ENRICO CARUSO: LA VOCE E LA PASSIONE @ Villa Caruso Bellosguardo: le passioni della vita e della carriera del divo Caruso

Lo scorso 1 luglio si è concluso il primo ciclo di repliche dell’ultimo spettacolo della Compagnia delle Seggiole “Enrico Caruso: la voce e la passione”, che ha inaugurato una nuova serie di messe in scena presso la Villa Caruso Bellosguardo a Lastra a Signa (FI). Negli spazi dove circa un secolo fa hanno risuonato le note del celeberrimo tenore napoletano, la Compagnia ha narrato le vicissitudini di una vita fatta di successi, di denaro, di passione ma anche di grandi dolori nell’Italia e nel mondo a cavallo tra XIX e XX secolo. Una messa in scena fortemente voluta dall’amministrazione comunale per valorizzare il patrimonio artistico e culturale del territorio, perfettamente incarnato nelle mura della splendida villa che prende il nome dal suo ultimo, e più noto, proprietario.       

“Un giorno avrò anch’io la mia villa in Toscana”: Enrico Caruso l’aveva promesso al maestro Puccini durante una delle prove che lo vedevano impegnato ad intonare le celebri arie del compositore lucchese. E quella promessa l’aveva mantenuta: una splendida villa nella campagna toscana, a due passi proprio da Firenze, la patria del melodramma. Pertanto la Compagnia delle Seggiole, instancabile ricercatrice di angoli spettacolari e “naturalmente teatrali”, non poteva scegliere luogo migliore per mettere in scena le vicende della vita del tenore napoletano, giunto in Toscana proprio per cercare fortuna in quella che era sempre stata la sua grande passione: il belcanto. Furono le note della struggente romanza O sole mio a squarciare il silenzio giungendo all’orecchio di un Giacomo Puccini oramai stanco di voci maschili azzimate e talvolta querule. Quelle stesse note spalancarono ad Enrico Caruso le porte di una carriera pluriennale fatta di successi, di riconoscimenti, di amori e di dolori oramai paragonabili solo a quelli delle più celebrate rockstar d’oltreoceano.

Gli spettatori, accomodatisi sulla terrazza che si sviluppa sopra il lungo portico di collegamento tra le due ali della villa, sono calorosamente accolti dallo stesso Puccini, interpretato con sapienza e con una punta di spavalderia dall’immancabile Fabio Baronti, fulcro del gruppo in tandem con Sabrina Tinalli. Tanti gli appassionati della Compagnia che sono giunti nonostante la soleggiata domenica estiva e che non si stupiscono dell’impostazione dell’incipit, oramai segno distintivo di spettacoli come questo. Lo stupore sopraggiunge quando dal giardino sottostante il portico riecheggiano i suoni della romanza napoletana dalla voce del tenore Giorgio Casciarri, nei panni dello stesso Enrico Caruso. Questo rappresenta la chiave di svolta per la lunga serie di aneddoti, di racconti, di episodi che hanno contornato la vita del tenore: il rapporto con Puccini e con il maestro Toscanini; l’appassionata storia d’amore con la soprano Ada Giachetti, sua compagna di palcoscenico nella Bohème. E poi la sofferenza della sorella di lei, segretamente innamorata del cognato, e le fortunatissime tournee in giro per il mondo culminate con le esibizioni al Metropolitan di New York e in Argentina. Una scena dopo l’altra si snodano le vicissitudini che tradiscono la passione trascinante del tenore, capace di divorare, come in un vortice, tutte le persone che lo hanno frequentato e che lo hanno amato oppure odiato per il suo modo di essere sanguigno e spavaldo.

Dopo la prima scena sulla terrazza e una seconda più breve negli spazi interni del portico, in cui Luigi Ragucci interpreta al pianoforte il fratello del divo, l’intera esibizione si svolge sfruttando le quinte naturali delle arcate, suddivise da massicci pilastri, dove i coprotagonisti della vita di Caruso si alternano per regalare agli spettatori il loro punto di vista e comunicare le intense emozioni derivate dal loro rapporto con il divo. E il coinvolgimento è ancora più emozionante se, distraendo per un attimo lo sguardo dalla scena, si osserva la distesa di ombrellini bianchi provvidenzialmente forniti per ripararsi dal sole: a quel punto la trasposizione nell’Europa della Belle Epoque oppure sul ponte di prima classe di un transatlantico, che più volte avrà accompagnato il tenore in tournee oltreoceano, è totale e un brivido percorre la schiena.

