Arriva a Roma, AUTOBIOGRAFIA EROTICA, dal 5 al 27 maggio all'Off/Off Theatre. Uno spettacolo fuori dal comune. La trama, l’alto tasso di erotismo, il mistero e la recitazione sapranno sconvolgere ed affascinare gli spettatori…
Aristide è un editore di successo che riceve una e-mail molto particolare, un po’ sia per la richiesta e un po’ sia per il linguaggio usato nel suo contenuto. Ad inviargliela è stata è Mariella, una donna che ha conosciuto in gioventù agli inizi di carriera a Ferrara. L’uomo venne invitato in Emilia-Romagna da un Avvocato per pubblicare un libro. Ad accoglierlo alla stazione c’era proprio Mariella, che all’epoca dei fatti era una diciottenne impiegata come segretaria dell’Avvocato-autore. I due passarono assieme il pomeriggio, poche ore sufficienti a fare nascere una forte attrazione erotica. Vent’anni dopo Mariella e Aristide si incontrano nel di lei appartamento che condivide con un’altra ragazza, Magda. Mariella ricorda tutto di quel pomeriggio, mentre l’uomo sembra avere solo opachi ricordi, ma a quale scopo la protagonista vuole ripercorrere quelle ore di passione?
AUTOBIOGRAFIA EROTICA è uno spettacolo fuori dal comune, per molteplici aspetti: la trama, l’alto tasso di erotismo, il mistero e la recitazione.
La scena ha un minimalismo di grande effetto. Un lungo tavolo sgombro e due semplici sedie. Non ci sono oggetti di scena a distogliere l’attenzione, non ci sono orpelli a rievocare un appartamento. L’essenzialità, il rigore visivo del palcoscenico è una delle chiavi del successo di questo spettacolo. Ben oltre la scelta della rinuncia della ricostruzione di un’abitazione ed al di là del desiderio di lasciare all’immaginazione dello spettatore l’ambientazione. C’è un puro stratagemma drammaturgico che depaupera la ricchezza dei dettagli per liberare il campo all’azione degli attori. Il nero dello sfondo assorbe le luci che, in questa messa in scena, rispecchiano l’armonia di essenzialità, rivolgendo le loro attenzioni in sobrie nuance neutre. Scaldano quando la passione fra i due protagonisti si accende e si raggelano quando il mistero si infittisce. Questo gioco di temperature è quasi impercettibile, mirando alla necessità primaria degli effetti luminosi: quella di integrare la storia, accentuandone l’emozione nello spettatore, dirigendo l’attenzione là dove abbisogna, pilotando l’azione in concordanza con il patto di essere un supporto riservato, senza essere protagonista.
La drammaturgia di Domenico Starnone è sconvolgente sia per il linguaggio che per la forte tensione sessuale fra l’uomo e la donna. Raffinato per il riguardo e l’abilità con cui tratta la tematica e infine per la suspense. Suspense a doppia mandata: una erotica ed una dovuta agli eventi. Il terzo personaggio, Magda, la coinquilina di Mariella, non appare mai eppure è presente nei suoni che provoca e che fa riecheggiare nelle stanze dell’appartamento, nei sospiri e nei lamenti. Una presenza-assenza inquietante e spettrale che interagisce semplicemente esistendo nell’abitazione. Perturba i protagonisti e gli spettatori, smontando momentaneamente il clima quasi pornografico che si instaura e si espande in tutta la sala del teatro. Sconvolge, scrivevo, anche grazie al linguaggio di Mariella. Lontana dal pudore, dalla convenzione sociale, dal freno inibitorio, si esprime chiamando per nome ogni cosa. Non c’è posto nei suoi dialoghi ad allusioni, delicatezze verbali e nomi scientifici. Nel pieno dei dialoghi caldi e provocatori, i genitali, le pratiche, le sensazioni vengono appellati con oscenità. Ancor più d’impatto quando escono dalla bocca di una donna. I benpensanti non si spaventino e non arriccino il naso. La finalità di tutto questo turpiloquio è così teatrale ed eccitante da asservire il senso di moralità comune da farsi accettare fra imbarazzo e qualche risata.
In questo l’abilità di Vanessa Scalera, autentica in ogni secondo di messa in scena. Non getta mai via una battuta, non perde mai concentrazione, assorbe l’attenzione con la sola presenza anche in controscena. La sua sensualità non deriva tanto dalla sua sinuosa e modellata figura, ma da una forza interiore saldamente calata nel personaggio. Apprezzabile la scelta ricaduta su questa attrice, non dalle fattezze da pin-up e dalle curve giunoniche, ma esile corpo da mannequin che emana un sontuoso erotismo con le movenze, la voce, i dettagli dei movimenti. L’orlo della petite-robe-noire che indossa, fasciandola come una seconda pelle, le scopre le gambe infiammando l’anima degli spettatori.
