OTELLO @ Teatro Duse: Otello vive, Iago regna

In scena al Teatro Duse dall’11 al 13, l’Otello di Andrea Baracco che si impone virtuoso, conquistando il teatro di Bologna con un cast tutto al femminile; con Baracco alla regia e una traduzione e drammaturgia di Letizia Russo, il testo è un successo.

Recensione a cura di Francesco Paolo di Noto

Otello tutto al femminile al teatro duse

Finalmente. Finalmente.
Un’opera Shakespeariana è sempre una scommessa importante, e più passano gli anni più si solidifica la mitizzazione del drammaturgo elisabettiano.
Per quanto tutt’oggi sia considerabile innovativo e contemporaneo, come la grossa parte della drammaturgia mainstream mondiale, Shakespeare soffre di un unico grande difetto: la monocromia femminile, che appesta le attrici di tutto il mondo e le relega a parti complementari di personaggi maschili bisognosi di una spinta.

Federica fracassi: iago

La lunga fila in biglietteria e il subbuglio di giovani spettatrici e spettatori apre le porte a una platea brulicante pronta a rimanere invischiata nelle subdole ed invitanti trame dell’Otello di William Shakespeare. Le luci si abbassano e il brusio cala.
Federica Fracassi, nel ruolo di Iago, apre lo spettacolo con un messaggio diretto al pubblico. La prima delle sottili manipolazioni con le quali il personaggio cercherà l’approvazione e la comprensione di una platea che piano piano si lascerà sedurre dalla mente abile e sinistra di un discutibilissimo Iago.


“Ogni cattivo e’ l’eroe della sua storia”


È vero, fin quando non lo è più, lo Iago di Federica Fracassi si mostra subito per quello che è, mettendo in luce le debolezze e le ingenuità dei personaggi che attraversano la Sua storia. Il pubblico ride e si lascia guidare da un carismatico narcisista che con la più grande sincerità si rivela alla quarta parete per quello che e’: un invidioso insoddisfatto, guidato non dalla brama di potere, ma più dal profondo disprezzo verso chi lo circonda con sincero affetto e stima.

Andrea Baracco: regia

La scenografia essenziale apre, letteralmente, porte e finestre all’interpretazione visiva della scena, che con grande maestria le luci di Simone de Angelis accompagnano con armonie e dissonanze cromatiche, sposando i costumi di Graziella Pepe, che con un taglio malleabile e moderno caratterizzano i personaggi in scena come una sobria cornice tagliata su misura.
Per la cura di Giacomo Vezzani brillanti parentesi musicali in lingua inglese fanno da bouquet scivolando nel testo con audacia e delicatezza, mentre per il resto dell’opera un silenzioso e viscerale tappeto atmosferico picchietta il cielo di un paesaggio già notevole.
Un Otello innamorato di cui non riusciamo a innamorarci, un Otello (Ilaria Genatiempo) che è vero, non il povero eroe buono e saldo di spirito convinto a fare del male con l’inganno, ma un soldato costretto da se’ stesso a quel ruolo, che lentamente si lascerà cadere alla sua brutale natura umana, sprofondando in un abisso di debolezza dal quale stavolta non si salverà con la morte.

Un cast sensibile e misurato che riesce ad aprire altre possibilità emotive senza deviare dall’opera di riferimento.
La gradevolissima sorpresa del Montano di Viola Marietti fa da punta di diamante al capriccio estetico che con grande sensibilità e gusto accompagna lo spettatore nei labirinti della mente di Iago.

Uno spettacolo che sa perfettamente cosa vuole essere e cosa il teatro di solito non concede. Una critica silenziosamente diretta, con la semplicità dell’efficienza e del buon gusto, che torna a farci appassionare di un classico fin troppo reiterato, ma stavolta con un’ampia parentesi che nella sua apertura sembra solo un nuovo inizio che forse prima ignoravamo, concedendo alle interpreti il lusso di complicate sfaccettature di cui la rappresentazione femminile viene troppo spesso completamente privata. 

