COME CANI SENZA PADRONI @ Isola Teatro-Monte dei cocci: Archeologia industriale, Pasolini, Gramsci e la Purfina

Il 2 marzo alle ore 14.30, il collettivo “Isola Teatro” e l’associazione “Ottavo Colle” hanno guidato un piccolo gruppo di fortunati visitatori all’interno del parco archeologico “Monte dei cocci”, per una passeggiata performativa Pasoliniana, “COME CANI SENZA PADRONI”, in prossimità del compleanno del poeta friulano.

Da un piccolo cancello, gelosamente sorvegliato da un ligio custode, si accede ad un particolarissimo parco archeologico dell’antica Roma: Mons Testaceus, Monte Testaccio o Monte dei cocci. L’artificiale ottavo colle di Roma, è stato generato dall’affastellamento ripetuto di anfore olearie volontariamente rotte, giunte dalla Spagna nel Porto Fluviale tiberino. Una discarica ante litteram, dunque, i cui “rifiuti”, i cocci, venivano cosparsi di calce, per ragioni d’ordine e di igiene. La crisi dell’impero fece terminare i rapporti commerciali con la Spagna e questo impedì al monte di crescere in altezza. Inoltre, l’edificazione delle mura aureliane incluse Testaccio nel centro di Roma, dentro il cerchio che le mura stesse descrivevano. Per tale ragione la discarica venne chiusa, non più, ormai, periferica.

Con questo racconto l’espertissima guida, Irene Ranaldi, autrice del libro “Testaccio. Da quartiere operaio a Village della capitale” (Franco Angeli ed., 2012), introduce i camminatori al percorso performativo, fino alla cima del colle. Il collettivo “Isola Teatro”, per la settimana Perimetri/Partiture/Ri-scritture #SassoliniArgot, organizzata dal Teatro Argot, appunto, per questo particolare appuntamento pomeridiano al Monte dei cocci, ha collaborato con l’ass. culturale “Ottavo Colle”, fondata dalla stessa Irene Ranaldi. La voce del Pasolini de “Le ceneri di Gramsci”, Tony Allotta, con affannato poetare, e le note al clarinetto dell’eccellente e stravagante musicista Giorgia Frisardi, hanno tracciato il percorso, alternando dati storici, commovente poesia e musicalità leggere e tragiche insieme.

Arrivati in cima l’occhio si apre su un panorama urbano insolitamente guardato: stratificazioni industriali di varia data, la Roma operaia, il campo boario, il mattatoio, la saccheria Sonnino, la centrale Montemartini, la dogana, il gasometro: monumento industriale stupidamente occultato da mostri ecologici cresciutigli di recente nei pressi, “case luxury”, paradosso della storia, poste laddove era il ghetto di una classe socio-economica, quella operaia appunto, atte a coprirne i segni. Purfina, ex raffineria di petrolio, da un lato, il cimitero acattolico e le ceneri di Gramsci dall’altro, fanno del Monte dei cocci un punto d’osservazione ideali da cui guardare Pasolini, da cui Pasolini guardava. “Tra i due mondi la tregua in cui non siamo”.

Un vento leggero si alza tra i pellegrini, le voci dei due parlanti e le musiche dell’organetto, vanno e tornano, volando. Un’esperienza unica, perturbante: l’immaginazione sedotta dal racconto, l’orecchio dal verso e dalle melodie, l’occhio dal paesaggio sognato e visto, sovrapposto.

A pochi giorni dal compleanno del poeta “Isola Teatro” e l’associazione “Ottavo Colle” hanno regalato ai pochi presenti un’opportunità purtroppo rara. Rara per due ragioni diverse: il parco archeologico non è sempre aperto, vi si accede in occasioni straordinarie e sono richiesti permessi speciali. Inoltre è visitabile in gruppi composti al massimo da 30 persone. Quest’ultima motivazione non è legata alla conservazione/conformazione del sito in sé, piuttosto a dei limiti assicurativi. Zètema, (“Società partecipata al 100% da Roma Capitale, Zètema è l’azienda strumentale capitolina che opera nel settore Cultura”, si legge nel sito internet), è disposta ad offrire assicurazione solo a 30 visitatori alla volta.

Questa forte limitazione si aggiunge alle ulteriori restrizioni sopra elencate. L’accesso a questo bene culturale risulta essere dunque difficilissimo, e vista la sporadicità con cui viene aperto al selezionatissimo pubblico, il livello di cura/manutenzione risulta essere piuttosto basso: la vegetazione selvaggia, lasciata crescere libera, impedisce una chiara percezione visiva della stratificazione dei cocci di cui il monte è composto, raggiunto l’apice non ci sono chiari sentieri, l’erba cresce alta e nasconde buche e avvallamenti in cui è facile inciampare. Ovviamente e purtroppo questo non crea stupore, solo amarezza. E pensare che già gli antichi romani spargevano a calce per ragioni d’ordine e pulizia! Che vergogna, il progresso! Fortunatamente però esistono associazioni e persone come la dott.ssa, ricercatrice, Irene Ranaldi, combattente appassionata e instancabile, competente e consapevole, capace di sensibilizzare le coscienze e tutelare la sua storia, il suo territorio.

 

“(…) Ma io, con il cuore cosciente

 di chi soltanto nella storia ha vita,

potrò mai più con pura passione operare,

 se so che la nostra storia è finita?”

P.P.Pasolini – Le ceneri di Gramsci

 

Info

a cura di Tony Allotta, Irene Ranaldi e Giorgia Frisardi

guida storico archeologica Irene Ranaldi

voce poetante Tony Allotta

musica e canto Giorgia Frisardi

 

image_pdfSCARICA QUESTO ARTICOLO IN FORMATO PDF