BLACK DICK: BUGIE BIANCHE CAPITOLO PRIMO @ TEATRO DELLE MOLINE – Una ventata d’aria fresca

BLACK DICK, primo capitolo della trilogia Bugie Bianche di Alessandro Berti arriva nel piccolo Teatro delle Moline. Si tratta di un ciclo di spettacoli-conferenza sulla figura del maschio nero, ma soprattutto sullo sguardo del maschio bianco su di esso.

BLACK DICK: COSTRUZIONE DI UN MODELLO DIFFICILE DA SRADICARE

“Il maschio nero americano è un modello…”, così comincia lo spettacolo, dal modello indiscusso dei giovani neri del mondo: il nero afroamericano, il rapper, il militante, lo sportivo. Ma ci è subito chiaro che si tratta di una vittoria apparente, di una moda. Berti parte dalla pornografia, appunto dal black dick, dal modello virile di maschio nero che è quasi una figura bestiale più che una semplice categoria dell’hard, per fare un discorso più ampio su quello che è l’assorbimento di una minoranza da parte di una categoria dominante.

il black dick AD USO DELL’UOMO BIANCO

I neri non sono stati accettati, ma si sono ritrovati, in ogni sfaccettatura della loro vita, all’interno di un modello costruito per loro dall’uomo bianco.  L’uomo bianco ha fin dagli anni della schiavitù costruito il modello dell’uomo nero violento per controllarlo e usarlo a proprio piacimento. L’uomo nero è sia il gangster e sia un prolungamento della propria virilità: nella pornografia l’uomo nero è quello che fa alla pura e casta donna bianca ciò che l’uomo bianco non sente il coraggio di fare, ed è per questo considerato l’ultimo step della degradazione per l’attrice in questione.

UNA LUNGA LINEA DALLO SCHIAVISMO AI GIORNI NOSTRI

Dai linciaggi alla pornografia, dallo schiavismo allo sport, Berti ci mostra la linea che lega l’immagine dei Black Panthers a quella dei rapper, decostruendo lo stereotipo del maschio nero per come la cultura di massa ce lo ha sempre proposto, con l’aiuto di Bell Hooks, James Baldwin e Cornel West. Berti porta lo sguardo direttamente sui corpo, esposti e portatori di significato simbolico, dalla sessualizzazione ossessiva del corpo nero alle battute grezze sul mitologico membro maschile.

berti: UNA VENTATA D’ARIA FRESCA

Lo spettacolo di appena un’ora vola più veloce di un video essay su Youtube, che nel formato dello spettacolo dal vivo ti fa pendere dalle labbra del bravissimo Berti, il professore che tutti avremmo voluto e l’attore di cui avremmo tanto bisogno. Anche se gli intermezzi, a volte un po’ troppo lunghi, spezzano uno spettacolo già corto e dinamico, non smettiamo mai di ascoltare il nostro professore/narratore, che tra un’ipnotica cover di Papa Was A Rollin’ Stone dei The Temptation e una battuta becera ci fa innamorare.

BLACK DICK: UN ESEMPIO DA SEGUIRE

La conclusione sull’appropriazione culturale è rischiosissima, il giovane pubblico (la critica compresa) è pronta ad alzare gli occhi al cielo. E invece Berti dice la sua con il giusto distacco e rispetto di chi guarda dall’esterno, in una maniera lucidissima. In un paese in cui ancora discutiamo se i neri siano persone o meno, Berti ci porta ad un discorso più approfondito, che non offende l’intelligenza del pubblico, e che è perfetto per il pubblico in sala, per la maggioranza liceali e universitari. Belli gli spettacoli universali sull’amore fra popoli, scritti per arrivare a tutti ma non approfondire mai niente, ma anche andare più nello specifico, parlando dell’America per parlare dell’Italia e in fondo di tutto il mondo, ci permette di alzare finalmente l’asticella, di pretendere qualcosa in più dal pubblico assopito per quanto riguarda i temi sociali. I ragazzini già durante gli applausi parlano di quello che hanno visto tra di loro e continuano anche fuori. Non i soliti “carino, ci stava”. Forse c’è ancora speranza.

Alessandro Berti

Una produzione ERT/Teatro Nazionale, in collaborazione con Casavuota

Con il sostegno di Gender Bender Festival, Teatro Comunale Laura Betti, Barfly – Il teatro fuori luogo, Opera Prima Festival, Ogni casa è un teatro

Di e con: Alessandro Berti

Disegno luci: Théo Longuemare

Progetto Bugie bianche a cura di: Gaia Raffiotta

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