AUTOBIOGRAFIA DI UN PICCHIATORE FASCISTA @Teatro Biblioteca del Quarticciolo: la vera storia di Giulio Salierno

Nel giorno della memoria il Teatro Biblioteca del Quarticciolo ha ospitato, come unica serata, il riadattamento teatrale del romanzo autobiografico scritto dal sociologo Giulio Salierno: Autobiografia di un picchiatore fascista, per la regia e l’interpretazione di Marco Brinzi. 

Un riadattamento nel Giorno della memoria

Nel 1976 esce per Einaudi il romanzo autobiografico di Giulio Salierno: "Autobiografia di un picchiatore fascista". Nel 1998 la Minimum Fax, casa editrice romana, lo ridà alla stampa. Nel 2019 va in scena l’omonimo riadattamento teatrale, di e con Marco Brinzi.
La data della messinscena è unica ed è il 27 gennaio. È il Giorno della Memoria e non è un caso.
Appesi sul palco e lungo le pareti della sala ci sono poster di propaganda fascista. La scenografia è essenziale. Saranno le parole a fare il resto.

Un filo rosso lega la trama dell’opera, intenta a raccontare della nostalgia per il regime nel primo dopo-guerra, con gli avvenimenti dell’attualità più recente. Il passato torna a farsi presente ed è proprio Marco Brinzi a dircelo, non appena sale sul palco completamente illuminato del Teatro Biblioteca del Quarticciolo. Fa un lungo discorso prima di dare il via al monologo ed è subito evidente che l’interazione e il dialogo, volti alla riflessione, sono il cuore dello spettacolo: il punto di partenza e il punto di arrivo. Brinzi si rivolge direttamente alla platea, scende e risale dai gradini del palco e la quarta parete scompare. Non si è più spettatori, ma cittadini chiamati ad ascoltare. Brinzi traccia uno spaccato amaro sull’attualità. Parla di revisionismo, di neo-fascisti, di navi cariche di immigrati e bloccate in mare, di morti. Nel farlo usa l’ironia, l’arma più tagliente, ma se ne scusa dicendo che da ridere c’è ben poco. Ha deciso di raccontarci la vita di Salierno nel giorno della memoria, perché non si dimentichi il passato e non si resti indifferenti al presente. Cita Calamandrei, che parlava di “indifferentismo alla vita politica”, come causa che condusse alle leggi razziali. Il nostro di “indifferentismo”, dice, conduce invece alle stragi sul mare nostrum e non è troppo differente. L’ampia introduzione si conclude con lettura di un indicativo passo tratto da Se questo è un uomo, di Primo Levi.

Giulio Salierno, da estremista a sociologo

Sul monito a non dimenticare dello scrittore di origine ebraica, le luci si spengono. Con maestria, Brinzi, già regista, da presentatore diviene attore. Si cala nei panni di Giulio Salierno e, in prima persona, attraverso le parole tratte dalla sua autobiografia, ci racconta la storia dell’ex militante di estrema destra divenuto sociologo attento ai bisogni degli “ultimi”. Il testo è ricco, crudo, vero, non permette sconti.

Va avanti, dritto, senza bisogno né di trucchi scenici né di costumi. Basta la forza della storia che rappresenta, una camicia nera indosso e parole unite insieme magistralmente, per ripercorrere i passi di questa vita. Salernio, discepolo di Avola e giovanissimo militante della sezione del Movimento sociale di Colle Oppio a Roma, decide di vendicare la morte di Mussolini organizzando un attentato contro il suo esecutore: Walter Audisio, conosciuto con il nome di battaglia di Colonnello Valerio. Ha una pistola che dice dargli sicurezza e un solo pensiero: “Io voglio diventà n’eroe, lo voglio vendicare!”

Audisio non diventò mai quel tipo di eroe che aveva sperato di diventare da ragazzino e da adulto non se ne pentì. Finirà in galera e cambierà totalmente pensiero: “I segni della violenza solo la violenza li può cancellare”. Resterà in carcere dal 1955 al 1968. Quei tredici anni “di violenza” li impiegò a leggere e a studiare e la nuova coscienza acquisita lo condurrà all’abiura del fascismo. Diventerà un sociologo di fama nazionale e studioso attivo sul campo dell’emarginazione sociale, con un occhio di riguardo verso la condizione di vita dei carcerati e dei malati di mente.

Al termine del monologo, su cortese e delicato invito di Brinzi, sale sul palco Simona Salierno, figlia di Giulio, che del libro ha scritto una piccola introduzione. Prima di leggerla, racconta del suo rapporto con il padre, un uomo difficile e duro, ma capace di ammettere l’errore e di prendersene la responsabilità Un uomo che è stato in grado di rettificare e di cambiare totalmente direzione, in età adulta. Nelle carceri, dice Brinzi, “le persone diventano l’oggetto stesso della loro esistenza”, avviene una disumanizzazione, Salernio invece, vi ha ritrovato se stesso, tramite uno studio duro e costante che, ricorda sua figlia, un giorno lo portò a dirle: “Se fumi venti spinelli non succederà nulla, ma se non studi la tua vita sarà una tragedia”.

Autobiografia di un picchiatore fascista

di e con Marco Brinzi, ispirato al romanzo di Giulio Salierno edito da Minimum Fax.

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