Il festival Gender Bender nasce a Bologna nel 2003 e si propone di indagare le tematiche del corpo e del genere attraverso numerosi linguaggi artistici. All’interno del programma di quest’anno, ospitato dallo spazio di produzione artistica DAS, il 7 novembre va in scena in prima nazionale Atlas da boca, una coreografia datata 2021 della brasiliana Gaya de Medeiros che interpreta insieme al ballerino portoghese Ary Zara.
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Atlas da boca riempie il DAS
L’atlante del titolo è composto dalle coordinate che i due performer tracciano tra loro e il pubblico che li circonda; la bocca che veicola senso attraverso la parola e che assaggia la realtà. Il clima è familiare, da studio in sala prove, non c’è dislivello tra il palcoscenico e il pavimento dove sono seduti per terra alcuni spettatori: i due li accolgono con la luce in sala, raccontando e mettendo in scena una parte della coreografia che hanno dovuto a malincuore eliminare. Chiamato il buio, inizia la performance.

Zara e de Medeiros per Atlas da boca, un esercizio di autobiografismo
Zara e de Medeiros si alternano in scena, tra assoli fisici e di parola, in una mistura di linguaggi e di idiomi che neanche i sottotitoli proiettati in alto a sinistra del palco riescono a decodificare e imbrigliare. I loro movimenti sembrano quasi completamente autonomi, verbo specifico della loro fisicità, tanto che quando si incontrano è come se cozzassero. Zara spesso si muove sul posto in proscenio, attorcigliandosi su se stesso e abbarbicandosi sul corpo di de Medeiros, che però nei suoi assoli conquista il fondo della scena correndo e battendo i piedi da una estremità all’altra. L’armonia è raggiunta attraverso un amplesso protetto dal buio della sala, dal quale riemergono nudi a prendersi gli applausi.
Atlas da boca: la coreografia
La bocca è il centro propulsore della coreografia, che blocca coi denti il tallone di Zara. Sono le labbra di de Medeiros che scompaiono tra le gambe del compagno. Le parole sono colloquiali, raccontano di aver scorto dio nella vita di tutti i giorni, di aver perso un sex toy in aeroporto, dell’infelice assonanza tra i verbi “stancarsi” e “sposarsi” in portoghese. Ma le parole evocate sono anche simboliche per due individui che hanno affrontato un processo di transizione. Sono quelle che Zara tatua sul corpo danzante di de Medeiros puntandole il proiettore, che le restituisce in inglese e in portoghese una dietro l’altra.
Soluzioni di regia per Atlas da boca
Il buio e la luce sono prodotti dalla cabina di regia che traduce l’apparizione di dio in lampi stroboscopici e dai performer stessi che con dei led scoprono i contorni inequivocabili dei loro corpi. In aperto dialogo con il pubblico, senza pudore mostrano l’alterità del loro linguaggio artistico, che forse corre più veloce del discorso, così audace da puntare il proiettore sul soffitto. Qualcuno si è mai spinto a guardare sin lassù?
Visto il 7 novembre
Atlas da boca: cast e dati artistici
Co-creazione e interpreti: Ary Zara, Gaya de Medeiros
Video: Ary Zara
Light design: André de Campos
Suono: Milton Estevam
Sottotitoli: Joana Frazão
Management: Irreal
Coproduzione: Alkantara and Companhia Olga Roriz
Con il supporto di: República Portuguesa – Cultura I DGARTES – Direção-Geral das Artes