CALCI@Teatro di Villa Litta Milano

Prodotto dalla Compagnia del ‘Teatro in Centro’ di Ester Montalto e Sarah Paoletti, “Calci” – in scena il 18 e il 19 giugno presso la Sala Colonne dell’antica Villa Litta – racconta (grazie alla regia della stessa Ester Montalto) gioie, dolori, frustrazioni e speranze di un giovane alla ricerca di sé anche dal punto di vista sportivo, insomma un’analisi che diventa memoria della vita del protagonista.

“Confessioni di un panchinaro” è, infatti, il sottotitolo che sottolinea il carattere di reminiscenza e ricordo di un passato importante dal punto di vista della crescita della persona. In questo caso si tratta non di un anziano atleta in pensione, ma di un giovane virgulto (anche come attore e autore del testo: Massimiliano Angioni è nato a Como nel 1990) che, dopo avere sperimentato e messo in atto diverse discipline sportive, opta per il calcio, attività non solo antica quanto l’uomo, ma praticata da ogni essere umano quando ancora è ospite nel ventre materno.

È sufficiente allora darsi da fare, provare e sperimentare, ma non è così semplice. Non è tutto oro quello che luccica e, invece di esperienze positive, spesso si collezionano amarezze come testimonia il dinamico protagonista della pièce non tagliato per nessuno sport testato spesso con la rapidità di una folgore… finché ecco il miracolo… ma ogni medaglia ha il suo rovescio.

Scanzonata e ironica analisi di un percorso esistenziale comune a tutti gli uomini che con fatica guardano e cercano di orientarsi rendendo così sodali gli spettatori che attraverso il protagonista ritrovano se stessi. Quando finalmente si è trovato il percorso prediletto, ecco sorgere altre difficoltà perché in tutti i mondi emergono bizzarrie, ambizioni e ostacoli che rendono duro il cammino.

Dal fluire dei ricordi scaturisce inoltre un’ampia disanima del calcio in tutte le sue sfaccettature – nella recitazione il protagonista è continuamente impegnato in un’ideale campo di gioco aperto e senza confini come la vita – così gettonato nella società odierna con personaggi celebri e ben remunerati, ma spesso poveri umanamente (molto bravo Massimiliano nell’imitarne alcuni): un mondo veramente ampio e variegato che potrebbe benissimo diventare oggetto da solo di una pièce a parte. Così articolato, lo spettacolo di per sé piuttosto denso finirebbe per divenire più fruibile e non rischierebbe di fare perdere agli spettatori concentrazione e simpatiche battute.

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