IL MIO AMICO HITLER @ Teatri di Vita: appena un passo più in là

Andato in scena a Teatri di Vita, dal 22 al 27 Marzo, lo spettacolo di Andrea Adriatico “Il mio amico Hitler” tratto dal testo di Yukio Mishima. Un testo del 1968, molto complesso e prolisso che tratta di uno dei più grandi ‘cattivi’ dell’umanità: Adolf Hitler; nello specifico da quando diventa cancelliere fino alla notte dei lunghi coltelli.

andrea adriatico e yukio mishima

L’idea di Adriatico di prendere il testo di Mishima è audace, è una grande prova registica confrontarsi con un testo del genere, sarà riuscito a farne trasparire l’originalità, il messaggio ed il linguaggio senza risparmiarsi?
Bisogna dire che l’unica cosa che Adriatico ha fatto è non risparmiarsi, quando avrebbe potuto benissimo risparmiarsi un bel po’ di testo, sì perché una delle maggiori note dolenti di questo spettacolo è la durata. Non è vero che uno spettacolo con una durata importante deve per forza annoiare (gli spettacoli di Antonio Latella sono delle esperienze di circa tre – sei ore e non sono noiosi!) ma in questo caso la ripetizione di parti testuali, e meccanismi scenici porta lo spettatore a chiudere le palpebre e affondarsi nelle poltrone.


Questo è uno spettacolo che fa assopire, non dormire, perché comunque con delle grandiosità sceniche (la trovata del secondo atto è molto interessante) e con una grande performance attoriale lo spettatore quelle due ore e mezza le sente, ma non tantissimo, sbadiglia, ma è anche affascinato.
Ci sono anche tre cambi scena importanti con delle scelte musicali azzardate, sparate a tutto volume che forano i timpani dello spettatore che comunque lo tengono ancorato allo spettacolo.

TEATRI DI VITA: HITLER

Lo spettacolo parla del mostro, del cattivo, della bestia, quello che ha guidato una nazione come una nube d’odio, quello che col suo carisma li ha conquistati tutti. Alcuni studiosi dicono che Hitler sia stato uno sciamano, altri storici credono che ci sia uno sciamano, un incantatore dietro il fuhrer. Questo non possiamo saperlo, ma un brivido ci attraversa la pelle se pensiamo che sia stata opera sovrumana il nazismo o peggio se pensiamo che ci sia una nuvola, uno spirito chiamato “nazismo” che vaga senza corpo e si impadronisce di un volto e di un corpo per vivere, controllare tutto.
Adolf Hitler nell’iconografia classica però non è nient’altro che il mostro, lo vediamo rappresentato con un sorriso felice, divertito ma con gli occhi macabri, la faccia torva piena di sangue, è il bambino frustrato che è cresciuto pieno di rabbia, l’introverso che si è trovato al momento giusto e che ha guidato la Germania pazzamente. A volte i proverbi riassumono più di tutto perché in quegli anni, la Germania era cieca e si era lasciata guidare da un orbo.
“Fra i ciechi l’orbo è re”, questo è l’uomo che hanno seguito i tedeschi.
Nello spettacolo di Adriatico Hitler perde di misticismo e diventa umano, sebbene dietro gli occhi torvi, pieni di sangue si annidi qualcosa di marcio. È interessante, direi fondamentale, il rapporto col suo camerata Ernst Röhm, la loro relazione tossica porterà alla morte.
Hitler è rilassato, teso ma molto più rilassato di come ci si aspettasse; pensoso ma determinato, un uomo furibondo ma in pace con sé stesso, forse una pace che si racconta da solo, forse è quella calma da serial killer che prima di fare a pezzi una vittima mette della musica classica e si lava le mani?

Il mio amico Hitler

Nonostante i mancati tagli fatti con l’accetta al testo, il tentativo di Adriatico di portare alla luce un’opera simile possiamo dire che sia riuscito.
Parlando però della storia cinematografica e teatrale di questi eventi forse non c’è nulla di più di quanto già detto e narrato, resta poco presente un punto di vista, la regia gioca tanto sull’allestimento, almeno questo è ciò che traspare.
Nonostante ponga dei dubbi, delle questioni che possono essere attuali, il problema di testi del genere è che si rischia di aver già detto tutto, si rischia di inciampare nei fossi delle rappresentazioni passate e di stare nella minestra riscaldata e non fare un passo avanti, non andare appena un po’ più in là.

Dati artistici

di Yukio Mishima
traduzione Guanda Editore

uno spettacolo di Andrea Adriatico

con
Antonio Anzilotti De Nitto
Francesco Baldi
Giovanni Cordì
Gianluca Enria

e con la partecipazione amichevole e straordinaria di
Marco Celli, Matteo Curseri, Lorenzo Pacilli

scene e costumi: Andrea Barberini, Giovanni Santecchia
trucco: Enea Bucchi
cura e aiuto: Saverio Peschechera, Miriam Auricchio
immagine e grafica: Daniela Cotti, Filippo Partesotti
tecnica: Lorenzo Fedi, Anna Chiara Capialbi, Giovanni Iaria

una produzione Teatri di Vita
in collaborazione con Cuore di Tokyo Festival
con il sostegno di Comune di Bologna, Regione Emilia-Romagna, Ministero della Cultura


Durata: 135 min

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