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TEATRO DUSE: Vuoi tu prendere Willy…
Siamo in una di quelle città americane cadenti, nei quartieri polverosi pieni di fuliggine e ragnatele, siamo nei quartieri magici, incantati dalla luce della fortuna, dove i poveri possono diventare ricchissimi e dove i ricchi possono perdere ogni cosa.
C’è una forte componente fatale, qualcosa che non accoltella ma minaccia il protagonista, Willy, che è condannato dal suo ‘matrimonio’ ma non con sua moglie, ma col suo lavoro, il suo matrimonio coi debiti. Willy dice ironicamente nel primo atto che appena si finisce di pagare una casa ecco che nessuno ci abita più, questa profetica battuta appare come il cuore dello spettacolo.

Se noi osserviamo Willy lo vediamo minacciato da una miriade di spade di Damocle, invisibili e dondolanti che lo sfiorano e prima o poi gli mozzeranno la testa.
Michele Placido recita come un anziano addolorato e sofferente, la sua recitazione è ricolma di smanazzamenti e movimenti poco pertinenti al testo, tuttavia risulta essere profondamente vero e commuovente; conferma di essere un grande attore, ma dilaniato dal tempo e dai ricordi del suo teatro passato

America, America!
Siamo in America, precisamente e Br… no, siamo in Italia, nella città emiliana dei tortellini e della mortadella, in uno dei teatri più belli e sontuosi del capoluogo, siamo al teatro Duse di Bologna e nonostante il dramma sia ambientato a Brooklyn, siamo sempre al teatro Duse di Bologna.
Il tentativo disperato di emulare la grande mela resta un’idea un po’ confusa, un’ideale che non convince troppo. La messa in scena si arrampica con piccozza e scarponi sugli specchi ma continua a scivolare al suolo; a volte l’over acting ricorda alcuni doppiatori di film e perde molto di sincerità.
A dispetto di questo, gli attori più giovani hanno dimostrato grande energia e partecipazione tanto da coinvolgere molto anche la platea, infatti lo spettacolo scorre benissimo, non si avverte una traccia noiosa e sono veramente brevi i momenti morti nei quali lo spettatore potrebbe distrarsi.
Dunque malgrado il forzare l’America e il resto, hanno saputo tenere testa alla grande opera del drammaturgo anglofono; anche se non si può dire lo stesso di Alvia Reale che appiattisce ogni scena, spreca ogni occasione per far commuovere il pubblico.
TEATRO DUSE: Muri che si spostano e alberi che cadono
L’aspetto scenografico è notevole, la produzione ha ripiegato per un semplicissimo set che però si trasforma, muta nelle varie scene per cambiare spazi e ci sorprende ogni volta. Il piccolo muricciolo potrebbe allungarsi o ridimensionarsi, un muro scorrere verso destra o sinistra, per creare una nuova stanza e chissà se un grande ramo d’un albero verdone non possa scendere dall’alto! Anche l’impianto delle luci è molto curato, ci sono luci blu e calde alternate a violente grige nelle scene fuligginose dei jazz bar.
Ma con tutto questo sforzo sembra di essere in America? Be’ ci si prova sempre, ma la geolocalizzazione non sbaglia: siamo sempre a Bologna.
Michele Placido: finché morte non vi separi
Come preannunciato dal titolo, dalle battute profetiche e dall’atmosfera tesa che ci fa preoccupare del nostro commesso viaggiatore, alla fine Willy muore, si suicida. Una morte ironica perché, come dice sua moglie, proprio dopo la sua morte loro hanno finito di pagare il mutuo. Va proprio a finire così, il triste matrimonio con i debiti, il giuramento fatto firmando un contratto, dove l’estinzione dei suddetti debiti sembra pagarsi a caro prezzo, un matrimonio in cui è possibile tradire, in cui tutto è davvero per sempre, finché morte non vi separi.
Dati artistici
GOLDENART PRODUCTION IN CO-PRODUZIONE CON TEATRO STABILE DEL VENETO – TEATRO STABILE DI BOLZANO
Michele Placido, Alvia Reale
di ARTHUR MILLER
traduzione e adattamento MASOLINO D’AMICO
con FABIO MASCAGNI, MICHELE VENITUCCI
con la partecipazione DUCCIO CAMERINI
e con STEFANO QUATROSI, BENIAMINO ZANNONI, PAOLO GATTINI, CATERINA PAOLINELLI, GIANLUCA PANTOSTI, MARGHERITA MANNINO, ELEONORA PANIZZO
scene ANDREA BELLI
costumi SILVIA AYMONINO
disegno luci ALESSANDRO VERAZZI
musiche DANIELE D’ANGELO
regia LEO MUSCATO
fotografie AZZURRA PRIMAVERA