono storie di sudditanza psicologica, scontri fisici e femminicidi. Nell’incredulità dei presenti, la cui partecipazione testimonia comunque una certa sensibilità sulla questione femminile, si proiettano i nomi delle vittime e si distribuiscono convulsamente tante paia di scarpe, rigorosamente e casualmente spaiate in una diversità che di fronte alla disumanità si dissolve riempiendo le lacrime di molti e molte davanti a quel maledetto cubo. Grazie alla collaborazione del Centro antiviolenza La Nara e il supporto di altre realtà sociali e culturali della città, Rubio e gli attori in scena hanno emozionato il pubblico con una drammaturgia tanto semplice quanto, appunto, drammaticamente reale.
STIL NOVO @Manifatture Digitali Cinema e Palazzo Pretorio: cercasi un nuovo paradigma comunicativo

Più onirica ed interattiva l’esperienza per spettatore solo che ci ha regalato l’italo-canadese Daniele Bartolini con il suo STIL NOVO. In un solitario percorso itinerante cha ha avuto inizio presso le Manifatture Digitali Cinema per concludersi nelle stanze silenziose e suggestive del Museo di Palazzo Pretorio, lo spettatore/attore ha avuto il privilegio di esplorarsi attraverso le esperienze e lo scambio con gli artisti al motto di “Rivoluzione”. Partendo dal sacrificio della parola, “vittima” ma anche fautrice dei cambiamenti, ognuno è qui stimolato a rompere un equilibrio, a disfare una trama come una moderna Penelope, per riprogettarne un’altra. I silenzi del trasferimento tra i rumori della città, i suoni ancestrali del popolo Inuit davanti ai capolavori di Filippo Lippi, tra santi e Madonne silenziosi spettatori, la testimonianza dolorosa di una donna giamaicana che ha assistito alla morte della madre mentre la Madre con il figlio di Lipchitz si specchia nella Venere Maria di Pistoletto: ogni ingrediente contribuisce alla costruzione di una dimensione in cui il disorientamento è fondamento, è nuova consapevolezza, è motore della rivoluzione. Come lo Stil Novo della scuola toscana gettò le basi per un nuovo paradigma comunicativo, così oggi noi siamo chiamati a ricrearne uno che ci consenta di condividere e comunicare nell’era delle piazze social. Così anche solamente il dialogo con una ragazza panamense tra le opere seicentesche del museo diventa teatro d’improvvisazione in cui tentare di sperimentare il linguaggio, ancora immersi nell’onirismo dell’esperienza presente. Dopo essersi ascoltati ed aver ascoltato, spetta alle porte di un ascensore riportarci improvvisamente alla realtà quando l’immagine di una donna segnata dalla vita, le cui rughe comunicano più di mille parole, viene rotta in una cesura che ci lascia storditi e carichi di nuova consapevolezza e responsabilità.
LILITH @Teatro Magnolfi: quando essere cattivi diverte e ci diverte

Indisponente, irriverente, surreale, maliziosa: tutti questi aggettivi e molti altri si addicono bene a LILITH, il personaggio scaturito dalla penna di Rita Frongia ed ispirato all’omonima figura mitologica. Il difficile compito di interpretarla è stato affidato ad una meticolosa ed efficace Angela Antonini. Emersa da un cielo di stelle verdi, come un fluido energetico che assume una massa ed una forma sotto il palco, di fronte agli spettatori, questa aliena proveniente da un altro pianeta dove si parla un’altra lingua ha giocato con il suo corpo e con le luci circolari a neon di vari colori che circondavano lo sgabello dov’era seduta. La breve pièce articolata su più livelli e registri comunicativi – verbale, fisico, musicale, gestuale – ha dimostrato che i cattivi che si divertono con la loro libertà priva di convenienze, ancora sanno far ridere e sorridere. In qualche modo ognuno dei presenti vorrebbe essere LILITH anche solo per un po’ per avere il privilegio di giocare con il proprio corpo e la propria lingua come fa lei, in uno schema drammaturgico che appare sconclusionato, pur nascondendo un’attenzione spasmodica alla forma che si fa così sostanza. In questo nuovo esperimento che caratterizza ancora di più un festival di chiara impronta antropologica, lo spettatore è necessariamente spinto a rinunciare ai propri paradigmi comunicativi per tentare l’approccio con la diversità di un mondo e di un’umanità aliena che diverte perché si prende gioco di noi e della nostra incapacità. Fino a che non si spingerà oltre.
THE DANCING PUBLIC @Beste Hub: la danza può essere la risposta?

