L’Argot è un delizioso Teatro Off ricavato anzi “Creato” all’interno di un palazzo. L’impressione sul mio volto, entrando, dev'essere stata di meraviglia perché è come andare a casa d'un vecchio e buon amico che ti racconterà la sua storia migliore, quella prudentemente conservata nel cassetto del comodino (dove anche i piccoli fogli appuntati non si perdono). Giovedì 2 dicembre ha debuttato lo spettacolo “C'era una volta” e rimarrà in scena fino al 5 dicembre.
“Rimarrà in scena…” ho avuto una breve esitazione nello scrivere la frase per me d'uso. Un indugio che è mutato in sospetto per paura dell'odioso refuso. Perché è vero che entro nell’androne del palazzo, è vero pure che mi accoglie il sorriso invitante di Teatro della ragazza al botteghino e quello dell’Ufficio Stampa (che fa gli onori ci casa e Teatro), ma lo spettacolo se va davvero in “scena” lo fa in un modo che è nuovo, curioso per un Dinosauro del Teatro come me. Sono cresciuto a fisicità e voci portate alla mia poltrona di platea.
Contenuti
C'ERA UNA VOLTA: un viaggio immersivo al Teatro Argot
“C’era una volta” è un viaggio che immerge lo spettatore come un dolce croissant in un caldo Cafe au lait. Sappiamo pure, per colpa di quel rigido Galateo, che il dolce non va mai inzuppato nel latte. Chi non ha resistito a quel peccato veniale, sa che è una bella esperienza “immersiva” che esalta il sapore della colazione da San Michel fino all'adiacente piazza San Cosimato. Adiacente al Teatro e alle nostre abitudini di città eterna. Quindi qui, a Teatro, si osa e l’esperienza è stuzzicante. Eccitante come tutto ciò che è nuovo. Mai provato. La curiosità ci solletica e non è il solito stupido acaro.
C'ERA UNA VOLTA e il visore arriva al Teatro Argot
Lo spettacolo è per tutto il tempo proiettato dentro quella grande maschera da terra (non subacquea) chiamata Visore. Il resto è presente immediato o futuro: ci si può girare a 360°, si può fissare il cielo e la terra sotto i piedi e si vedrà tutto o quasi. Sì “quasi” dato che non vedrete le vostre le mani e peggio ancora i piedi: rimasti cautamente in platea, ben incollati al pavimento, che ogni tanto tasto pavido e insicuro.
Lo spettacolo inizia a luci accese e nel momento in cui si indossano i visori. Dunque ovunque si trovi lo spettatore non importa più, quel che conta adesso è la storia che fermi andremo a vedere da tutte le varie angolazioni.
C'ERA UNA VOLTA: la favola col visore al teatro
Per suggestionare ancora di più lo spettatore, gli autori scelgono la Fiaba e la Favola con la loro dolcezza e crudeltà che è sempre appartenuta a questi generi. Basti pensare ai fratelli Grimm e a certi trattamenti crudeli da focolare. Le loro storie riservavano ai piccoli personaggi delle avventure finali violenti e quindi preoccupanti per i teneri lettori. Il catanese Luigi Capuana non era più docile nella scelta della trame: ricordo di un padre che voleva uccidere e infine vendere i figli che non poteva sfamare oppure al saltellante Cappuccetto Rosso che se ne andava per il bosco da solo e ha rischiato d’essere mangiato e digerito (cappuccio di velluto rosso compreso) dal famelico lupo che intanto aveva già degustato la nonna, mi pare, a colazione. E in batteria orchi, mostri e draghi dalle lingue di fuoco.
Di cosa parla C'ERA UNA VOLTA?
La trama di “C'era una volta” propone racconti noti. Il ritmo è incalzante da swing. Note eleganti. Rock e altro. I personaggi sono mescolati. Ci sono buoni e cattivi ma fino a quando si invertiranno le parti o meglio ogni personaggio sarà sempre se stesso ma rivelerà l'altra parte occultata in quel limbo strategico della penna dell'autore originario. Di solito questo fanno gli scrittori: delineare in modo stereotipato i personaggi al servizio della storia e del finale. Ma qui Cappuccetto Rosso capisce involontariamente che il suo urlo di paura impaurisce… allora sperimenta il sottile piacere del sottomettere. Dà sfogo, urlando, a quella smania di far paura che è dentro ogni personaggio e persona. La Matrigna denuncia un inaspettato lato buono mentre se ne va in giro sul suo mirabolante arnese. Un trono itinerante fatto di una ruota gigante e spinto dal servo di palazzo intrappolato all'interno come un delizioso criceto. É questo il tema dominante della pièce virtuale. La voce narrante ci dirà lapidaria che dove c'è il bene, c'è anche il male. Dove la luce è più forte le ombre sono più scure: contrastate di toni scuri come la meravigliosa e disturbante foto del bravo fotografo che rinnega le ombre morbide.
