GLI ULTIMI GIORNI DI POMPEO@Teatri di Vita: La dama bianca

È andato in scena dal 14 al 16 ottobre, a Teatri di Vita, lo spettacolo della compagnia Sosta Palmizi: Gli ultimi giorni di Pompeo, tratto dall’omonima graphic novel del compianto Andrea Pazienza, narra dello scabroso rapporto tra Pompeo e la dama bianca: l’eroina.

Sosta palmizi: Pompeo, Pompeo e Pompeo

Prima dell’inizio dello spettacolo, qualcosa accade sul palco: il movimento alienato e molle dei tre attori fa già presagire quale sarà l’atmosfera. Massimo Bonechi, Giorgio Rossi e Riccardo Goretti, si scambiano il ruolo del protagonista con l’avanzare delle scene, con le tute complementari, tutti e tre sono Pompeo, sono narratori ed interpreti e sono lì per Pazienza. La loro forza è la versatilità: i tre attori recitano in modi diversi ed utilizzano uno stile comunicativo sempre vario: linguaggio colloquiale, recitazione furiosa, silente e pacata, poetica ed immaginativa fino ad arrivare al linguaggio della danza. Gli intermezzi danzerecci di Giorgio Rossi, a volte un po’ prolissi, sono pieni di forza e profondamente drammatici, anche se con costumi e musiche allegre (come quando danza con le orecchie di Topolino sotto le note di ‘The Photo Song’) quelle immagini, nel contesto in cui è raccontata la storia, ci fanno sorridere amaramente.

Il lavoro fatto dalla compagnia Sosta Palmizi è di trovare degli escamotage per far “respirare il pubblico”, poiché la storia del fumetto, trasposta fedelmente, non lascia molto spazio all’allegria, l’alternare momenti leggeri a pesanti tensioni rende lo spettacolo una montagna russa e ci lascia lo stomaco attorcigliato.

Gli ultimi giorni di Pompeo: Matite e chine fatte di carne

«Il mio primo disegnino riconoscibile l’ho fatto a 18 mesi, era un orso, questo testimonia quanto era forte in me il bisogno di disegnare»

Andrea Pazienza

Andrea Pazienza, se non il più grande fumettista degli anni 80’, possiamo dire con certezza che era il più influente, un diamante italiano che brillava a Bologna come solo chi ha vent’anni può fare. Gli ultimi giorni di Pompeo è il suo ultimo fumetto, toccante e profeticamente capitale, una morte che Paz si è preannunciato che ha disegnato e scritto.
C’è da dire che i protagonisti dei suoi disegni sono sempre stati un’estensione della sua personalità, erano una voce che lui aveva nella testa, simili, ma non uguali a lui. Pazienza è stato Pentothal, Zanardi e anche Pompeo, quest’ultimo era la figurazione fedele dell’artista da quando ha iniziato a scriverlo fino alla sua morte. Pompeo era un artista con la dipendenza dall’eroina, così come lo era Pazienza, la morte dell’uno è la morte dell’altro. La graphic novel descrive la discesa all’inferno e la conseguente morte di Pompeo, che si trova costantemente tra gente poco affidabile, in situazioni assurde che raggiungono il fondo della disgrazia umana, descrive un argomento scabroso con verità, si spinge fino all’inverosimile e graffia le coscienze dei lettori senza essere retorico.


Lo spettacolo, magistralmente, riprende i disegni e li porta in scena senza troppe modifiche, ci si chiede ancora come abbiano fatto a trasmutare in pièce un fumetto senza guastarne il cuore, è un lavoro impressionate che non può che lasciare a bocca aperta. La sensazione di disagio che si prova leggendo il fumetto è la stessa che si prova vedendo lo spettacolo, c’è qualche verme che ci colpisce alla pancia e circola in tutto il corpo.

Pompeo: fragilità e devastazione

“Se mi dovesse succedere qualcosa voglio solo un po’ di terra a San Severo e un albero sopra”

Andrea Pazienza

Pompeo sa che morirà, come anche Pazienza, entrambi hanno già accettato il loro destino, stoicamente, con un volto lungo ed inespressivo, ma non va mai tutto come previsto.
La chiamata della mamma è senza dubbio il momento più devastante dell’opera, ripresa benissimo dalla voce registrata di Lucia Poli, che dà al pubblico un pugno nello stomaco. L’inferno si spezza, è tutto a posto, c’è la mamma, quella che Pompeo aveva dimenticato nel tumulto dell’eroina. Piange, seduto su un divano, inerte e per un attimo lo spettatore spera che Pompeo l’ascolti, ma dopo un singhiozzante ‘Ti voglio bene’ la tragedia è ormai compiuta, le spade di Damocle che penzolano sulla testa di Pompeo stanno per cadere. Presto Via del Cardo, dove abitava, si sarebbe vestita a lutto.

