La compagnia “Le belle bandiere” apre la stagione dell’Arena del sole con lo spettacolo “Risate di gioia”, di Elena Bucci e Marco Sgrosso, in scena dal 20 al 30 ottobre, un viaggio alla scoperta di una moltitudine poetica di chi ha trascorso la vita dietro le quinte e sul palcoscenico.
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All’arena del sole: RISATE DI GIOIA
Il primo appuntamento è sempre quello decisivo. Ci si scruta, ci si osserva, ci chiediamo quanto l’altro faccia al caso nostro, e sempre in base a quello, poi, daremo il via ad altri appuntamenti futuri. Quest’incertezza, riguarda anche le prime delle stagioni teatrali, ed è curioso, infatti, l’affezionato pubblico dell’Arena del Sole che, per il debutto di Risate di gioia – Storie di gente di teatro, ultimo spettacolo di Elena Bucci e Marco Sgrosso, e primo della stagione ERT 2022/2023, riempie velocemente il piccolo la Sala Thierry Salmon. Cellulari silenziati, coppie che cambiano posto, cercando una visuale migliore, e guidati da maschere, ormai addetti al traffico, amici che si salutano e poi il buio: la platea ha deciso di imitare il palco, oscurato sino a questo momento. Inizia, lo spettacolo. L’Arena del Sole sorge ancora. (Andrea Mattei)

sTORIA DI GENTE DI TEATRO: LE BELLE BANDIERE
È la notte di capodanno, in un teatro ormai in disuso riprendono voce, vigore e speranza tutte le figure che nel corso di una vita, la vita del Teatro, hanno esperito il bel mestiere e la sua malavita, la bella vita e mal mestiere. Umberto (Sgrosso) e Tortorella (Bucci) ripercorrono fisicamente ed emotivamente luoghi, oggetti e incontri con collaboratori scenici appartenenti alla tradizione teatrale dell’Ottocento. Si dà inizio ad un lungo viaggio commemorativo: gli occhi della coppia fanno sosta sulla buca del suggeritore, poi ancora portano la memoria ai vecchi camerini, riesumano con evidente commozione la gloriosa stagione del teatro dei capi comici, del primo attore, dei mattatori, i brillanti, le chanteuse, gli istrioni, l’attor giovane, Il promiscuo… e per di più, con studiate e fedeli citazioni, ricordano “I Grandi”, i veri grandi: la Duse, Totò, Gustavo Modena, le sorelle Nava, Ermete Zacconi, Viviani, i fratelli Rege, Laura Betti… I due che in primo luogo si riconoscono come meri attori da intrattenimento si plasmano al cospetto di voci e memorie, appagando così il senso di gratitudine provato nei confronti di chi, prima di loro, aveva sudato quel palco. Risate di gioia si conferma così una “dedica”, ad oggi punto ultimo dell’indagine artistica che i due attori conducono nella loro compagnia (Le belle bandiere) nata ormai nel 1993. (Martina Capaccioli)
MARCO SGROSSO, ELENA BUCCI: UMBE’, TORTORE’ E GLI ALTRI
Sono i botti di Capodanno a sollevare il drappo rosso di un teatro nel teatro, rivelando, due figure: Umberto e Tortorella. I due si trovano a passare la notte di San Silvestro in un teatro abbandonato, circondati da sedie di legno, corde polverose e sipari storti, quasi in ginocchio, unici superstiti di topi, annidati nel sottopalco, uccelli, con nidi nella graticcia, ed umani, gli animali più incuranti del creato. È quando decidono di sfruttare quel luogo per dedicarsi una serata d’onore, una carrellata dei loro pezzi più memorabili, che Umbe’ e Tortore’ si renderanno conto di non essere soli. La presenza di altri, come loro “stregati” dal palcoscenico, condurrà la coppia in un cammino di ricordi, suggerendo le vite di chi, quel teatro, tempio dimenticato, l’ha vissuto, lo vive, l’ha fatto e continua a fare, nella parentesi eterna che è il susseguirsi dell’umanità. (Andrea Mattei)
L’utile è maschera dell’indispensabile

