Siamo tornati al delizioso Teatro delle Spiagge, luogo inaspettato di cultura sopra il centro commerciale, il teatro della perifieria Le Piagge che ci fa viaggiare oltre il rombo degli aereoplani che atterrano a Peretola.
Stavolta l’immaginazione teatrale ci porta nelle atmosfere dell’Italia del boom economico della fine degli anni cinquanta tra le fumose balere, i turni in fabbrica, le canzoni romantiche, la speranza per un futuro radioso dopo la guerra. Cinquanta! Epopea di un faticoso entusiamo, del Teatro dell’Elce in collaborazione con il Teatro Solare di Fiesole, regia di Marco Di Costanzo, riesce a dipingere in una serie di quadri senza parole, il bivio a cui si è trovato il nostro Paese, sospeso tra il sogno rappresentato dall’esaltante impresa del cosmonauta sulla Luna e gli scioperi carichi di ideali, tra i corteggiamenti sulle note di Fred Bruscaglione e la fatica dei turni incessanti nelle fabbriche.
Gli attori, impeccabili e precisi, Daniele Caini, Erik Haglund, Tatiana Muntoni, Lucia Sargenti, donano al pubblico un sorriso tenero per l’ingenuità dei protagonisti di quegli anni, come fossero bambini ancora carichi di sogni, che possono cantare con trasporto l’Internazionale, tenere sul comodino il ritratto di Lenin e vivere la fabbrica come un luogo di unità e speranza.
Lo spettacolo, che ha debuttato al Festival Frontiere in Metamorfosi a Cascina, nel 2008, ed è stato nella selezione Premio Scenario 2007, continua le sue repliche da quasi 10 anni, affascina lo spettatore con pochissimi elementi: la scena vuota è un quadrato nero, su cui si stagliano due sedie bianche, sul fondo arredano lo spazio gli oggetti e i vestiti che gli attori indossano a vista, entrando ed uscendo con grande disinvoltura nella successione delle scene, dettagliate dal programma di sala consegnato all’ingresso: fabbrica, strada, casa, decollo, atterraggio, sciopero, bar, scampagnata, Luna.
Ogni situazione è chiara e suggestiva, delineata con rigore dai corpi mutevoli degli attori, dai cambi di luce, dalla musica delicata, dai suoni evocativi di Andrea Pistolesi perfetti per ogni ambiente: così il ticchettio dell’oroglogio scandisce il tempo del lavoro in fabbrica delle donne sedute a impunturare teli di stoffa; il sax dolce e caldo avvolge i giochi infantili degli uomini che si trovano per strada all’uscita dal lavoro; una piccola luce fievole illumina il riposo rubato al cambio del turno con una sigaretta e l’Unità aperta di nascosto; la luce verde rivolta verso il pubblico crea il sogno dell’allunaggio.
Gli attori sembrano danzare, da quanto sono in sincronia e si muovono sulla scena con un’intesa perfetta: diventano loro stessi gli ingranaggi della fabbrica che produce senza soste; il fascino del cinemautografo è raccontato dalle reazioni in sala durante la proiezione, occasione di seduzione e gioco; l’amore è delineato con tenerezza nel ballo alla festa occhi negli occhi che allo schioccare delle dita della ragazza si trasforma in matrimonio, con velo e mazzolino di fiori, con la facilità e l’immediatezza delle favole delle principesse e dei principi.
Mette di buon umore questo spettacolo, lascia nel pubblico il cuore aperto alla speranza di un mondo migliore, accarezza l’animo sognante di tutti noi, perchè nella vita di ciascuno c’è stata l’ingenuità infantile che ha sperato, immaginato il riscatto sociale di sè e della propria condizione umana: con gioia avanzano i manifestanti con la bandiera rossa, con il sorriso negli occhi si guardano per dare il via al canto di riscossa.
Le ombre arrivano a lambire la scena con delicatezza e discrezione, come i due giovani sposi che per lavorare in fabbrica, lei di giorno e lui di notte, non hanno il tempo per fare l’amore, come Elide e Arturo de Gli amori difficili di Calvino. Il racconto della guerra da poco passata diventa aneddoto di eroismo, perchè nel sogno del progresso non c’è spazio per la tragedia della morte, nell’infanzia della nostra Storia il dolore è parte di una vita passata a cui non pensare. Gli oggetti del consumismo sono scarpe lucidate con cura, conservate nella scatola dei desideri, gioielli preziosi da accarezzare, quegli oggetti che Pasolini definì “l’avvio al genocidio antropologico del popolo” che di questi desideri è diventato oggi una vittima, come ci dice il regista nella presentazione dello spettacolo.
Il sorriso delicato si spezza in malinconia per le speranze non avverate, per i sogni spezzati di una nuova umanità che non è mai nata, per la perdita di quello sguardo avanti fiducioso nelle potenzialità umane del futuro, su quella coperta di margherite al suono del 45 giri di Modugno.
Info:
CINQUANTA! EPOPEA DI UN FATICOSO ENTUSIASMO
spettacolo non verbale
selezione Premio Scenario 2007
una produzione Teatro dell’Elce
in collaborazione con Teatro Commission Marche, Teatro Solare di Fiesole
con il sostegno di Regione Toscana
drammaturgia e regia Marco Di Costanzo
con Daniele Caini, Erik Haglund, Tatiana Muntoni, Lucia Sargenti
suono Andrea Pistolesi
arrangiamenti vocali Lucia Sargenti
aiuto regia Stefano Parigi
scene Elena Martongelli
Teatro delle Spiagge – Teatri d’Imbarco
4 e 5 marzo 2017