Per la prima volta in un luogo monumentale, protagonista indiscussa dello spettacolo della Compagnia è però la Musica, quella scaturita dall’ugola del protagonista e di Ada Giachetti, interpretata da Sara Cervasio, entrambi accompagnati dal maestro Alessandro Manetti. Grazie a loro le note di Bohème, di Tosca, di Elisir d’amore e della tradizione napoletana tornano a risuonare su quelle colline che fino addirittura ad Artimino sono state accarezzate dalle voci dei proprietari della villa, così da amplificarne la naturale leggiadria. Nonostante qualche imperfezione di alcune esibizioni, dovuta soprattutto all’orario insolito per un cantante che non lascia spazio ad un riscaldamento ottimale delle corde vocali, sia nei brani eseguiti singolarmente sia nei duetti i due interpreti rendono onore agli originali. Particolarmente intense le due arie tratte da Tosca Vissi d’arte, vissi d’amore e E lucevan le stelle, eseguite in due momenti cardine della vita dell’artista: la separazione dalla moglie Ada Giachetti per sposare il suo nuovo amore, Dorothy Benjamin, negli Stati Uniti e, soprattutto, la morte per una malattia polmonare aggravatasi nel tempo e che colse implacabilmente il tenore proprio mentre si trovava nella sua città natale.

Ogni ingrediente dello spettacolo sembra essere dosato sapientemente e anche le interpretazioni attoriali di Fabio Baronti e Sabrina Tinalli non sono da meno. Entrambi hanno saputo incarnare lo spirito un po’ spavaldo di Puccini, il primo, e la coscienziosa remissività della sorella di Ada, la seconda. E a rendere il tutto ancora più realistico i costumi curati da Giancarlo Mancini che meritano ogni volta una menzione d’onore per il gusto e l’attenzione con cui sono confezionati; inevitabile pertanto una punta d’invidia dello spettatore per i protagonisti, nonostante la canicola estiva farebbe desiderare più volentieri un paio di bermuda.

Apprezzabili e sempre molto curati sia la regia sia i testi, di Sabrina Tinalli e Marcello Lazzerini. Sapiente il gioco di ingressi e di uscite che riproducono una sequenza di istantanee fatte di emozioni e di melodie che tolgono il fiato, come se fossimo proiettati in un cinematografo di cent’anni fa. Se l’intenzione della Compagnia era quella di esaltare la passione del divo, unico vero motore della sua vita e della sua carriera, spesso inscindibili, allora l’obiettivo è stato raggiunto e i continui applausi, accompagnati spesso da espliciti elogi agli interpreti, ne sono la testimonianza più diretta. Nemmeno la sedentarietà dello spettacolo, per cui pochi sono stati gli spostamenti all’interno della villa, a differenza di altre esibizioni della Compagnia, ha rovinato o deluso le aspettative. Ci permettiamo solo un unico appunto in chiusura: avremmo gradito qualche piccola nota in più sulla storia della villa prima dell’avvento di Caruso in modo da avere una panoramica più completa anche sull’ammirevole luogo che ci ha accolto da spettatori.

info:
ENRICO CARUSO: LA VOCE E LA PASSIONE
La compagnia delle Seggiole
Testo di Marcello Lazzerini e Sabrina Tinalli
Regia di Sabrina Tinalli
Costumi di Giancarlo Mancini
Personaggi e Interpreti
ENRICO CARUSO – Giorgio Casciarri (tenore)
GIACOMO PUCCINI – Fabio Baronti
GIOVANNI CARUSO – Luigi Ragucci (pianista)
ADA GIACHETTI – Sara Cervasio (soprano)
RINA GIACHETTI – Sabrina Tinalli
Al PianoforteAlessandro Manetti
Villa Caruso Bellosguardo, Lastra a Signa (Firenze)
1 luglio 2018
PRIMA NAZIONALE

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