La compagnia Usine Baug porta a Teatri di Vita il 24 e il 25 marzo, lo spettacolo Topi vincitore del premio scenario periferie 2021 che racconta dei fatti di cronaca nera avvenuti a Genova nell’estate del 2001, in contemporanea allo svolgimento della riunione dei G8.
Vincitori premio scenario 2021 a Teatri di Vita

La compagnia Usine Baug formata da Ermanno Pingitore, Claudia Russo, Stefano Rocco ed Emanuele Cavalcanti porta a Teatri di Vitalo spettacolo Topi vincitore del premio scenario periferie 2021.
La compagnia tratta dei fatti di cronaca nera avvenuti a Genova, in occasione del G8 del 2001 e lo fa con grande abilità, trovando appigli ed immagini teatrali che difficilmente si staccano dalla mente degli spettatori ma che anzi rimangono indelebili e stimolano a documentarsi su questi eventi drammatici che ad alcuni paiono ancora fumosi o addirittura sconosciuti.
Fanno riemergere il passato, portano a ricordare per chi c’era e dipingono la fantasia di quelli che non c’erano, arginando la loro immaginazione e affossando la disinformazione.
Teatri di vita: trappole per topi
Il mormorio della gente in piazza nel caldo luglio di Genova, le notizie sulle zone rosse e delle forze dell’ordine a difesa delle zone della città ligure, vengono spente dal protagonista della vicenda, il signor Sergio, a cui basta chiudere la finestra per non sentire più nulla, e concentrarsi sulla sua casa e sulla preparazione della cena.
Interpretato da Ermanno Pingitore, il signor Sandro, sembra infatti essere confinato nel suo appartamento, la sua è una scelta di noncuranza dai fatti che stanno accadendo là fuori, lui sta vivendo il suo dramma ed ignora che le dinamiche sono identiche a quelle delle piazze.
Lotta casalinga, lotta di potere: il parallelismo col G8
Sergio scopre di avere i topi in casa, esseri innocenti, ma molto furbi, che cercano del cibo e di restare in vita, tuttavia non è così gradevole averli in casa, soprattutto se hai una cena con dei tuoi amici. Riceveranno lo stesso trattamento dei manifestanti nelle piazze: inseguiti e massacrati.
Mentre Sandro battaglia con i poveri roditori, Claudia Russo e Stefano Rocco parlano di quello che avviene fuori: delle piazze gonfie di manifestanti, degli armamentari delle forze dell’ordine e del subbuglio generale che queste due ‘fazioni’, se così si possono chiamare, avrebbero generato nei tre giorni di luglio.
L’espediente narrativo usato da Usine Baug risulta assolutamente vincente, perché assottiglia la pesantezza del tema, ma senza renderlo frivolo o leggero, viene tutto dosato, cosicché la platea non si annoi e non perda l’attenzione.
Usine Baug: Fabbrica di matti o di giardini
La compagnia tratta sempre di tematiche politiche e legate al sociale, e la scelta del g8 ricade sì perché sono passati vent’anni dal fattaccio, ma anche per un rapporto personale con la vicenda che parte dai ricordi: piccoli pezzi di carta bianchi macchiati da un inchiostro che ha visto o che ha sentito dire oppure che ha solo immaginato.
Usine Baug letteralmente fabbrica di matti oppure fabbrica di giardini, è una compagnia che ha una matrice diversa ma che si incontra con la pedagogia di Jaques Lecoq a Bruxelles, dove hanno unito i loro stili e hanno messo i primi passi per una la creazione di spettacoli, partecipando già dal 2018 al premio scenario ed arrivando in finale.

I quattro trovano una coesione invidiabile e lavorando all’unisono riescono a giocare con il teatro inserendo modernità visivamente appaganti per lo spettatore, volte sia alla spettacolarità, sia per stuzzicare inquietudine e sbigottimento; come l’uso delle luci stroboscopiche perfetto nelle scene in cui sono usate che crea immagini potenti ed indelebili; o l’utilizzo della macchina del fumo, che con una luce fioca verde crea mistero e confusione.
La forte musica elettronica usata per la scena, ci dà l’idea di frenesia e ci fa viaggiare sul binario della violenza e dell’esasperazione, come quando vediamo Sergio in preda alla rabbia picchiare sul pavimento nel tentativo di uccidere più roditori possibili.
Interessante però l’inserimento anche di musiche provenienti dal periodo del 2001 che fuoriescono da una radiolina e subito ci dipingono il periodo vissuto.
Ceneri di Boccadasse: la storia di Carlo Giuliani
Il disastro del G8 appartiene a tutti, le sue conseguenze hanno fatto cambiare rotta alla storia ed è una ferita difficile da ricucire, ferita che ogni tanto sentiamo addosso come il pizzicore della pelle bruciata d’estate, come un taglietto sul labbro, tutta quella gente è intorno a noi.
Durante la narrazione percepiamo e ci sembra di vedere tutto, sentiamo le grida, le botte, le pietre scagliate, le manganellate e il tonfo sordo che ha fatto Carlo Giuliani quando è stato ucciso, il martire del G8 si potrebbe chiamare, con la sua morte il gelo che si creò impallidì chiunque.
Il suo nome è scritto ancora a caratteri cubitali quando si nomina l’estate del 2001, mentre le sue ceneri, cullate dal mare, sono state liberate a Boccadasse.
Topi in trappola

Topi parla di un evento storico enorme in meno di un’ora e mezza, facendoci vivere tutto ciò che è stato e implicitamente ci invita ad informarci, studiare e capire senza giudicare cos’è giusto o cos’è sbagliato, ma capire cosa hanno fatto gli umani.
La storia passata è l’unico modo che abbiamo per non ritornare sui nostri passi, ma andare altrove, scegliendo un percorso più giusto, sempre col rischio di finire come topi in trappola.
“La più grave sospensione dei diritti democratici in un Paese occidentale dopo la seconda guerra mondiale” – Amnesty International
regia e drammaturgia Usine Baug
con Ermanno Pingitore, Stefano Rocco, Claudia Russo
luci e tecnica Emanuele Cavalcanti
vincitore Premio Scenario Periferie 2021
foto di Malì Erotico