CALDERON @ Arena del sole: Pasolini e gli intellettuali d’oggi

All’Arena del sole torna ad abbracciare Pasolini, il regista premio ubu Fabio Condemi, con lo spettacolo Calderon, primo nel progetto “Come devi immaginarmi”. Tanti attori calcano il palco, tante scenografie ci stupiscono ma lo spettacolo sarà riuscito a conquistare la platea che durante la prima della stagione dell’arena del sole sembra essere esigente?

Arena del sole: Calderon, senza mezzi termini

Le poltrone fremono a questa prima assoluta di uno spettacolo complesso ma del quale si hanno molte aspettative. Il pubblico assiduo dell’arena del sole, non vede l’ora di cominciare la stagione nella sala Leo de Bernardinis, purtroppo la platea, sorridente, non immagina il seguito della serata.
Senza mezzi termini, con le sue due ore e quindici minuti, senza intervallo, Calderon, è uno spettacolo noioso, lento, senza ritmo e veramente poco studiato. Un’occasione persa per il regista per approfondire il rapporto tra il drammaturgo spagnolo e il nostro Pasolini, perché appare un lavoro fatto su commissione, senza nessun coinvolgimento sia da parte degli attori, sia da parte del regista.

Come devi immaginarmi: Valter Malosti e Giovanni Agosti

Prima dello spettacolo Valter Malosti, direttore di ERT e Giovanni Agosti, critico d’arte, scrittore e grande accademico ci fanno un discorso introduttivo sulla genesi dello spettacolo ma soprattutto sul progetto dedicato a Pasolini “Come devi immaginarmi”, con questo spettacolo si dà il via all’inizio del progetto e ci saranno altri appuntamenti all’interno della stagione per sviscerare l’intero corpus Pasoliniano.
L’introduzione, seppur prolissa, ha dato un’idea su quello che ci sarebbe stato, dunque nulla di disturbante, a differenza dell’entrata in scena di una figura che letteralmente spiegava, teatralmente o meno, determinate cose dello spettacolo, trovo che un “foglio di sala parlante” non sia esattamente la cosa migliore da adottare all’interno di una regia teatrale, guastava solamente l’atmosfera, spezzava i ritmi che già facevano fatica ad esserci.

Arredamento ikea: la scenografia

Siamo accolti da un letto, sul quale è steso un corpo addormentato e sulla testata, a destra e a sinistra, due microfoni. Un’immagine molto bella, evocativa che difficilmente lascia il cervello una volta vista. Questo letto era una parte importante delle scene, veniva spostato con un meccanismo di qua e di là. Dietro il letto c’è una porta semi aperta. Nulla di più bello che una scenografia minimale, semplice, essenziale e invece no. La scenografia è troppo ambiziosa, vuole ricreare luoghi, momenti, immaginari, ma ci riesce difficilmente, anzi moltissimi set sembrano usciti da ikea, sono troppo moderni ed poco evocativi. Le uniche scene ben fatte sono quelle con Pablo e la ”gabbia delle prostitute”, un immaginario lì c’è ed è anche chiaro, studio certosino o pura casualità?

calderon: le note dolenti

Per quanto ci siano tanti problemi, sono ”problemi di contorno”, i veri due problemi sono: la recitazione e l’adattamento del testo.
Il primo non ha bisogno di tante spiegazioni: gli attori, non tutti, ma la maggior parte, non si emozionano, recitano meccanicamente il testo, suonando le parole, gracchiano sulla scena, sibilano delle battute che non appartengono a loro, i personaggi sono bidimensionali, camminano ferocemente spaccando il palco e portando l’insipida emozione delle parole in giro. L’assenza di ritmo, di azione, di relazioni tra di loro rende tutto annacquato ed il pubblico si addormenta. Ci sono tuttavia delle scene che, semplicemente, sono belle. Come la scena tra Pablo e la prostituta e la scena finale nella quale un po’ di ritmo c’è e il pubblico non solo tira un sospiro di sollievo, ma è attento e ride anche, ma non poteva essere tutto così?
C’è da dire che anche l’adattamento non aiutava gli attori, essendo un testo così complesso è normale la difficoltà che si prova nel recitarlo, il linguaggio è molto distante, l’opera difficile da fruire, ma perché questa scelta?

L’eredità di Pasolini: gli intellettuali d’oggi

Calderon è uno spettacolo da intellettuali, non è uno spettacolo che può fruire il grande pubblico. Questa è l’eredità che ci ha lasciato Pasolini, ovvero delle produzioni artistiche che si spacciano per essere per tutti, quando in realtà sono solo per un’elite. Questa oligarchia teatrale è sempre più diffusa ed è uno dei motivi per il quale la gente si allontana dal teatro. Questo è uno spettacolo che non ha nemmeno la pretesa di piacere e di essere capito, è uno spettacolo che si presenta così com’è e se il pubblico si annoia, non fa niente perché a noi intellettuali piace così, perché l’arte non è merce, perché siamo tutti uguali ma noi siamo intellettuali, quindi meglio di voi che non capite cos’è l’arte.

CALDERON: DATI ARTISTICI

diPier Paolo Pasolini

regia, ideazione scene e costumiFabio Condemi

con (in o.a.)Valentina Banci, Matilde Bernardi, Marco Cavalcoli, Michele Di Mauro, Carolina Ellero, Nico Guerzoni, Omar Madé, Caterina Meschini, Elena Rivoltini, Giulia Salvarani, Emanuele Valenti

scene, drammaturgia dell’immagineFabio Cherstich

costumiGianluca Sbicca

luciMarco Giusti

disegno del suonoAlberto Tranchida

assistente alla regiaAngelica Azzellini

produzioneEmilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale, LAC Lugano Arte e Cultura

in collaborazione conAssociazione Santacristina Centro Teatrale

scene costruite presso il Laboratorio di Scenotecnica di ERT
responsabile del Laboratorio e capo costruttore Gioacchino Gramolini
costruttori Tiziano Barone, Davide Lago, Sergio Puzzo, Veronica Sbrancia, Leandro Spadola
scenografe decoratrici Ludovica Sitti con Sarah Menichini, Benedetta Monetti, Bianca Passanti, Martina Perrone
costruzioni in ferro realizzate da Falegnameria Scheggia
assistente alla progettazione scenografica Greta Maria Cosenza
costumi realizzati presso il Laboratorio di Sartoria del Piccolo Teatro di Milano – Teatro D’Europa
direttore tecnico Massimo Gianaroli
direttore di scena Lorenzo Martinelli
macchinisti Rebecca Quintavalle e Davide Lago
attrezzista Benedetta Monetti
capo elettricista Giuseppe Tomasi
fonico Alberto Tranchida
sarta Elena Dal Pozzo

nell’ambito del progetto “Come devi immaginarmi” dedicato a Pier Paolo Pasolini

un ringraziamento a Acondroplasia Insieme per crescere Onlus

foto di scena Luca Del Pia
documentazione video Lucio Fiorentino

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