Lo spettacolo CANE, tratto da Cuore di Cane di M. A. Bulgakov, ha aperto IL RESPIRO DEL PUBBLICO FESTIVAL 22, curato da Cantiere Obraz. In cartellone anche il monologo DI MALAVOGLIA di e con Michele Santeramo, ispirato al romanzo di di Giovanni Verga. Infine ERACLE, L’INVISIBILE, progetto e regia di Gianpiero Alighiero Borgia, con Christian Di Domenico, è tratto dalla antica tragedia di Euripide.
Di Viola Caliendo, Scuola di Critica Teatrale Ciuchi Mannari, Cantiere Obraz
Contenuti
CANE: il peso della condizione dell’esistenza

La compagnia Cantiere Obraz ha adattato il romanzo di Bulgakov Cuore di Cane rivoluzionando il suo approccio al testo in modo da porre in primo piano la questione relativa alle scelte di vita dell’uomo: la riflessione fondamentale si articola sul binomio tra motivazioni personali e convenzioni sociali. Il pubblico è chiamato a mettersi in gioco come se fosse egli stesso parte attiva del condominio in cui si svolgono gli esperimenti del professore. Più che assistere a uno spettacolo, lo spettatore vive un’esperienza immersiva. Perché la dimensione della finzione venga pienamente vissuta da ciascuno, gli spettatori a più riprese sono coinvolti e chiamati in causa ed interpellati direttamente dagli attori, anche il tempo dell’intervallo tra i due atti è organizzato con ingredienti tipici dell’aperitivo sovietico con cetriolini e vodka. L’atmosfera del soviet si respira a pieni polmoni e sembra quasi impossibile non identificarsi nella sequenza narrativa bulgakoviana. Al centro della scena campeggia una lavagna, usata per annotarvi questioni dirimenti, o sciogliere nodi importanti. Simbologie e codici contribuiscono a complicare il caos quotidiano del caseggiato sovietico. Notevole, nell’intera vicenda, la leggerezza con cui viene declinata persino la crudeltà attraverso l’interazione con il pubblico; come, del resto, si rivela fondamentale la luminosità di alcune scene tale da riuscire a coinvolgere tutto il pubblico, anche i bambini. Al tempo stesso con il gioco luce/buio, l’austerità e la profondità di alcune scene mettono in evidenza la gravità della vicenda, soprattutto nei monologhi. Nessuna traccia di una gioiosa conclusione che permetta di trattare tali questioni in maniera incosciente, a fronte dell’insistito peso della condizione dell’esistenza, sia a livello storico-politico, sia a livello umano con interrogativi e dubbi esistenziali, come nel monologo finale in cui Cane chiede “chi sono loro? chi siete voi?”.
DI MALAVOGLIA: una presa di coscienza psicologica

A partire dal romanzo di Verga, Michele Santeramo ricostruisce un’intima lettura della storia, scegliendo di soffermarsi su uno solo dei personaggi. La trasformazione di una prospettiva corale in uno sguardo assoluto ma sintetico dell’umanità intera si dirama dalla rappresentazione dell’interiorità di Bastianazzo, protagonista che si fa strumento di un viaggio volto a raggiungere introspettivamente il senso dell’uomo moderno e affannato dall’oggi. L’uomo prigioniero del fare e del programmare, accecato dal mostrare ciò che i vincoli sociali richiedono: questo diventa Bastianazzo, che traspare attraverso le parole del testo, e che suggerisce la sensazione di un’umanità inconsapevole di non essere altro che “un uomo in mare”, in preda ad onde e naufragi al cospetto dei quali non vi è alcuna possibilità di arbitrio. Le luci in platea rimangono accese ma soffuse, sul palcoscenico tutto è nero e semplice, con un leggio ed un microfono come unici oggetti di scena. Tutto resta come sospeso fino a quando non entra in scena Bastianazzo, che sorridendo, pronuncia “Eccoci qua”, in una spiccata cadenza siciliana; ma la cui finzione diventa realtà con gli interventi del drammaturgo che rappresenta anche se stesso. Sorprendente la capacità di Santeramo di instaurare un forte contatto con il pubblico al quale si rivolge spesso direttamente, soprattutto attraverso uno sguardo tanto profondo da entrare in empatia con quello di ogni singolo spettatore, per accompagnarlo con delicatezza ad una brusca presa di coscienza psicologica. È come se Bastianazzo fosse consapevole dell’opera dell’autore e prendesse vita, per proseguire il suo percorso aldilà di essa. Comincia a raccontare la storia di una caduta, che parrebbe una banalità. È qui che scatta la magia, in quel senso di perdita reiterata e costante che accomuna spettatori e personaggi; con la differenza che, mentre per il pubblico la vita fluisce e ondeggia, dal ricordo afflitto di una perdita alla speranza che qualcosa possa opporvisi e ridargli fiducia, per il personaggio, condannato a rimanere tale, il ciclo non riprende e la dimensione della sconfitta si perpetua costantemente. La persona vive e cambia, il personaggio resta prigioniero nel suo modello, sembra ricordare Santeramo, in una formula che riassume tanto la frustrazione della narrativa verghiana, quanto la riflessione pirandelliana sull’impossibilità della coincidenza tra uomini e personaggi.
