Una rilettura brechtiana del “Come vi piace” di Shakespeare, dall'11 al 29 maggio al Teatro Arcobaleno.
Rappresentato in Egitto, in Corea del Nord, in Russia, questo spettacolo poteva iscriversi nella storia del teatro per la sua profonda riflessione sulla teatralità dei regimi totalitari. Mandato in scena nell'Italia del 2016 che vive molti problemi, ma non quello del pericolo della deriva totalitarista, un Shakespeare ambientato nella Germania dei primi anni Trenta lascia solo una domanda: perché tutta questa operazione?
Quella del drammaturgo inglese è una commedia con un sottile sfondo tragico, dove proprio questo sfondo dà maggiore vitalità ai personaggi, in grado di ricavarci lo spazio per manifestare la propria umanità e l'empatia anche nelle condizioni avverse. Nella messinscena di Ilaria Testoni l'ambientazione è la più tragica che la storia europea conosce, ma, una volta comandata la maniera espressionista agli attori, la vitalità dei personaggi, di conseguenza, scompare del tutto. Il comico perde qualsiasi senso e colore, e diventa particolarmente pesante, per non dire penoso, quando uno dei personaggi chiave, Rosalinda (Laura Garofoli), attua il travestimento per mettere in prova i sentimenti del suo amoroso. La scelta di fare l'attrice imitare l'accento tedesco diventa, oltre al grande insuccesso dal punto di vista della recitazione, anche un gran controsenso. Ma non ci trovavamo in Germania? Ma non si salutavano i personaggi con un (troppo affettato) “Heil Hitler!”? Ma non si sentivano sul sottofondo i discorsi di Hitler stesso?
I grandi esempi di sposalizio felice del modo comico con la problematica del nazismo esistono (ricordiamo Chaplin o Benigni, giusto per citarne due). Qui invece troviamo una certa capacità di trattare il tragico coniugata a una comicità popolana e molto insicura, dato il fatto che la parte comica più importante dell'intera azione è stata affidata all'elemento più debole e probabilmente più giovane della truppa (la sopra citata Rosalinda), mentre il suo partner scenico (Mauro Mandolini nel ruolo di Orlando) dimostra maturità e abilità nel rappresentare il sofferente protagonista, disoccupato e minacciato in quanto mezzosangue, e quindi l'esatto contrario di ogni possibile comicità. La miglior riuscita di questo spettacolo espressionista non a caso è la parte della Duchessa nazista, personaggio crudele e spettacolare, senza la minima pretesa all'umanità e alla simpatia, recitato con grande sicurezza e grande maestria (da Barbara Lo Gaglio).
La Duchessa non è l'unico elemento secondario che meriterebbe di essere posto in primo piano. Mentre la recitazione, specie quella dei protagonisti, lascia desiderare di meglio, sono impressionanti quasi tutti gli elementi a essa esterni: le scenografie (specialmente l'abile gioco dei piani con l'uso del telo trasparente), le luci, le sonorità sono a livelli d'eccellenza. È curioso e ben eseguito anche il contorno sonoro pre-spettacolo: entrando in sala, lo spettatore viene immerso nelle sonorità relative alla preparazione della rappresentazione, ivi compresi i colpi del martello e i sussurri dietro la cortina.
Nei primi momenti è veramente difficile capire se si tratta di un interessante artificio o il palco per davvero non è ancora del tutto pronto. Il sospetto viene anche guardandosi intorno, nella sala praticamente vuota e molto povera negli addobbi che, con le sue poltrone impolverate e scricchiolanti, le pareti tinte senza garbo e le fotografie in bianco-nero di bassa qualità di stampa come unico elemento decorativo, fanno pensare più alla parrocchia di periferia che a un teatro professionale. Una brillante trovata anche le luci sopra gli scalini in primissimo piano, le luci che a un certo punto illuminano il pubblico che si trova scoperto e (essendo poco numeroso) osservato dagli attori.
Lasciare lo spettatore nel dubbio, spaesato, incerto dei confini tra la realtà e il teatro fu, senza dubbio, l'intento del grande Inglese. Peccato che in questa rappresentazione è riuscito più ai tecnici di luce e di suono che non agli attori.
Tutto il mondo è palcoscenico e tutta la nostra vita è finzione, ma non ogni finzione è teatro. Questa volta il “teatro nel teatro” anziché proporre una riflessione sulla finzione dei comportamenti quotidiani e sulla materia artistica, si traduce in un teatro autoreferenziale, che non riesce a lasciare i confini del palcoscenico e non raggiunge nemmeno lo spettatore.
Info:
TEATRO ARCOBALENO
dal 11 AL 29 MAGGIO 2016
mercoledì, giovedì, venerdì, sabato ore 21.00, domenica ore 17.30
COME VI PIACE
da William Shakespeare
da un’idea di Ilaria Testoni
adattamento Glenda Ray
regia Ilaria Testoni
scene Bruno Vitale
costumi Cinzia Ungaro
colonna sonora Ferdinando Nicci
coreografie Ilaria Amaldi
luci Pietro Sperduti
con
Mauro Mandolini, Laura Garofoli, Ilaria Amaldi, Camillo Marcello Ciorciaro, Barbara Lo Gaglio, Roberto
Di Marco, Michela Giamboni, Paolo Benvenuto Vezzoso
in collaborazione con Associazione Le Perle di Novembre