Sosta palmizi ed andrea pazienza

Andrea Pazienza nel 1987 firmò la scenografia dello spettacolo di danza dai colli del coreografo Giorgio Rossi, quarant’anni più tardi il coreografo prende parte a questo progetto e rappresenta l’artista. Scenograficamente è pulito, gli oggetti che si usano sono essenziali e le immagini che vanno a nascere sono forti, indimenticabili, lo spettatore lascia la sala sbigottito, ammirato, disgustato, confuso ma con dei timbri di immagini nel cervello.
C’è un divanetto, una lavagna, e un enorme pannello con un albero al centro, nulla di più essenziale, eppure la compagnia arricchisce e cambia lo spazio continuamente con oggetti che lo dilatano o lo restringono.
Lo dicono gli applausi finali del pubblico che sono fragorosi e pieni di energia, con la speranza che arrivino anche a te, Andrea. Gli ultimi giorni di Pompeo è uno spettacolo che solo Sosta Palmizi poteva mettere in scena, così come è un fumetto che solo un genio come Pazienza poteva creare.

Note di regia di Riccardo Goretti

Qualche anno fa, a un laboratorio di drammaturgia, mi venne l’idea di portare, come testo da analizzare, proprio questo “Pompeo”. Chiaramente, utilizzare solo il testo di una storia a fumetti, senza le tavole annesse, è un’operazione che nel 99% dei casi si rivela di interesse piccolo, o nullo. Ma, lo scoprii insieme ai ragazzi quel giorno, anche se lo sospettavo molto, NON in QUESTO caso. La storia (autobiografica? Fino a che punto? Se ne discute spesso. Ma ci interessa davvero?) degli ultimi giorni di un eroinomane convinto di togliersi la vita, se narrata senza l’ausilio degli stupendi disegni di Pazienza, non perde un grammo della sua epicità, della sua profondità, del suo dramma – nel senso più etimologico che si possa immaginare. Certo, diventa una cosa leggermente differente, e va saputa trattare coi guanti. Da qui l’idea di questa messa in scena, tanto ponderata, tanti anni dopo la prima volta che ho sfogliato quelle pagine. Il desiderio di una cura particolare mi aveva sempre fatto rimandare questo momento. Ma i miei collaboratori di questo giro sono delle sicurezze: Massimo Bonechi, regista e attore con cui ho già affrontato svariate avventure progettuali, è intanto un grande appassionato di fumetti. Ma più che altro è un artista della cura. Meticoloso, attento, sensibile in ogni gesto. Giorgio Rossi è un danzatore e coreografo che non ha nessun bisogno ch’io lo presenti da queste poche righe. Ma a questo si deve aggiungere – e forse non tutti lo sanno – che era un grande amico di Andrea. E per questo anche lui è una garanzia di attenzione a ciò che andremo a fare. Infine, se ce ne fosse ancora bisogno, ci confronteremo costantemente con Marina Comandini, moglie di Andrea Pazienza e da trent’anni scrupolosa curatrice della sua legacy, artista a sua volta, straordinaria disegnatrice. Dunque voglio e vogliamo credere che dopo trentacinque anni questa opera straziante e meravigliosa vada a cadere, nella sua restituzione scenica, nelle migliori mani possibili, ora che ci siamo permessi di passare dal pensiero all’azione. Per me è un privilegio già solo scrivere questa breve presentazione, e ciò mi rende convinto che uno spettacolo su “Pompeo” – rispettoso del testo fino alla sillaba, trasudante amore per l’opera originale in ogni faro acceso e gesto scenico – sia in questo momento la cosa giusta da fare.

Gli ultimi giorni di Pompeo

da un’idea di Riccardo Goretti
di e con Massimo Bonechi, Riccardo Goretti, Giorgio Rossi
con l’amichevole consulenza di Marina Comandini in Pazienza
con la partecipazione speciale di Lucia Poli e David Riondino
sound e light design Giacomo Agnifili
produzione Teatro Metastasio di Prato/ Ass. Sosta Palmizi
costumi di Chiara Lanzillotta

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