Ancora fino al 4 novembre, al Teatro stanze Segrete a Roma, è in scena “Buscetta, santo o boss?” spettacolo nato dalla penna di Vittorio Cielo, interpretato da Ennio Coltorti, anche regista, e Matteo Fasanella. L’accogliente ed intima struttura del Teatro, ancora una volta riesce a sorprendere il pubblico grazie alla sua capacità di cambiare d’abito e calzare su ogni rappresentazione.
La scenografia diventa essa stessa protagonista. Lo spettatore viene fatto accomodare davanti ad una parete a specchio. Solo quando le luci si spengono in sala e accendono sulla scena, dal vetro-specchio si può vedere una tipica stanza da interrogatorio: la scrivania con una sedia per lato, il computer, i fascicoli, la telecamera sul cavalletto.
Se le due pareti costruite per assecondare l’originale idea scenica di Coltorti, fisicamente, separano il pubblico dagli attori, di fatto, lo inseriscono nella vicenda in qualità di testimone delle dichiarazioni che verranno rese. Ed è in questa atmosfera che inizia il confronto tra un distinto agente dell’FBI e Tommaso Buscetta, magistralmente interpretato da Ennio Coltorti, il quale entra in una mimesi impeccabile del “boss dei due mondi”. Non solo il dialetto, ma anche il timbro della voce risultano quasi sovrapponibili a quelli originali, per come conosciuti dai video di repertorio e le espressioni sono quelle di un volto appassito sotto il peso specifico dei segreti che custodisce.
Matteo Fasanella, ha il compito, per niente semplice, di non rompere l’illusione creata da un’interpretazione così ben caratterizzata, e ci riesce. La bravura e la percepibile sintonia tra i due attori, rendono bene l’idea della tensione tra due uomini che, giocando una partita importante, valutano se scoprire o meno le proprie carte.
Il testo di Vittorio Cielo è ricco e denso di informazioni, una ricostruzione puntuale di alcuni dei passaggi fondamentali della storia dell’ organizzazione criminale di stampo mafioso “cosa nostra”, che attinge a piene mani dalle vicende processuali e di cronaca degli ultimi trent’anni.
Che sia o meno nelle intenzioni dell’autore, uno spettacolo come questo non può che risvegliare il senso critico di chi vi assiste ed un po’ di doverosa curiosità nei confronti di quei fili che tessono la trama della storia dello stato italiano.
Un lavoro eseguito con precisione e, soprattutto, con l’onestà intellettuale di chi non ha voluto ergersi a Giudice, lasciando al pubblico lo spazio per lasciar cadere nel proprio intimo il giudizio sull’uomo che ha davanti e la risposta alla domanda “Buscetta, boss o santo?”.
Visto il 30 ottobre 2018
Info:
BUSCETTA, SANTO O BOSS
Di Vittorio Cielo
Con Ennio Coltorti e Matteo Fasanella
Regia Ennio Coltorti