La virtualità di OndadurtoTeatro in C'ERA UNA VOLTA
In quella virtualità, c'è uno spiazzo enorme. Un non luogo mai rivelato. Sul fondo nero come a Teatro, simile a una quinta, ci sono dei Caterpillar meccanici: sembrano mostri metallici. Severi e capaci di aggredire, muovere la terra e offendere chi si distrae: in realtà se ne staranno lì per tutto il tempo come mansueti mostri pachidermici. Forse anche loro spettatori divertiti da quel perpetuo moto circense che monta e smonta le nostre convinzioni su certi lieti finali da “vissero felici e contenti”. Nella sequenza ritmata e danzata c'è la Fiaba popolare e la Favola più letteraria.
Solo questa migrazione virtuale permette agli ideatori “Ondadurto” di muovere dentro un Teatro Off dalle modeste dimensioni, enormi scenografie che si incollano e scollano insieme a movimenti di musica. Su quelle che sembrano delle futuristiche archittetture metalliche, saltano, piangono, ridono e ballano gli artisti dello spettacolo. Ci saranno almeno tre sipari che poi diventeranno uno solo. Si vedrà un enorme e buffo monociclo muoversi in avanti ma pedalando all'indietro: forse a ricordarci come tutto può essere il contraio di tutto. Come ogni direzione può essere invertita. Come nessuna strada è mai sicura e ovvia solo perchè ci hanno insegnato a crederla tale. Ogni cosa diviene negazione e in altre l'eclatante conferma. Perché a volte ci sono anche delle certezze seppure labili come ad esempio un innamorato che corteggia la sua bella in sella alla sua Vespa special. Fin qui tutto normale se non fosse che tutto avviene a cinque metri dalla terra vera e virtuale. L'amore è confuso da una generosa nuvola di fumo che tutto avvolge e di nuovo mescola.
C'ERA UNA VOLTA: tutto accade nel visore
Non c'è una parte virtuale e una parte”live”. Tutto accade dentro il visore. É lì che si gioca con la fantasia. Il Teatro diventa solo il luogo fisico dove accogliere il pubblico e tempio deputato all'arte della suggestione e stupore, ma non c'è interazione, non c'è fisicità con lo spettacolo. Solo con la fantasia che è libera di aleggiare a piacimento come in ogni pièce. Mi sono divertito ma mi piacerebbe rivedere lo spettaolo dal vivo: ma forse sono solo mosso dal mio irrinunciabile desiderio di dinosauro.
Chi è OndadurtoTeatro?
ONDADURTO TEATRO è una compagnia di teatro nata nel 2005, con sede a Roma. E’ guidata da Marco Paciotti e da Lorenzo Pasquali ed è cresciuta grazie ad un lavoro congiunto con chi negli anni ha partecipato ai progetti della compagnia.
Qual è il lavoro di ricerca di OndadurtoTeatro?
La ricerca e il lavoro di ONDADURTO TEATRO sono da sempre incentrati sul Physical Theatre, il Nouveau Cirque ed il Gesto.
Le diverse tecniche e modalità espressive danno vita a un linguaggio visivo di forte impatto, in grado di dialogare con persone di ogni età, etnia e cultura e di raggiungere un pubblico internazionale.
I suoi spettacoli prevedono l’uso combinato di Grandi Oggetti in Movimento, Macchinari, Fuochi d’Artificio, Giochi d’Acqua, Proiezioni Video e Musica.
Quali sono le produzioni di OndadurtoTeatro?
ONDADURTO TEATRO è in tour ogni anno in Italia e in altri Paesi Europei, (come DE / ES / FR / DK / LU / PL / AT / HU / CY / RO / ES-CN / IE) oltre che in altri continenti tra cui: CILE / MESSICO / COREA DEL SUD / RUSSIA / USA.
Inoltre, la compagnia ha realizzato progetti di scambio culturale in THAILANDIA / INDIA / CUBA.
ONDADURTO TEATRO è una compagnia sostenuta dal MiC / settore Estero.
Come contattare OndadurtoTeatro?
Per info consultare il sito della Compagnia OndadurtoTeatro