BATRACOMIOMACHIA @Teatro Quaranthana: l’epica della guerra fra i topi e le rane

Con BATRACOMIOMACHIA Il Teatro di Quaranthana festeggia il trentennale della sua lunga storia, la fondazione come Teatrino dei Fondi di San Domenico, poi il trasferimento a Corazzano, frazione campestre di San Miniato, e mille avventure e ampliamenti della propria ricerca che si è espansa fino a Fucecchio, a Montalcino e ha superato molti confini. Un libro di Massimo Marino (Teatrino dei Fondi. Una fantastica sinfonia teatrale, per i tipi di Titivillus) ne disegna l’avventura, e la stagione comincia con lo spettacolo di Andrea Macaluso: appunto una inedita, postmoderna BATRACOMIOMACHIA.

LA BATRACOMIOMACHIA: il mistero del testo

Un testo misterioso, la BATRACOMIOMACHIA, un poemetto di 303 esametri che mette in scena la feroce battaglia dei topi e delle rane e che è stato per molto tempo attribuito a Omero, con tale sicurezza che il rilievo di Archelao di Priene, conservato al British Museum, mostra ai piedi del poeta proprio un topo e una rana, sottolineando l’appartenenza del poemetto alla sua creatività, come e di più dei poemi maggiori. Si tratta di una parodia dell’epica, perché lo scontro tra animali riproduce i loci più famosi dell’Iliade e dell’Odissea: ci sono concili degli dei, rassegne di guerrieri, descrizioni di tragiche morti, lunghe pagine di battaglia e persino allusioni ad una “trappola di legno” che potrebbe, cambiando ciò che si deve cambiare, riferirsi all’inganno del cavallo. E ci sono anche somiglianze squisitamente drammaturgiche, perché lo scontro in armi si deve ad una reazione emotiva, il dolore subito dal re dei topi per la perdita del suo ultimo erede, Rubabriciole, che il re delle rane, Gonfiagote, ha convinto ad attraversare il lago al sicuro sulla sua groppa: ma quando un serpente d’acqua li ha minacciati, la rana s’è immersa, con amaro esito per la vita del topo. Un rapimento volto al peggio, uguale e diverso da quello operato da Paride su Elena: anche lei solca le acque, la “donna oltremarina”, e scatena un conflitto decennale, diluendo e dilatando l’amara sorte  che qui, invece, si concentra in un solo giorno. Unità di tempo, di luogo e d’azione, come Aristotele prescriveva per il “nodo tragico”. Questa concentrazione stilistica e retorica sarà certo piaciuta al giovane Giacomo Leopardi, traduttore dell’operetta in corposi endecasillabi (quelli che, con alta prova d’attore, Andrea Macaluso ci permette di ascoltare al completo dal palco) e così sedotto dalle molteplici facce allusive del plot da scriverne, successivamente, un vero e proprio sequel, i celebri Paralipomeni, vertice del suo stile satirico negli anni non sospetti de La Ginestra.    

Andrea Macaluso in BATRACOMIOMACHIA (Carlo Settembrini ph.)

Una BATRACOMIOMACHIA postmoderna

Eccoci dunque in scena. Come offrire un testo così variegato, così complesso, così gravato dal prestigio dei secoli, all’ascolto del pubblico? Optando per una scarnificazione veramente postmoderna. Niente in scena salvo i nomi dei personaggi (si illumineranno di rosso quelli dei topi, di verde quello della rana, splenderanno in regioni superiori quelli delle divinità) , e l’attore. La sua voce diventerà tutto. Si dilaterà in cerchi verdi e ritmo ondoso per Gonfiagote, diventerà acuta, ingenua e puntuta per il giovane Rubabriciole che poi passerà, ondeggiando nell’annegamento, alla sua ultima elegia, saltellerà stirando forte il poema per rendere la battaglia una telecronaca affannosa, si smaterializzerà per la svenevole Pallade Atena che si lagna per i danni che i topi hanno fatto rosicchiando il suo prezioso velo e per i gracidii continuati delle rane. Diventerà epica e misteriosa nel descrivere i granchi che Zeus manda come alleati alle rane che stavano per essere sbaragliate, giocherà su una tastiera di sfumature, ogni personaggio la sua voce. Certamente la mimica sostiene la ricerca di Macaluso, e le perfette espressioni, ma certo la voce è la foresta del lavoro, insieme salda base e radice e fronde spesse e vive in un intreccio impeccabile.    

BATRACOMIOMACHIA (Carlo Settembrini ph.)

La BATRACOMIOMACHIA e il regalo delle parole

Ci vuole veramente coraggio a ripescare dai secoli un testo come questo e ad offrirlo, integrale e nudo, all’ascolto del pubblico, e non solo all’ascolto, ma all’immedesimarsi, e, ancora più difficile bersaglio, alla comprensione. Perché il pubblico comprende, e non solo la situazione drammaturgica, ma anche il ballo impeccabile degli accenti ritmici del verso, e anche, straordinariamente, le parole: se non tutte, alcune, lanciate attraverso le onde del poema come perle preziose, e arrivano, eccole, cariche del multisenso che i secoli hanno loro donato. Perché ogni parola, pur comunicativamente esatta, pur precisa nel suo significato, conserva come un alone tutta la sfera delle suggestioni che la penna di due poeti, il misterioso autore greco, e poi Leopardi, le hanno regalato: e ci cade come una goccia di senso evocativo tra le dita. Incredibile regalo di un forte, difficile spettacolo.

Visto al Teatro Quaranthana il 20 ottobre 2023.

Teaser di BATRACOMIOMACHIA

BATRACOMIOMACHIA

Con Andrea Macaluso

Sound Designer Marco Mantovani

Drammaturgia e regia Andrea Macaluso

Direzione Tecnica Angelo Italiano

Produzione Teatrino dei Fondi in collaborazione con Il Lavoratorio

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