ERACLE, l’invisibile: l’essere umano economico
Al centro di ERACLE L’INVISIBILE di Teatro dei Borgia è l’essere umano economico, le cui vicende vengono raccontate in un crescendo di inquietudini e preoccupazione. L’uomo-bilancio viene costretto ad affrontare senza soluzione di continuità una sequenza di difficili prove, e viene privato di quelle caratteristiche che dovrebbero rappresentare la sua umanità. La compagnia Teatro dei Borgia parte dall’analisi di una tragedia classica, in questo caso dall’Eracle di Euripide, e ne recupera la trama per rapportarla a tematiche sociali attuali. In questo caso, la vicenda delle fatiche di Eracle si trasforma nella dura situazione esistenziale di un uomo che, dopo aver rovinato la sua famiglia, pur avvertendo il desiderio di morire, è costretto a rimanere in vita per poter essere testimone dell’accaduto, e conservarne la memoria storica e sociale. Il protagonista della storia è un padre separato che si trova a fare i conti, oltre che con il disagio emotivo della propria condizione, anche con un disastroso contraccolpo economico, che lo costringe ad una condizione di estrema indigenza e difficoltà sociale. Ecco perché il pubblico, anche in questo caso, come in tutte le opere della rassegna IL RESPIRO DEL PUBBLICO, viene coinvolto come parte attiva dello spettacolo, e quindi accolto dal protagonista in una mensa sociale, in questo caso quella fiorentina di Progetto Arcobaleno. La storia di un uomo prigioniero del suo presente poco sembrerebbe avere a che fare con l’altisonante titolo della pièce, che si ispira al trionfale personaggio mitologico di Eracle, protagonista di più di una tragedia greca. Eppure qualcosa in comune tra i due si avverte da subito. Anche l’eroe greco, infatti, in una delle versioni del mito vedrà cambiare e stravolgersi la sua vita per un incidente con la sua famiglia, incidente dal quale avrebbe poi cercato di redimersi per il resto della sua esistenza. L’esperimento di teatro sociale dei Borgia, nel caso dell’Eracle, vuole, una volta di più, confrontarsi con le dinamiche di una società in conflitto e in evoluzione, attraverso l’esperienza dell’attore del dramma, che, prima di dar vita al suo personaggio, ha realmente frequentato una mensa della Caritas per un anno, vivendo sulla propria pelle le dinamiche della povertà e della disperazione sociale.
Il Respiro del Pubblico Festival 22: gli spettacoli
CANE
di Cantiere Obraz
da “Cuore di Cane” di Bulgakovadattamento e regia di Alessandra Comanducci
con Alessandro J. Bianchi, Paolo Ciotti, Michela Cioni, Thomas Harris, Mario Raz
scenografia Thomas Harris
aiuto regia Antonella Longhitano
luci Diego Cinelli
ufficio stampa Camilla Pieri
Spettacolo selezionato per la seconda fase di In-Box 2022 – Rete di sostegno del teatro emergente in italiano
19-20 novembre 2022, Garage P, Firenze
DI MALAVOGLIA
produzione Mowan Teatro | con il sostegno della Regione Toscana
di e con Michele Santeramo
in collaborazione con Alessandro Brucioni
Prima fiorentina
26 novembre 2022, Teatro di Cestello, Firenze
ERACLE, l’invisibile
produzione Teatro dei Borgia
progetto e regia Gianpiero Alighiero Borgia
con Christian Di Domenico
parole di Fabrizio Sinisi e Christian Di Domenico
consulenza sociologica Domenico Bizzarro
allestimento spazio scenico Filippo Sarcinelli
costumi Giuseppe Avallone e Elena Cotugno
progetto e regia Gianpiero Alighiero Borgia
in co-produzione con CTB e Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia
Teatro dei Borgia ha vinto il Premio Rete Critica 2022, per il progetto “La città dei miti” e il Premio ANCT 2022
prima fiorentina
2-3 dicembre 2022, Progetto Arcobaleno, Firenze
Scuola di critica teatrale
L’articolo è stato realizzato nell’ambito del progetto Scuola di critica teatrale Ciuchi Mannari all’interno della seconda edizione de Il Respiro del Pubblico Festival 22 di Cantiere Obraz, con la direzione artistica di Alessandra Comanducci e Paolo Ciotti, realizzato grazie al contributo di Fondazione CR Firenze.
I partecipanti al Gruppo di visione Ciuchi Mannari sono stati (in ordine alfabetico): Ayaman Abouelkhir, Renato Bacci, Emma Bani, Gaetano Barni, Patricia Bettini, Viola Caliendo, Lorenzo Cervini, Yana Chimienti, Angel Grace Corales, Elena Faggioli, Medard Lekli, Alessandra Mancarella, Marika Sani, Livia Tacchi.