Una delle più brillanti opere del drammaturgo statunitense Aaron Mark ha debuttato al Teatro Biblioteca Quarticciolo il 5 e 6 Ottobre, sotto la direzione di Michele Demaria, stravagante interprete e regista apprezzato in CICCIONI CON LA GONNA che torna in scena insieme a Ludovica Apollonj Ghetti.
Goliardico, irriverente, incoerente tutto questo e molto altro si potrebbe dire di questo spettacolo, a metà fra i molteplici paradossi relazionali della vita di coppia e le turbe personali dei due protagonisti, anime alla deriva della propria esistenza. Dopo una crisi familiare, una strampalata coppia di coniugi newyorchesi decidono di trascorrere un weekend in campagna, ma sulla strada investono una povera cerva. La carcassa dello sventurato animale e tutte le discussioni intorno ad esso saranno il pretesto per scorgere tutte le sfumature di una storia eccentrica e controversa, potremmo dire d’amore e odio letale. Sotto lo sguardo, oramai senza vita, del cervo i coniugi ripercorrono goffamente le tappe salienti della loro storia trentennale, condendo tutto con una manciata di cinica verve e ironia, pungendosi, urlandosi contro e ricercando tutte le armi che possano annientare l’altro.
La scena è mutevole e accompagna lo sviluppo della narrazione: dapprima l’elemento scenico portante è la macchina, l’inizio del viaggio verso il bosco con originali cambi di luce scelti a conferire dinamicità innovativa ai dialoghi iniziali. Si comincia quindi con un ritmo calamitico: dialogo? luce. Incidente? buio. Dopo questa accattivante sequenza che cattura l’attenzione dello spettatore si passa alla scena portante costituita da un grande divano, una piccola finestra sospesa e pochi altri elementi essenziali ma utili ad immaginare un cottage immerso nel bosco. Si palesa il luogo perfetto, isolato dal putiferio della città, ottimo per raggiungere il tanto atteso relax ma la ricerca del legame e dell’intimità si trasforma in un inferno di urla, rabbia e confessioni e al contempo di divertenti digressioni psicotiche. E’ forte la resa delle traduzioni, lavoro dello stesso Demaria, che ha saputo riportare alla perfezione tutta l’ironia dei dialoghi mantenendo però quel sapore originale, quel sostrato americano percettibile solo grazie all’enfasi e alle parole.
Vengono sdoganate verità e contenuti quasi disarmanti, un insieme atomico che viene proposto in maniera esilarante ma lascia, a sipario chiuso, un sapore amaro. E’ cosi che la perdita, il dolore del lutto, il lavoro sul nido svuotato dai figli che crescono, la perdita e la ricerca dell’intimità di una coppia adulta, l’inadeguatezza di un uomo e del suo lavoro nei confronti della donna si mischiano violentemente ma, appunto, si fa fronte a tutto questo solo dopo che si è lasciato il teatro. La forza di questa pièce risiede nell’interpretazione, nei già citati dialoghi, ma ancor di più nei tempi, forse poco scanditi, ma che costruiscono uno scivolo ripido verso il pathos e poi ancora verso la calma e cosi via fino alla fine, inaspettata e vera.
Cynthia e Ken, questi i nomi dei protagonisti, sono lo specchio di una grossa porzione di problematiche moderne, affrontate con stratagemmi deliranti ma che confluiscono verso la scomoda e sempre più vera incomunicabilità di questi tempi.
Gli attori sorprendono la platea con atti irriverenti ma perfettamente adeguati alla “fiera dell’assurdo” in atto, ed ecco che vediamo la protagonista intenta a fumare una sigaretta oppure a farsi una doccia con il marito dietro un pannello semitrasparente.
Un lungo applauso costringe gli interpreti a tornare sul palco.
Cervus
di Aaron Mark
con Ludovica Apollonj Ghetti e Michele Demaria
musiche originali Giorgio Mirto
luci Michelangelo Vitullo
assistente alla regia Bruno Prestigio
traduzione, scenografia, e regia di Michele Demaria
costruzione scene Ditta Lustrini
Foto Luisa Fabriziani
Produzione Teatro Studio Uno / Lumik Teatro
Teatro Biblioteca Quarticciolo 5 e 6 ottobre 2019
Via Ostuni, 8 Roma