Sergio Blanco, porta all’Arena del sole KASSANDRA, dal 14 al 22 maggio, uno spettacolo innovativo, visuale e fortemente connesso con il mondo moderno.
Contenuti
Kassandra all’arena del sole: vittima senza essere vittima

Kassandra scende dalla sua macchina e ci offre delle sigarette, il suo corpo, e poi ci racconta la sua vita. Ha cambiato sesso, vorrebbe un corpo più bello, Agamennone l’ha portata via da Troia come amante, sua moglie li ha uccisi, ma lei nonostante tutto è qui a raccontarcelo. Ma ora dovrà andarsene con un cliente violento ma facoltoso, M. Flaubert, sapendo che andrà contro morte certa in un tunnel, come Lady Diana.
Kassandra è una vittima che non si pone come vittima. Non sminuisce il proprio dolore ma non si fa sopraffare da esso. Una donna che ha saldi in mano la propria sessualità, il proprio coraggio, il proprio corpo e la propria vita.
Abbiamo sempre visto le donne trans rappresentate come prostitute tossicodipendenti che finiscono per essere uccise. Anche se in passato era questo il loro destino, e non sarebbe giusto o rispettoso raccontare una storia addolcita, questo tipo di rappresentazione ha sempre un retrogusto di colpa, di povero relitto che non può che fare una brutta fine in quanto paria della società.
Kassandra è una prostituta trans con un passato e un futuro drammatico, ma non è una vittima, non è un relitto. È una principessa strappata alla propria terra dai maschi achei che la usano come un oggetto e da cui lei si fa usare con dignità e consapevolezza, cercando di tirare fuori dalla propria tragedia almeno un po’ di piacere.
Sergio Blanco con Kassandra all’arena del sole

Roberta Lidia De Stefano è una statua greca, incarna la solidità e la potenza della tragedia e il trasformismo del contemporaneo.
Sergio Blanco ha scritto una Kassandra che ha salda la propria voce. Sergio Blanco ha dato con la sua scrittura una dignità ad una donna che più di altre nella cultura tragica è stata spremuta, sfruttata e ignorata. Né Euripide né Eschilo né Sofocle le hanno mai dato voce, le si sono concessi giusto due monologhi in un paio di tragedie, e questo a Kassandra giustamente non sta bene. Lei è una profetessa della strada che arriva con la sua macchina (che è anche la sua casa e la sua tomba) e accetta la condanna di vedere sempre il futuro. Ma nessuno le crede mai. E con la consapevolezza della propria morte imminente Kassandra va in contro al proprio destino per incontrare l’uomo che la sfrutta, M. Flaubert (nome non certo scelto a caso), proprio come la Cassandra originale che arriva ad Argo con Agamennone sapendo cosa le accadrà.
Kassandra ci racconta i suoi pensieri più intimi e i lati più torbidi del proprio passato e lo fa come si fa con gli sconosciuti, vomitando informazioni senza freni con il massimo della trasparenza e della fiducia. E quando fatica a raccontare con il suo inglese esperanto, canta. Quando canta e suona è una festa rozza e che fa male alle orecchie, qualcosa di cui non vorremmo mai fare a meno.
Spazio, scena indestrivibilmente innovativi
Maria Vittoria Bellingeri ha creato uno spazio straordinario, sporco e poco accogliente come il ciglio di una strada di periferia, dove la nostra protagonista riesce a farci sentire a casa fumando una sigaretta come con dei vecchi amici. E De Stefano, un vero e proprio colosso di Rodi, porta su di se il dramma di un’ultima tra gli ultimi e la comicità di chi non si prende sul serio.
Lo prossimità allo spazio scenico ci permette di nutrirci della storia e delle emozioni di Kassandra, di poter meglio ammirare lo straordinario corpo di un’attrice che non lascia al caso nemmeno un battito di ciglia. Le luci basse non mettono in difficoltà e si sposano perfettamente ai neon abbaglianti che sono fanali, lampioni e luci di una discoteca allo stesso tempo.
Il testo è rozzo, volgare ed estremamente sensibile, è la storia scritta sugli ultimi da qualcuno che per una volta sa come parlare degli ultimi.
Blanco, Bellingeri e De Stefano ci presentano uno spettacolo che ci ricorda di che cos’è capace il teatro e la performance dal vivo, di emozionarci con storie grezze e taglienti e di farci spellare le mani per gli applausi.
Recensione di Costanza Casadei
Impaginata da Giuseppe Armillotta
Dati artistici
di Sergio Blanco
con Roberta Lidia De Stefano
regia, scene e costumi Maria Vittoria Bellingeri
musiche originali Roberta Lidia De Stefano
luci Andrea Sanson
assistente alla regia Greta Bertani
produzioneERT / Teatro Nazionale
direttore tecnico Massimo Gianaroli
direttore di scena e capo macchinista Mauro Fronzi
capo elettricista Nicolò Fornasini
fonico Alberto Irrera
“macchina” di scena a cura del Laboratorio di ERT / Teatro Nazionale
responsabile e capo costruttore Gioacchino Gramolini
costruttori Riccardo Betti e Roberto Riccò
foto Serena Serrani