Gambe che non smette di muovere neanche da seduta e che sotto il tavolo creano una caldissima coreografia: si attorcigliano, si accavallano, si spalancano lentamente, due sinuosi serpenti sui tacchi alti, che invitano a peccare con la mente proprio là, a ciò che racchiudono nel mezzo, rafforzando scenicamente la sfrenata passione di Mariella, la sua voluttà, il desiderio femminile che Vanessa sa portare sul palcoscenico con dedita grazia e impulsiva animalità. E come un animale si muove su e giù per il palco: un felino aggraziato, una predatrice che sa ciò che vuole. Scalera però fa anche di più, se è padrona della seduzione e della provocazione, altrettanto sapientemente fa intenerire, con una possente mimica che la rende fragile, bersagliata e sormontata quando l’incontro si svela nelle sue vere intenzioni. Trema e le si velano gli occhi di lacrime. Recitazione superba che merita tutti gli applausi ricevuti.
Non da meno è Pier Giorgio Bellocchio. Molto sicuro di sé e a ragione, personifica pienamente il ruolo dell’uomo attratto. Rinforza e chiarifica Aristide con convincente sincerità. L’attore coglie non solo lo scopo del ruolo nell’intera vicenda, a partire dallo sfamare la curiosità di rincontrare la donna con cui ha avuto un fugace rapporto sessuale vent’anni prima fino all’epilogo della vicenda, ma lo porta in scena con una grande naturalezza. In Bellocchio gli uomini vedono i propri turbamenti, le proprie insicurezze, la propria brutalità, l’accecamento di ogni ragione, il sopravvento della passione sulla propria persona. E lo fa da vero uomo. Si incendia e si spegne, si mette in imbarazzo, ostenta sicurezza ora per poi cadere rovinosamente nella timidezza. Regala momenti di alta teatralità durante un monologo confessione recitato in versi rapidissimi che trovano pausa solo per permettergli di ossigenare i polmoni e riaccendere tutto lo sfogo che ha in pancia, con voce netta e chiara, stordendo per la cascata di parole e ipnotizzando con quanta furia possano essere rovesciate, proprio da quell’Aristide, impacciato e un poco imbranato, tutto consolidato sulla compostezza e la determinazione di apparire fermo e risoluto, lontano dagli scuotimenti dell’istinto.
Il duo gioca bene ogni carta a disposizione, grazie anche alla regia di Andrea De Rosa che firma ogni secondo di spettacolo, dalle già citate luci, alla direzione degli artisti. Cura ogni particolare, ogni gesto, ogni posizione ed ogni movimento. Privati dagli oggetti di scena nei quali approdare per seguire il filo d’Arianna della storia, gli attori vengono indirizzati a cercare sui propri corpi i punti cardine dai quali continuare a muovere la storia. Allora una mano che liscia i pantaloni, gli inseguimenti, le labbra che arrivano a sfiorarsi appena, il prendere posto su una sedia, diventano una ben orchestrata operazione che denotano il talento e la professionalità di De Rosa, garantendo non solo la riuscita dello spettacolo, ma una nota armoniosa di accurato e programmatico studio, rifiutando la filosofia della negligenza anche solo per un istante, rendendo reale e naturale tutto ciò che avviene sul palco.
In una metafora erotica ciò a cui si assiste sono i parametri sessuali dell’uomo e della donna: in lui l’eccitazione gonfia e indurisce, per un breve ed esplosivo momento di piacere; in lei è una ondata di vibrazioni che necessita di tempo per dilagare in un piacere morbido e lungo. Mai volgarità, mai sfacciata pornografia, ma passione vera impastata con l’ingrediente utile a tenere alta questa storia: il mistero. Si affaccia con una serie di domande nella mente dello spettatore: perché Mariella lo vuole incontrare dopo così tanto tempo? Perché in casa non sono soli? Chi è Magda? Cosa sono i rumori nelle altre stanze? Cosa è successo realmente il giorno del loro primo ed unico incontro?
Gotico ed eros si mescolano in questa esperienza teatrale degna di nota, fuori da ogni aspettativa, innovativa e distante dal già visto, colpisce in pieno stomaco lo spettatore trascinandolo su una giostra fatta di eccitamento e inquietudine. Uno spettacolo della durata di un’ora soltanto in grado di sconvolgere anche i più accaniti frequentatori di teatro. Non poteva non essere l’OFF/OFF Theatre con la direzione di sensibile e acuta di Silvano Spada a mettersi in gioco prestando il suo spazio ad un progetto tanto ardito quanto di successo.
INFO:
tratto da Autobiografia erotica di Aristide Gambìa romanzo di Domenico Starnone
Prodotto da Cardellino srl di Silvio Orlando.
Testo di: Domenico Starnone
Regia di: Andrea De Rosa
Con: Vanessa Scalera e Pier Giorgio Bellocchio
Prodotto da: Cardellino srl di Silvio Orlando
Foto: Laila Pozzo