La chiusura del festival è stata affidata alla danese Mette Ingvartsen che ha proposto un nuovo esperimento antropologico interattivo in THE DANCING PUBLIC presso lo spazio del Beste Hub, manifattura tessile ancora attiva la cui ristrutturazione razionalista, rispettosa dell’architettura originale, le consente di aprirsi ad eventi culturali. Tre pedane di diverse altezze, neon capaci di cambiare colore e di diventare tronchi sui quali arrampicarsi ed una postazione fonica sono gli unici elementi della scenografia nella quale il corpo e la voce dell’artista/ballerina hanno sbalordito il pubblico. Al ritmo di una musica ininterrotta spaziante tra vari generi ma sempre ad alto volume e fortemente ritmata, in grado di costringere i presenti a muoversi, anche solo impercettibilmente, la Ingvartsen ha scatenato il suo potenziale fisico e psicologico accompagnando alla gestualità spesso convulsa la narrazione di una storia fatta di infanticidio, superstizione e psicologia. Come una Sibilla col corpo in preda ad una irrefrenabilità quasi isterica dalla quale emerge l’agognato vaticinio, l’artista ha calamitato l’attenzione dei presenti le cui reazioni di stupore, divertimento, incredulità e, talvolta, fastidio hanno contribuito alla drammaturgia. La danza è liberazione, la danza è disagio, la danza è richiesta d’aiuto da sempre, da quel lontano Medioevo ad Aachen evocato nella performance fino alla pandemia di oggi. Potente mezzo di comunicazione che non lascia mai indifferenti e che ribadisce l’universalità di un linguaggio che dall’antichità rinnova in questa performance il suo potere catartico.
PROSSIMAMENTE NEI NOSTRI REPORTAGE
Nei prossimi reportage di Gufetto ecco su quali spettacoli concentreremo la nostra attenzione:
CONFESSIONI DI SEI PERSONAGGI di Caroline Baglioni, Michelangelo Bellani
RATTENSPIEL di Teatro Elettrodomestico liberamente ispirato a Ratto – storie di ratti di Andrea Bendini
LA PLAZA concepito e ideato da El Conde de Torrefiel
CONTEMPORANEA FESTIVAL 2022 – primo reportage
SELFIE CONCERT
idea, testo, musica di Ivo Dimchev
realizzato da Ivo Dimchev e il pubblico
produzione Humarts Foundation (Sofia – BG)
coproduzione ImPulsTanz (Vienna – AT), mumok (Vienna – AT)
organizzazione e distribuzione Something Great (Berlin – DE)
Visto il 18 settembre 2022
IO NON MUOIO PIÙ
un progetto di Fernando Rubio
assistente alla regia, producer Cecilia Kuska
traduzione testo Montserrat Munoz Garcia
con Filippo Baglioni, Maria Caterina Frani, Claudia Gambino, Ciro Masella e Chiara Stampone
produzione Teatro Metastasio di Prato
in collaborazione con Centro Antiviolenza La Nara
con il supporto di CGIL, Arci, Centro salute donna, Biblioteca Lazzerini
Visto il 23 settembre 2022
LILITH
di Rita Frongia
con Angela Antonini
luci Antonella Colella
organizzazione Adriana Vignali e Frida De Vreese COMPAGNIA47 (ex Esecutivi per lo Spettacolo)
con la collaborazione di Teatro Metastasio di Prato / Contemporanea Festival
col contributo di Regione Toscana
grazie a Teatro Drama
Visto il 23 settembre 2022
STIL NOVO – cancellare, correggere, riemergere / erase, correct, reemerge
un’esperienza scritta e diretta da Daniele Bartolini
dramaturg Stefania Vitulli
sound design e co-creazione Matteo Ciardi
co-creata e agita da Charlotte Qamaniq e Cynthia Pitsiulak della band Silla, Ada Aguilar, Joyce Powell, Maddalena Vallecchi Williams e Daniele Bartolini
produttore esecutivo Marta Zannoner
assistente di produzione Marta Falugiani
coproduzione DLT e Teatro Metastasio di Prato
Visto il 23 settembre 2022
THE DANCING PUBLIC
concept e performance Mette Ingvartsen
disegno luci Minna Tiikkainen
scene Mette Ingvartsen & Minna Tiikkainen
arrangiamento musicale Mette Ingvartsen & Anne van de Star
costumi Jennifer Defays
drammaturgia Bojana Cvejić
direzione tecnica Hans Meijer
tecnico del suono Anne van de Star
organizzatrice di compagnia Ruth Collier
produzione e amministrazione Joey Ng
musica Affkt feat. Sutja Gutierrez, Scanner, Radio Boy, LCC, VII Circle, Kangding Ray, Paula Temple, Ron Morelli, Valanx, Anne van de Star
una produzione di Great Investment vzw
supportato da Fondation d’entreprise Hermès nell’ambito del New Settings Program, Bikubenfonden
co-produzione PACT Zollverein (Essen), Kaaitheater (Brussels), Festival d’Automne (Paris), Tanzquartier (Vienna), SPRING Performing Arts Festival (Utrecht), Kunstencentrum Vooruit (Ghent), Les Hivernalles (Avignon), Charleroi danse centre chorégraphique de Wallonie – Bruxelles, NEXT festival, Dansens Hus Oslo
con il supporto di Kunstencentrum Buda (Kortrijk)
fondato da The Flemish Authorities, The Danish Arts Council & The Flemish Community Commission (VGC)Visto il 25 settembre 2022