Note di regia

Il testo di Otello, con le sue domande abissali sull’ambiguità della natura e delle relazioni umane, mi accompagna da molti anni. Esiste, poi, nel testo, un altro tema per me cruciale: la riflessione sulla profonda affinità tra ciò che è teatro e ciò che è vita. Caso e realtà sono le due forze che muovono la storia, gli elementi che Iago, raffinato improvvisatore, combina e manipola per realizzare il suo sogno di perdente radicale, di anima votata alla rovina dentro e fuori di sé. Iago conosce il proprio desiderio oscuro, ma costruisce solo nel tempo, e improvvisando, i dettagli del proprio piano, trasformando scena dopo scena un’oscura volontà in una concreta e collettiva discesa agli inferi. Il suo agire è quello dell’autore che plasma i propri personaggi, è quello del regista che crea l’universo in cui farli vivere (e morire), è quello dell’attore che conosce l’altro da sé perché non teme di conoscere se stesso.
Accanto a lui, Otello e Desdemona, complici involontari del suo disegno, e vittime di un caso che li mette crudelmente di fronte alla verità su se stessi.
Confrontarsi con Otello nel contemporaneo, poi, significa anche scegliere se fondare la propria riflessione sugli aspetti sociali e di dibattito pubblico che il testo genera nei nostri tempi, o affrontarlo cercandone i principi poetici più profondi, le domande più universali. Per l’amore che ho per questo testo, sento la responsabilità di restituirlo al pubblico come squarcio sull’umano e sulle sue contraddizioni.

Da queste considerazioni, ho immaginato a fondazione del progetto un principio di ribaltamento del canone shakespeariano: un cast esclusivamente femminile. Non si tratta di una scelta estetica. Ma poetica: è un inganno, per liberare lo sguardo del pubblico dai pregiudizi sulla storia e i suoi temi, e lasciarsi attraversare dalla terribile consapevolezza che chiunque di noi può, un giorno, trovarsi a giocare il ruolo della vittima o del carnefice, se volontà, fragilità e caso si trovano allineati come astri di una costellazione.

Andrea Baracco

Note di drammaturgia

Mai come nell’Otello di Shakespeare il principio per cui la parola non è pura descrizione della realtà, ma strumento di creazione della realtà stessa, si fa vivo e evidente.
Ogni destino, in questa tragedia, si compie attraverso la parola. Desdemona si innamora dei racconti di Otello sul proprio passato. Otello conosce il mostro dagli occhi verdi grazie alle parole di Iago. Iago sottomette tutti, anche se stesso, alle proprie parole inventate o soltanto insinuate, fino a ridursi al silenzio. Per questo progetto, il lavoro della drammaturgia sarà stratificato: inizierà con una nuova traduzione dell’originale shakespeariano, per restituirne la possibilità di dialogare col presente. Poi, diventerà ricerca di una lingua diversificata e specifica: bassa, insinuante, pericolosa
quella di Iago; in precipitosa trasformazione e frammentazione quella di Otello; concreta e
cristallina quella di Desdemona; vivida e sintetica quella di ognuno degli altri personaggi.
Come fosse materia organica, la lingua sarà accadimento e spazio, universo in trasformazione. Un’isola in cui i destini degli esseri umani mostrano il volto terribile del Fato.

Letizia Russo

Dati artistici

TEATRO STABILE DELL’UMBRIA CON IL CONTRIBUTO SPECIALE DELLA FONDAZIONE BRUNELLO E FEDERICA CUCINELLI

Valentina Acca, Verdiana Costanzo, Francesca Farcomeni, Federica Fracassi, Federica Fresco, Ilaria Genatiempo, Viola Marietti, Cristiana Tramparulo

da WILLIAM SHAKESPEARE

regia ANDREA BARACCO

traduzione e drammaturgia LETIZIA RUSSO

scene MARTA CRISOLINI MALATESTA

costumi GRAZIELLA PEPE

luci SIMONE DE ANGELIS

musiche GIACOMO VEZZANI

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