La terza edizione del Festival InDivenire ancora in corso allo Spazio Diamante di Roma fino al 12 ottobre, ci consegna una delle sue pietre più preziose: BELLI CAPELLI, della compagnia Eterìa, narra il tragico sviluppo di un mito antichissimo, fra canti, musica e dialetti dal sapore mediterraneo.
Tra i tanti miti che accompagnano la lunga storia dell'uomo la compagnia Eterìa ha scelto quello di Sansone e Dalila, storia di amore e morte ripescata dal libro dei Giudici nell’antico testamento della Bibbia, arrangiandola musicalmente a mio avviso magistralmente, dal maestro Andrea Causapruna e Davide Misiano. Lo spettacolo è scritto, diretto e interpretato da Paolo Cutuli.
Immaginiamo quindi il tempo come una lunga pagina scritta da ognuno di noi, da ogni micro universo che ha lasciato un pezzo della propria storia incisa su questa pergamena; e poi pensiamo che ci sono cose, energie potenti come l’amore di una madre, la morte, le guerre e gli amori che attraversano per lungo, come lance affilate, questa pagina unendo tutto e tutti, legando i destini degli uomini di ogni epoca e i miti eterni alla realtà.
Per intenderci: si narrano le vicende belliche di filistei ed ebrei, quest’ultimi avvantaggiati però dalla figura dell’eroico Sansone dotato di una forza straordinaria. I filistei, stanchi delle sanguinose sconfitte subite per mano di Sansone, decidono di mettere in pratica il più meschino dei piani: usare l’amore per ingannare e distruggere gli ebrei e il loro paladino; mandano dunque la più bella fra le loro donne, Dalila, a conquistare Sansone che, innamoratosi della traditrice, rivela il segreto della sua forza. Sarà questo a tradire la fama dell’eroe e a porre fine alla lunga lista delle sue vittorie.
Nella cornice dello Spazio Diamante, incastrato fra le mille storie del Festival InDivenire, "Belli Capelli" è sicuramente una gemma che merita più visibilità e spazio. I tre protagonisti sulla scena hanno ruoli ben circoscritti ma perfettamente in sintonia fra di loro: Paolo Cutuli narra la storia, interpretando, con ampi salti di genere e ruolo, tutti i personaggi tradizionali e non della leggenda, aggiungendo un pizzico di brio e drammaticità grazie all’uso del dialetto siciliano; Davide Misiano, esperto cantautore, delizia la platea con canzoni che vanno da De Andrè a Britney Spears, mostrando un’ottima padronanza vocale e arricchendo di molto uno spettacolo di per se già convincente.
Entrambe le interpretazioni sono accompagnate dal suono di una chitarra, che il maestro Andrea Casapruna fa vibrare per noi del pubblico, live e senza esitazioni. Nonostante non vi siano tempistiche particolarmente scandite lo spettacolo fluisce rapido e piacevole, tenendo viva l'attenzione degli spettatori anche grazie a un sapiente uso delle luci, in sintonia con le musiche, le quali coprono soffusamente vaste aree del palco o semplicemente si concentrano sui tre performers.
Colpisce sicuramente l'abilità di Cutuli nell'interpretare i vari personaggi della vicenda, ma in particolare modo il ruolo della madre di Sansone alla quali vengono addossate tutte le sofferenze di una mamma che perde in maniera atroce il proprio figlio; le grida, la violenza dell'accento siciliano, il velo nero che copre il capo dell'attore sono elementi che conferiscono poi a tutto lo spettacolo un'aura particolarmente riconoscibile a chi ha vissuto le mille sfumature del lutto e della sofferenza nel meridione. Dal momento in cui si sceglie di adottare particolari così delicati si cambia tutta la prospettiva e in scena si porta inevitabilmente quell'amara morale nota a molti, quella regola che, forse, ad alcuni sfugge ma che è parte del nostro patrimonio genetico : niente è più potente dell'amore di una madre e non importa chi sia o cosa rappresenti il figlio amato, se sia una macchina da guerra o un portatore di pace, lo amerà anche lasciando che vada via da lei.
Interessante è anche il modo in cui gli attori in scena interagiscono fra loro, avvicinandosi, toccandosi e comunicando come un unico cantastorie. La decisione di dare questo sapore tipicamente italico al mito biblico è sicuramente un esperimento riuscito perché rende la drammaticità di una storia di per se violenta ancor più comprensibile e cruda e, Inoltre, si lega tutto al l'elemento fortemente religioso che caratterizza la vicenda.
Visto il 21 settembre 2019
Cos'è il Festival InDivenire?
ll Festival inDivenire, è il progetto multidisciplinare ideato da Alessandro Longobardi, con la direzione artistica di Giampiero Cicciò, nato con l’obiettivo di valorizzare progetti di teatro e danza work in progress, ossia ancora in cerca di un contesto in cui esprimersi e realizzarsi, attraverso l’assegnazione del Premio inDivenire.
Il Festival è curato dal gruppo teatrale Officine del teatro italiano, diretto da Alessandro Longobardi.
Festival INDIVENIRE – Spazio Diamante
BELLI CAPELLI
con Paolo Cutuli
cantante e compositore Davide Misiano
arrangiatore e chitarrista Andrea Causapruna
Drammaturgia e regia Paolo Cutuli