CAM ON @ Off Off Theatre: premesse mancate

All'Off Off Theatre è andato in scena CAM ON, uno spettacolo che scava nel mondo delle chat erotiche e nella dipendenza da sesso. Ma che non ci ha convinto a pieno. Vediamo perchè!

Cam On di cosa parla? tra amici ossessionati dal sesso

Tre amici si incontrano per passare una serata assieme, una sorta di addio al celibato sui generis. Per vivacizzare la situazione decidono di connettersi ad una chat erotica e cominciano a farsi pagare dagli utenti, esaudendo le loro richieste.
Da qui seguiremo le loro vicende nel dettaglio. Tre stereotipi con tre dipendenze da sesso diverse. L’eterosessuale, ex spogliarellista, sposato e padre di un figlio, così ossessionato dal sesso che si connette e si masturba continuamente in molte chat erotiche. Il bisessuale sessuomane che non riesce a contenere i suoi impulsi e passa i giorni e le notti soddisfacendo i suoi insaziabili appetiti, marginalizzando e trascurando tutti gli altri rapporti sociali. Infine, il gay: timido hikikomori, che vive con la madre e, per guadagnare, diventa un webcam performer sulle chat porno, calandosi nei panni di diversi personaggi.

CAM ON, lo spettacolo: una bella storia mancata

La drammaturgia ha una storia compiuta sulla carta, ma procede malissimo sul palcoscenico. Dopo un preambolo didascalico di numeri e dati interessanti ai fini di comprendere meglio i significati e le vicende trattate, assistiamo a un improbabile e irrealistica scena iniziale frettolosa e alquanto traballante.
Ci sono falle narrative che appesantiscono l’opera. Troppe le occasioni sprecate per raccontare e approfondire le vicende dell’uomo sposato con figlio e del bisessuale (che non escono dagli esasperanti cliché e dalle comfort zone del già sentito). Sono stati trattati con superficialità. Si risolvono nel finale, che ricalca la medesima frettolosità dell’inizio. L’unico personaggio che ha un’evoluzione saliente e continuativa è quella dell’hikikomori, nonché quello con le battute più divertenti.

CAM ON: recitazione acerba e scoordinata

La recitazione è acerba e scoordinata. Troppe le sbavature e gli incespichi sulle battute. Non c’è armonia tra le tre parti narranti. Simone Fabiani è ingessato in una recitazione che vorrebbe essere drammatica, ma è spersonalizzata e priva di pathos. Alberto Bucco risulta goffo e, come il collega Fabiani, davvero poco credibile. Appartengono a loro gli errori più gravi di emissione vocale, articolazione delle battute e di mancata sospensione dell’incredulità. Alberto Viscardi, anche lui con vari limiti, è quello che risalta meglio, complice la riuscita del personaggio scritto. Si evidenzia in lui una fretta eccessiva nel recitare le battute, perdendosi i tempi necessari. Tutti e tre sottraggono l’uno all’altro e a loro stessi tutte le cure che si debbono alla propria e all’altrui recitazione. Il ménage attoriale è rotatorio, ciclotimico e rugginoso. Persevera in un annaspare su tempi troppo lunghi o troppo stretti. Manca di carisma ed è disgiunto dall’inizio alla fine. La tenuta scenica è intimorita e in troppi punti sgretolata sotto una probabile mancanza di esperienza.

Cam On: una regia che non ha convinto

La regia è debole. Cede di attenzione in più momenti e questo non aiuta certamente gli interpreti. Il nudo è adeguato, ma totalmente gratuito in alcune circostanze. Il risultato è un eccesso che andrebbe revisionato. Stessa cosa per le scene esplicite negli apporti video: sono anch’esse appropriate perché legate all’argomento trattato, evidenziando l’ossessione al voyeurismo e al sesso, forse con una ricalibrazione dei tempi eviterebbe di andare di traverso anche al meno bigotto degli spettatori. C’è poi un’inspiegabile aggiunta video con una carrellata di paesaggi variegati che non hanno nessuna finalità apparente. 
Uno snellimento della parte centrale troppo pomposa e lenta e una maggiore cura dell’inizio e della fine equilibrerebbe l’insieme rendendolo più godibile.
Gli stacchetti musicali con tanto di balletti si potrebbero evitare, soprattutto quando gli attori non sanno ballare. Non hanno peso sulla vicenda, allungano i tempi e non offrono niente allo spettatore.

CAM ON: uno spettacolo che non spicca il volo

Massimo Stinco ha portato in scena uno spettacolo certamente sfacciato (e potenzialmente sfaccettato), ma non ha il coraggio di spiccare il volo per davvero e finisce per procombere rovinosamente.
Il finale stava salvando il salvabile, ma anche qui Stinco non prende forza e uccide di fatto il climax. Chiude l’intera vicenda con un surreale buonismo che appacifica tutto e tutti, negando il meritato finale drammatico e rendendo allo spettatore una pietanza già insipida di suo che ha solo moleste punte di piccante.

Un peccato per davvero, perché l’argomento è interessante, la storia c’è e si farebbe apprezzare. Il risultato è uno spettacolo provocatorio. Sì, ma di sbadigli.

Info:
uno spettacolo ideato, scritto e diretto da Massimo Stinco
con Alberto Bucco, Simone Fabiani, Alberto Viscardi
aiuto regia Piero Coffano
disegno luci Marco Faccenda
montaggio video Giovanni Scalingi
foto di scena Fulvio Bennati 
VIETATO AI MINORI DI 18 ANNI

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