AFFABULAZIONE @ ARENA DEL SOLE: in scena la critica ai dogmi della contemporaneità

AFFABULAZIONE, di Pier Paolo Pasolini è un Edipo Re che si mescola con il mito di Cronos. È un sogno angoscioso, un viaggio labirintico nella coscienza della classe borghese nel 1966, che oggi, invece, vive nella coscienza di tutti noi. La tragedia di Pasolini diventa, nella lettura del regista Marco Lorenzi, un thriller psicologico crudele, a tratti noir, perturbante e surreale, andato in scena all’Arena del Sole fino al 18 maggio 2023., spettacolo messo in scena nell’ambito di “Come devi immaginarmi” progetto dedicato a Pierpaolo Pasolini.

In AFFABULAZIONE: Pasolini ed il mancato dialogo fra generazioni 

Affabulazione_ph_Giuseppe_Distefano

Marco Lorenzi approfondisce notevolmente lo studio di una più che complessa opera Pasoliniana che già di per sé offre innumerevoli spunti di riflessione.

Il regista porta a noi una lettura contemporanea del dramma antico, cercando di sfruttare il potere dell’autore per sensibilizzare il pubblico odierno a interrogarsi su dogmi umani che ci appartengono da sempre e che tuttora sono in grado di travolgerci.

È riuscito nel suo intento, Lorenzi, ponendoci chiaro il perché che orbita intorno ad Affabulazione, ovvero: il mancato dialogo tra generazioni.Nella trasposizione teatrale del nostro giovane regista è il rapporto complesso tra padre e figlio a svelarne le difficoltà.

Affabulazione: l’opera pasoliniana

Il sipario si apre su un padre in preda all’isteria, alla malattia, alla schiavitù dei pensieri che sembrano tormentarlo e renderlo irrequieto nel suo invecchiare.

Veicolo di questo è la compagna, moglie e madre. Quest’ultima si rivolge con affezione al vecchio uomo, curandolo con tutte le attenzioni e dolcezze da lei possibili. La donna ne asseconda i discorsi, gli placa i tormenti, lo veste e lo soffre, lo sente pregare ad ore, lo vede perdersi nei pensieri, lamentarsi in lunghi monologhi e smaniare costantemente per le attenzioni morbose che nutre verso il figlio.

Nonostante sia chiaro che l’uomo ha perso la ragione ormai da tempo, il clima in cui la famiglia abita non sembra voler svelare al padre la propria condizione. Tantomeno il figlio, seppur potendo tradirsi per la giovane età, pare voglia rendere il padre responsabile della poca lucidità che gli è rimasta.

AFFABULAZIONE: la messa in scena

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Il rapporto tra i due viene messo in scena facendo godere al pubblico di un bilanciato scambio di punti di vista: soffriamo il castigo del figlio di avere un padre ossessivo nei suoi confronti e al contempo pietoso, e godiamo dell’accesa passione del vecchio verso la propria prole, così invidiata e bramata da lui.

Curioso è che la prima scena che noi vediamo non coincida con la scena che da inizio alle vicende: il nostro regista Marco Lorenzi scrive tra le note di regia

“Affabulazione non si muove in modo lineare sul percorso cronologico chiaro, al contrario la sua drammaturgia è circolare, l’ultima scena è la chiave di accesso al sogno iniziale del padre. Solo così ci è possibile capire che il piano di realtà del testo non è la villa in cui si svolge gran parte della vicenda, ma l’ultimo scenario: la stazione ferroviaria.

la vicenda inizia con il sogno angoscioso che risveglia in un industriale lombardo un’oscura attrazione per il figlio. in una sorta di rovesciamento del mito edipico, il padre cerca di risolvere il figlio come se fosse un enigma, quando egli non può essere capito ma solo accettato egli è un mistero.”

Le teste di pecora come maschere

Meraviglioso e pittoresco è il quadro animato che prende vita tra lo scorrere delle scene di narrazione: talvolta cinque, tre, una, quattro e due sono le teste delle pecore indossate dagli attori, per l’occasione solo veicolo di un potere estetico più grande e impattante. Maschere che sono monumenti curatissimi nei dettagli, a sottolineare in modo istantaneo il senso più profondo dei grandi avvenimenti e snodi della vicenda. Il parallelismo e la critica di fondo verso la contemporaneità, dunque verso la nostra società, è chiarissimo e potente.

Il pubblico poggia una mano sul ventre e una sul cuore di fronte a quella rappresentazione di se stessi, e subito ci sentiamo sporchi, tanto quanto coinvolti.

Emozionale e vivo è il regalo che la compagnia ci fa con questa soluzione scenica.

La regia di Lorenzi in AFFABULAZIONE, all’Arena del Sole 

AFFABULAZIONE_arena del sole

Tutto perfettamente messo a punto.

La regia di Lorenzi non sbaglia un colpo e il gran sostegno interpretativo degli attori asseconda pienamente la riuscita.

Fosse una piega non ci sarebbe un capello fuori posto, un quadro non uno sbaffo di vernice, una torta non un cristallo in più di zucchero. Forse stucchevole?

Pare inaffondabile questo Titanic, perfettamente costruito contro le regole dell’affondo. Sereni dei loro archetti magistralmente appuntati gli attori danno libero sfogo ad anni di importante formazione e giovani talenti. Con disinvoltura pestano il palco dell’Arena non disturbando affatto l’acustica, leggeri, silenziosi, puntuali, perfetti.

Sentiamo tutti gli appuntamenti registici, tutti i suggerimenti esterni, godiamo delle ore di prove e duro lavoro, di un acuto occhio a sistemare le virgole e mettere tutti i punti sulle “i”.

Un’orchestra, un direttore, uno spartito e inizia lo spettacolo.

AFFABULAZIONE – cast e spettacolo

di Pier Paolo Pasolini 

regia
Marco Lorenzi

con: Danilo Nigrelli, Irene Ivaldi, Roberta Lanave, Barbara Mazzi, Riccardo Niceforo

dramaturgia: Laura Olivi 

scenografia e costumi: Gregorio Zurla

disegno luci: Giulia Pastore

disegno sonoro: Massimiliano Bressan 

assistente alla regia: Yuri D’Agostino

suggeritrice Federica Gisonno
scene realizzate dal Laboratorio di Scenotecnica di ERT
responsabile del Laboratorio e capo costruttore Gioacchino Gramolini
costruttori Sergio Puzzo, Veronica Sbrancia, Davide Lago, Leandro Spadola
scenografi decoratori Ludovica Sitti con Benedetta Monetti, Sarah Menichini, Tiziano Barone
calco e maschere Alessandra Faienza, Ilaria Ariemme
direttore tecnico Massimo Gianaroli
direttore di scena Mauro Fronzi
macchinista Alfonso Pintabuono
elettricista Salvatore Pulpito
fonico Massimiliano Bressan
fonico di palcoscenico Francesco Vacca
sarte Elena Dal Pozzo / Anna Vecchi 
produzione Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale
in collaborazione con AMA Factory e Il Mulino di Amleto
si ringrazia TPE – Teatro Piemonte Europa

foto di scena Giuseppe Distefano
video Vladmir Bertozzi

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