Domenica 20 maggio al Teatro Oscar di Milano è andato in scena lo spettacolo/recital "Avere il senso dello Stato in uno Stato che fa senso" con Walter Di Gemma. Testi e musiche dello stesso Di Gemma e arrangiamenti di Danilo Ponti.
Un evento con il Patrocinio del Comune di Milano, del Municipio 4 rappresentato in sala dall'Assessore Pietro Giorgio Celestino, ma soprattutto sostenuto dall'Associazione Meti (Associazione per la tutela degli abusati). La Onlus Meti si occupa di persone adulte che durante l'infanzia hanno subito forme di abuso e maltrattamenti. A causa di questi traumi le vittime sviluppano disagi di varie entità e l'associazione Meti, composta perlopiù da persone che hanno vissuto esperienze simili, offre la possibilità di sostenere e seguire le vittime in modo da poter affrontare e migliorare la qualità della loro vita. La Meti conta sull'appoggio di altri gruppi volontari, ma come spesso accade, pur essendo una realtà di estrema importanza, non riesce ad avere un supporto economico sufficiente per far crescere e sviluppare i propri obiettivi. Sulla base di questa esigenza è stata organizzata questa giornata-evento con una raccolta fondi, che ha permesso a Walter Di Gemma, oltre a rinnovare la sua collaborazione con la Onlus, di presentare uno spaccato dello spettacolo che nella prossima stagione porterà in tournée.
Spettacolo diviso in due parti. La prima incentrata sulla presentazione della sua nuova produzione musicale "Cieli e piume", mentre la seconda dal sapore più nostalgico, ma non meno incisiva, caratterizzata dalla riproposta di alcuni classici della canzone/cabaret milanese.
Dopo la presentazione in video del nuovo lavoro che dà il titolo al CD "Cieli e Piume", Di Gemma ci intrattiene con la sua simpatia, alternando brevi monologhi alle nuove canzoni. Monologhi sempre brillanti e briosi che diventano un pretesto per raccontare poi in musica il tema toccato. Il brano "Cosa sono diventato" esprime in musica come i nuovi sistemi di comunicazione abbiano cambiato il modo di relazionarsi; il classico dubbio amletico se i soldi diano o meno la felicità animano il testo di "Non serve la mia opinione"; il tradimento e il gusto del proibito invece sono i pilastri del testo de "La gabbia". Fra una serie di freddure e di battute mai volgari viene introdotto il quarto brano ironico e dal titolo esaustivo "Il testicolo". Dopo una parentesi sulla satira politica e l'esecuzione dei due brani "Il prototipo" e "È morta", si conclude la prima parte con "Un sogno per capire" introdotto da una delicata ma intensa poesia sull'amore.
La seconda parte è tutta dedicata a Milano e alla riscoperta del cabaret milanese e del suo dialetto. Nella scelta dei brani Walter Di Gemma prende in considerazione grandi autori che hanno fatto la storia della canzone milanese e non solo. Nello specifico parliamo di Giovanni d'Anzi che insieme ad Alfredo Bracchi formò una delle coppie più fertili dal punto di vista musicale fra gli anni 30 e 50. Ed è proprio in rappresentanza di questi due grandi artisti che Di Gemma propone in apertura uno dei classici della canzone satirica e goliardica "La Gagarella del Biffi Scala".
Il cabaret milanese ha dato vita a stelle intramontabili dello spettacolo: un esempio per tutti il gruppo de I Gufi. Nato negli anni sessanta come duo e successivamente divenuto un quartetto, punta sulla versatilità di attori e cabarettisti come Gianni Magni e Roberto Brivio, su un grande musicista come Lino Patruno e Nanni Svampa, l'unico vero depositario della canzone e della tradizione popolare milanese e lombarda. Dopo lo scioglimento del quartetto, Nanni Svampa ha per decenni tramandato la tradizione della canzone popolare meneghina fino alla sua morte avvenuta l'anno scorso. Di Gemma tributa il grande Svampa attraverso l'esecuzione della filastrocca "Martino e Marianna", interpretata con la sua chitarra in maniera spassosa e divertente. Segue un ricordo di un altro grande attore e cabarettista della nostalgica Milano, Walter Valdi, con la canzone "Però, però". Vengono ricordate figure prettamente milanesi come la zabetta e, attraverso la più nota canzone "Don Giovanni Gervasini", il famoso "prêt de ratanà" (prete di Retenate, paese nei pressi di Milano). Un omaggio ad Attilio Carosso e al tema dell'amore con il suo famoso componimento "Dio che donna". Lo spettacolo si conclude con un altro omaggio a Giovanni D'Anzi intonando, con inevitabile coinvolgimento del pubblico, la nota "Oh mia bela Madunina".
Durante la performance Di Gemma ricorda per la sua mimica, la sua ironia e la capacità di creare un filo diretto con il pubblico con la sua innata spontaneità, un Gaber 2.0. La nuova produzione musicale di Walter Di Gemma è caratterizzata da arrangiamenti dal sapore retrò, ma con testi moderni che rafforzano l'interpretazione. Brani accattivanti, di facile presa e orecchiabili rivolti ad un pubblico d'élite.
Walter Di Gemma rimane uno dei pochi testimoni della tradizione meneghina. Grazie a lui sopravvive a fatica una realtà sempre meno presente: una Milano che non c'è più e che sta rischiando di sparire completamente. Il cabaret milanese raggiunse l'apice del successo e la sua divulgazione negli '60 e '70 grazie al Derby, locale milanese punto di riferimento di grandi comici come Teocoli, Boldi, Cochi e Renato, Jannacci e Gaber, giusto per citarne alcuni. Walter di Gemma in qualche modo rappresenta la continuità di quell'epoca e sebbene stia cercando da anni di ridare luce a quel filone teatrale che profuma di rive droite e di Montmartre, purtroppo deve piegarsi alla perdita della tradizione del dialetto milanese.