CAMERINI @Teatro di Rifredi: e se il vero spettacolo avvenisse dietro le quinte?

Al Teatro di Rifredi, dal 28 gennaio al 2 febbraio, è andato in scena CAMERINI, il nuovo spettacolo di Alessandro Riccio: un’istantanea mossa e coinvolgente sul privato irrisolto di una compagnia alle prese con “Il giardino dei ciliegi” ma soprattutto messa alla prova da aspirazioni e rogne quotidiane.

Stavolta è alla rovescia, nascosta dietro a un velo è la rappresentazione, a cui non assisteremo. In vista, sul palco, ci sono i camerini, quel luogo a noi segreto, abitato soltanto da attori e registi e pregno di emozioni contrastanti, in vena di esplodere. La storia si concentra su una compagnia male assortita e l’ennesima replica de “Il giardino dei ciliegi” di Checov, scelto emblematicamente per l’addio alla casa di proprietà. Le poche battute tratte dall’opera mettono in risalto proprio questo passaggio così metaforico. L’attore spesso in tournée non ha altra casa che il teatro, ovvero la sua passione, che lo costringe a sloggiare di continuo, a salutare molti personaggi, luoghi e altrettanti spettacoli. Ma in contrasto a questo solco malinconico, che corrisponde anche a una genetica di dono, di esser tutti e nessuno, qui e ovunque, c’è la commedia strepitosa di questi attori che si agitano dietro le quinte, prima e nel mentre della rappresentazione.

Una commedia dai toni brillanti e corrosivi, estremamente dinamica, battente eppur solida, grazie a una drammaturgia ben congegnata, capace di tener le fila di più storie e di tenerci desti sugli sviluppi. La scenografia, su due livelli, offre ai ben 15 attori – tutti degni di nota – la possibilità di salire e scendere dal soppalco dei ‘trucchi’, fase ritirata del travestimento, allo spazio ampio dell’agitarsi delle azioni, il palco-retroscena, arricchito da una pedana per i momenti cruciali, in cui via via ogni personaggio si ‘confessa’, protesta o si acclama, prendendosi comunque i riflettori del backstage.

Perché gli attori rimangono tali anche dietro le quinte, svelandoci il teatrino fresco e consumato della vita, attraverso la loro, così esposta, precaria e appassionata, accesa di slanci e cocenti scivoloni e coraggiosa anche oltre le rovine e i sogni spenti. Attori a caccia della grande occasione e di arrivare con i soldi a fine mese.

C’è Milvio, l’accademico, interpretato con impeccabile eleganza da Amerigo Fontani, preso di mira da tutti per l’età vetusta e da alcuni per un modo superato di interpretazione. Si apre il conflitto tra teatro tradizionale e contemporaneo, che qui si intrecciano e si scozzano, con l’esito provocatorio da parte dell’autore, di irridere infine ogni pretesa di superiorità di un metodo sull’altro, arrivando perfino alla parodia della ‘legge’ dell’immedesimazione. Ed è anche un confronto tra generazioni, tra i giovani pronti a tutto per il successo, come Manuel, seduttore ad hoc, interpretato con energico carisma da Daniele Favilli e quelli con più esperienza, rappresentati dal narcisimo incrollabile della diva (Sabrina Cesaroni) e dall’incertezza montante di Esther (la bravissima Miriam Bardini), alle prese con una memoria ormai zoppa e un ripasso impossibile delle sue battute. “Perché avevo una battuta? Quando?” Una punta costante di comicità è l’attrice ansiosa che dovrebbe impersonare la cameriera (Maria Paola Sacchetti), che si sente male fin da subito e resta sotto l’assedio di una mitragliata di vomitate.

Si ride, continuamente, in uno snocciolarsi di frecciatine e scene bislacche, nell’immediatezza frenetica di questo campo elettrico di alleanze e cameratismi, ma soprattutto di intrighi e inevitabili tensioni, tutte offerte con leggerezza, a creare un divertissment dolceamaro, come se stesse allo spettatore scegliere di continuare questi spunti pungenti, portandoli a una profondità più dolente.

Gli attori, servitori anche del proprio ego, sono sempre in pericolo di frustrazione e sempre sul punto di esaltarsi ancora. Vince la forza del teatro, sebbene la sua salute non sia ottima. La produttrice (Vania Rotondi), col suo sadico e fumettoso cinismo, tiene tutti a guinzaglio, e punta al ribasso delle paghe, tanto agli attori basta andare in scena. Ritmi straordinari, permessi da un copione adrenalinico e dalla competenza di regia e attori. Un’abbuffata di gag ed invenzioni gustosa, premiata dagli applausi del pubblico.

Info:
CAMERINI
scritto e diretto da Alessandro Riccio
con Miriam Bardini, Maravillas Barroso, Celeste Bueno, Sabina Cesaroni, Piera Dabizzi, Daniela D’Argenio Donati, Daniele Favilli, Amerigo Fontani, Ian Gualdani, Vieri Raddi, Duccio Raffaelli, Alessandro Riccio, Vania Rotondi, Maria Paola Sacchetti, Teresa Scaletti
luci Lorenzo Girolami
costumi Daniela Ortolani
aiuto regia Amina Contin
produzione Tedavi ‘98
foto Federica Gambacciani

Teatro di Rifredi, Firenze
2 febbraio 2020

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