ATERBALLETTO@Piccolo Teatro Strehler Milano

Un risultato strepitoso il primo dei due spettacoli di Aterballetto (dal 14 al 16 giugno 2016) con un florilegio di novità fresche e frizzanti che hanno coinvolto il pubblico entusiasmandolo tanto da impegnarlo in lunghi e calorosi applausi veramente meritati dai giovani coreuti che hanno impegnato con grande generosità se stessi.

Si rinnova così con successo per la quinta stagione la collaborazione artistica tra Aterbelletto, il più importante gruppo di danza italiana indipendente, e il prestigioso Piccolo Teatro di Milano-Teatro d’Europa con due programmi presentati con la consueta vivacità da Sergio Escobar, Direttore e ‘colonna’ del Piccolo, e da Giovanni Ottolini e Cristina Bozzolini (rispettivamente Direttore generale e Direttore artistico della Fondazione Nazionale della Danza/Aterballetto) della quale non smettono di stupire il giovanile e travolgente entusiasmo per la danza e per le qualità umane e professionali dei componenti il gruppo: non è un caso che si vadano moltiplicando gli impegni anche internazionali di questo fiore all’occhiello della nostra cultura nato nel 1979.

Ed ecco dipanarsi durante il primo spettacolo quattro straordinari brani: due (il primo e il terzo eseguiti) – firmati dal coreografo Philippe Kratz (Leverkusen/Germania, 1985), di ottima preparazione avvenuta in diverse scuole nel mondo – L’eco dell’acqua che tesse insieme la poesia di Goethe con un episodio di cronaca, anime e corpi volteggianti, e #hybrid, entusiasmante e galvanizzante passo a due che coniuga stili diversi.
Lost Shadows (il secondo brano in programma) è un passo a due forte e poetico dedicato all’amore e creato sulle musiche di Franz Schubert dal coreografo Eugenio Scigliano (Cosenza 1968) dalla ricca e variegata preparazione e professionalità, mentre BLISS (il quarto) creato da Johan Inner (Stoccolma 1967), coreografo di fama internazionale (è stato premiato a Mosca nel 2016 con il Benois De La Danse), che, ispirandosi al Köln Concert di Keith Jarrett (improvvisazione jazz eseguita all’Opera di Colonia nel 1975 e diventata un album di culto), riesce a rendere la fresca spontaneità e l’essenza della danza.

Una piacevolissima visione di grandissima qualità capace di coinvolgere persone di ogni età (una bimba piccolissima affascinata è stata più silenziosa di molti adulti e non si è capacitata del perché la mamma non l’abbia messa sul palco…) e preparazione coreutica.

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