Per i due protagonisti poche sedie, oggetti identitari, veri e propri personaggi. Guanti che recitano intere scene sotto la luce di un riflettore che illumina la loro tridimensionalità, la loro voce, la loro capacità espressiva, la loro potenzialità emotiva. Maschere dalla commedia dell’arte che sono plastiche, ancora fresche una volta appoggiate sul volto, che non sono incrementate: che sorridono e ora piangono e ora si arrabbiano e cantano e gridano, contengono e danno libertà al fluire di racconti, memorie e pensieri che imprigionano e liberano costantemente i protagonisti, alternando queste due condizioni alla velocità dell’incanto, al ritmo dello spettacolo. Due autori capaci di mostruosi silenzi, piccoli inquietudini e smisurati amori, orrori, castelli, piani di realtà altrimenti non raggiungibili. Due autori che scrivono uno spettacolo che a sua volta scrive la propria recensione. Nero su bianco una storia, la propria, e parte di quella del teatro. Dichiarata la speranza che non venga mai a mancare l’ossigeno che alimenta questo “mestiere”, difficilmente delineato nei confini tra lavoro e vita. Inequivocabile l’atto di fede che i due hanno rivolto e sostenuto con devozione al proprio “Dio Teatro”, che alle nostre orecchie risuona con impeccabili strumenti vocali, tecnica ineccepibile e disponibilità a rendersi mezzo emotivo immediato e quasi sempre indisturbato. (Martina Capaccioli)
Bucci e Sgrosso e la necessità
Quello che Bucci e Sgrosso portano sul palco, non è semplicemente un omaggio a chi, del teatro, è stato storia, colonna e rivoluzione. Qui, si parla di necessità. La necessità di lottare per avere un messaggio, la necessità di distinguersi, di sentire qualcosa dentro, di accettare quel sacro che sta sotto il palcoscenico, di farlo proprio decantarlo. È evidente il desiderio di raccontare, che ha portato i due artisti ad una così grande interpretazione: Elena Bucci, che dello spettacolo è anche ideatrice, nasce sul palco con le vesti di Tortorella, ma eccola commuoverci con Eleonora Duse, investirci col sacro terrore di Anna Magnani, e farci ridere come rozzo suggeritore, in una girandola di cambi vocali sorprendenti, accompagnati da un’intensità sempre puntuale; accanto a lei, Marco Sgrosso fin dal principio si accattiva il pubblico con la maschera di Umberto, ma dietro l’angolo ci sono Re Lear, Pulcinella, Totò, figure che l’attore attraversa con sensibilità e accuratezza, facendoci innamorare, volta per volta, di queste creature incredibili che il suo talento rende vive sul palco.
È chiaro l’omaggio al film del 1960 di Mario Monicelli, che, oltre al titolo, condivide con lo spettacolo pure i nomi dei due protagonisti. La scelta di raccontare queste storie in un teatro abbandonato, di questi tempi, non può non esser vista come una presa di posizione, una gioiosa irriverenza verso il vuoto mortifero che pandemia e incuranza hanno imposto al mondo dello spettacolo. I caduti sono molti, Teatroi e Teatro San Babila gli ultimi, ma gli applausi copiosi in sala, per gli attori del passato e quelli del presente, fanno ben sperare in un futuro migliore, futuro di cui, per stasera, le Belle Bandiere sono stati i perfetti araldi. (Andrea Mattei)
La compagnia

La compagnia di teatro Le belle bandiere nasce nel 1993 con la direzione artistica di Elena Bucci e Marco Sgrosso attori, autori, registi che hanno fatto parte del nucleo storico del Teatro di Leo di Leo de Berardinis dal 1985 al 2001, partecipando a quasi tutti gli spettacoli. Ha sede a Bologna e a Russi di Romagna, dove crea spettacoli distribuiti su tutto il territorio nazionale e all’estero, cura progetti per la comunicazione tra le arti e la loro diffusione, un archivio, rassegne, un laboratorio teatrale permanente, corsi di alta formazione e ha contribuito con diversi eventi pubblici al recupero del Teatro Comunale e di altri spazi abbandonati come chiese, palazzi, fabbriche. La poetica della Compagnia spazia dalla creazione di scritture originali all’indagine sulla drammaturgia contemporanea, da riscritture di testi classici a progetti per la commistione dei diversi codici artistici. Un nucleo stabile e aperto di attori, musicisti, tecnici e collaboratori garantisce l’approfondimento di un linguaggio comune, una continua ricerca di qualità e la possibilità di tenere in vita il repertorio sia in grandi teatri che in spazi innovativi, secondo una duttile pratica che allaccia la tradizione all’antica italiana al presente. La sua natura nomade è il riflesso di una ricerca che si propone di realizzare progetti di ampio respiro in teatri grandi e piccoli, nelle città e in luoghi più marginali, nel confronto con pubblici di diverse estrazioni, culture ed etnie, confidando nel teatro come strumento di conoscenza, crescita, coesione e apertura.
RIsate di gioia: dati artistici
Da un’idea di Elena Bucci
drammaturgia, scene, costumi, interpretazione, regia Elena Bucci e Marco Sgrosso
Drammaturgia sonora e cura del suolo Raffaele Bassetti
disegno luci Max Mugnai
assistente all’allestimento Nicoletta Fabbri collaborazione ai costumi Manuela Monti
fonico Raffaele Bassetti
macchinista Rocco Andreacchio
tecnico luci Daria Grispino
collaborazione ai costumi Marta Benini, Manuela Monti
direzione tecnica Cesare Agoni, Edwige Paulin
amministratrice di compagnia Francesca Chiappetta
ufficio stampa e comunicazione Veronica Verzeletti, Sabrina Oriani
produzione Centro Teatrale Bresciano, Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale, TPE Teatro Piemonte Europa
collaborazione artistica Le belle bandiere con il sostegno di Regione Emilia Romagna
in collaborazione con Fondazione Campania dei Festival / Campania Teatro Festival
si ringrazia il Teatro Comunale di Russi