CADUTO FUORI DAL TEMPO @ ARENA DEL SOLE: Fenditure nello spazio-tempo

Elena Bucci e Marco Sgrosso portano all’Arena del sole un profondissimo testo dell’israeliano David Grossman, che ci trasporta in un turbinio di dolore fino alla catarsi e all’eterno saluto che solo un genitore può fare ad un figlio morto prima di lui

All’arena del sole: profondità ghiacciata

Caduto fuori dal tempo è uno spettacolo freddo e distaccato, ma allo stesso tempo caloroso e coinvolgente. L’atmosfera che si respira fin dall’inizio è solenne e ghiacciata come delle stalattiti d’inverno, i due attori recitano come sotto un incantesimo, con profondissima attenzione all’ambiente circostante, difatti nelle prime scene tutto appare immobilizzato.

Pian piano il ghiaccio si scioglie grazie al fuoco che divampa nel cuori degli attori, ma rimane una solennità non indifferente che viene subito avvertita nel pubblico; tuttavia, questa serietà non depenna lo spettacolo, si può dire che per le tematiche affrontate invece, lo esalta.

La sottile linea all’orizzonte di David Grossman

In questo spettacolo, senza girare attorno a paroloni o mezze misure, si parla di morte.
David Grossman scrive quest’opera quattro anni dopo la perdita di suo figlio, ucciso in missione da un missile anticarro sul fronte libanese. La lacerazione nell’animo del padre-poeta scatena dei sentimenti umani che messi su palco risultano devastanti.

Il rapporto con la morte è sempre stato trattato nell’arte, e affascina tutti gli umani perché tutti cercano di capire, ma senza sapere, si fanno esempi, si dice qualcosa che potrebbe somigliare o avvicinarsi, ma senza sapere cos’è la morte, dopotutto chi sa davvero cos’è la morte non può venirlo a raccontare nel mondo dei vivi.
Il testo tenta quindi di intravedere l’orizzonte, una sottile linea che riusciamo solo ad immaginare , un oltre che tutti immaginiamo ma nessuno conosce.

Elena Bucci e Marco Sgrosso: una coppia che non sbaglia

Elena Bucci e Marco Sgrosso sono due attori che collaborano insieme da tantissimi anni e sono semplicemente una coppia che non sbaglia mai. Volendo fare un paragone azzardato e forse poco pertinente a quella che è l’attività teatrale dei due, si può dire che Sgrosso e la Bucci sono un po’ come Lennon e Mccartney o come Morricone e Sergio Leone. Hanno entrambi una chimica teatrale che esplode, zampilla, fuoriesce ed inonda la platea di materia viva.

Ad affiancare i due attori c’è però un personaggio che non è meno interessante dei due, non è un attore ma la sua presenza sul palco lo dipinge come tale, si chiama Simone Zanchini ed è un fisarmonicista. Ecco, la sua musica è perfettamente connessa con le recitazioni dei due e crea una connessione triangolare rigorosissima che ci fa sognare, ci porta in un altro universo parallelo, tant’è che pare anche a noi di ‘cadere fuori dal tempo’.

CADUTO FUORI DAL TEMPO: Onirico ma realistico

La messa in scena è forte, i cambi di scena sono inaspettati, una tendina si apre a destra, una a sinistra, una al centro, e ci sembra di ripercorrere ricordi, stati d’animo, pezzi di cuore frantumati che i personaggi cercano di collegare ma con uno scotch che non attacca più, un nastro adesivo debole che rende ancor più fragile e traballante tutto.

Il risultato è onirico, lo spettacolo sembra essere ambientato nell’aldilà, tuttavia ha una profondissima componente realistica, è chiaro che il dramma dei personaggi riguarda anche il pubblico, che anche se non si è mai vestita di quei drammi e di quelle emozioni ritiene che sia assolutamente vero; la platea non ha dubbi: dopo la perdita di un figlio ci si sente in quel modo.

Ma la favola di Grossman non è solo un biglietto per l’inferno, ma ha anche un piccolo ponte per il paradiso.
C’è respiro nel dolore, c’è respiro”, con questa frase, sussurrata da un bambino invisibile, si tampona il dolore, si dissolve in un inno d’amore e marciando sul confine tra i vivi e i morti forse è possibile ricominciare a vivere pacificamente, seppur ogni tanto sconquassati e tirati avanti ed indietro ‘fuori dal tempo’.


Dati artistici

dal testo di David Grossman
edito in Italia da Mondadori, traduzione di Alessandra Shomroni
progetto, elaborazione drammaturgica e interpretazione Elena Bucci e Marco Sgrosso
regia Elena Bucci con la collaborazione di Marco Sgrosso
musiche originali eseguite dal vivo alla fisarmonica Simone Zanchini

disegno luci Loredana Oddone
cura e drammaturgia del suono
 Raffaele Bassetti
ideazione spazio scenico Elena Bucci, Giovanni Macis, Loredana Oddone
elementi di scena e costumi Elena Bucci e Marco Sgrosso
trucco e consulenza ai costumi Bruna Calvaresi
assistente all’allestimento Nicoletta Fabbri
progetto a cura di Mismaonda
produzione Centro Teatrale Bresciano, TPE Teatro Piemonte Europa e ERT / Teatro Nazionale
collaborazione artistica Le belle bandiere
Spettacolo realizzato con il sostegno di NEXT 2021

foto di Marco Caselli Nirmal

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