All’Arena del sole di Bologna Cesare Ronconi ci porta Enigma, una rielaborazione della storia di Pinocchio con il testo della poetessa Mariangela Gualtieri. In scena dei bravissimi performer e una musica ipnotica, ma è tutto ciò che resta di tanta forma fine a sé stessa.

Enigma: un Pinocchio che non ha nulla da dire
Dal foglio di sala leggiamo: un Pinocchio, il tutto mediato da una fatina potente e magica, mentre la scena è abitata e sostenuta da Mangiafuoco. Quello che però vediamo in scena è un susseguirsi di immagini esteticamente gradevoli ma vuote, quasi sconnesse ma nella sua accezione peggiore, senza nulla da trasmettere.
Cesare Ronconi e una partitura sterile
La partitura apparentemente ispirata e sensibile fatta di canto e suono dal vivo, movimento e parole non è altro che questo: canto, suono, movimento e parole. Un’accozzaglia di elementi che sembra uscita dalla peggior parodia di ciò che il pubblico scettico e disilluso crede essere il teatro contemporaneo.
Enigma: un’esorcizzazione della pandemia di cui non avevamo bisogno
Dal foglio di sala leggiamo che è tutta un’operazione per esorcizzare la paura della morte, dopo la situazione degli ultimi anni. Tralasciando la spocchia di chi con un accozzaglia di immagini e di gesti inconsulti sul palco vuole parlare alla pancia del pubblico che viene da una pandemia globale, ci si chiede cos’abbiano pensato Cesare Ronconi, o Silvia Calderoni, Chiara Bersani, o chiunque abbia lavorato dietro le quinte. Nessuno ferma mai uno spettacolo durante le prove generali o durante una semplice filata per dire “Ragazzi, basta”?
Sulla soglia tra vivi e morti
Si ha l’impressione che negli ultimi anni si voglia prendere in giro il pubblico, i colleghi, il sistema stesso. Ci si chiede perché un teatro stabile decida di produrre un tale crogiuolo di fuffa. Ci si chiede se non basti essersi fatti un nome con un paio di spettacoli validi o perlomeno discretamente convincenti per poi avere il lasciapassare per mettere in scena qualsiasi cosa.
“Sulla soglia tra vivi e morti” dice il foglio di sala, forse si riferisce al pubblico che già dopo mezz’ora perde le proprie capacità motorie e intellettive e inizia a valutare di lanciarsi dalle balconate dell’Arena del Sole.
Enigma: una messa in scena che aveva del potenziale
Il pubblico si accomoda solo nei palchi e nelle gallerie perché la platea è chiusa per fare spazio alla regia e ai musicisti, quindi si contempla il tutto dall’alto. Questo permetterebbe una visione più globale di un palco disseminato di oggetti di dubbia utilità e un letto con un enorme Pinocchio di legno, quasi un capezzale, unico elemento forse interessante e suggestivo. La distanza dal palco non aiuta, forse una prossimità maggiore avrebbe permesso un coinvolgimento maggiore.
Forse tracotanza, forse ingenuità, forse menefreghismo
Come diversi spettacoli negli ultimi anni a volte sembra mancare uno sguardo esterno obiettivo e sincero. Forse è fisiologico essere così dentro alla propria arte e alla propria idea scenica da scordarsi che qualcuno di esterno dovrà sorbirsi ciò che si sta proponendo. Sembra scontato, ma se ormai questa è la norma, forse è il caso che si rivedano le proprie priorità. Non è obbligatorio mettere in scena spettacoli a tutti i costi, e quando le maestranze che vi prendono parte sono così capaci, forse bisognerebbe alzare un po’ l’asticella.
Regia, allestimento e luci: Cesare Ronconi
Testo originale: Mariangela Gualtieri
Con: Chiara Bersani, Silvia Calderoni, Mariangela Gualtieri, Matteo Ramponi
E con, al canto: Silvia Curreli, Elena Griggio
Musiche dal vivo di e con: Attila Faravelli, Ilaria Lemmo, Enrico Malatesta
Foto di Simona Diacci Trinity