ANTIGONE @Arena del Sole: chi sta in silenzio mi fa paura cosଠcome chi non smette di urlare

L’Antigone di Massimiliano Civica è stato uno degli spettacoli più attesi dell’intera stagione dell’Arena del Sole che lo ha accolto durante le giornate del 16-19 gennaio 2020.
D’altronde quando il nome di un regista come Civica si connette a un testo come quello dell’Antigone è normalissimo che l’interesse del pubblico cresca vertiginosamente. Al punto che su Gufetto abbiamo già commentato diffusamente quest’opera nel suo esordio a Prato (con L. Favilli- red. Gufetto Firenze) e intervistato lo stesso Civica (intervista di S.Pietrosanti- red. Gufetto Firenze) sul senso ultimo del suo lavoro.

ANTIGONE: una coraggiosa reinterpretazione

Il testo di Sofocle resta una delle opere più lette e studiate nelle scuole, fra le più re-interpretate dai teatranti di tutto il mondo, nonché citata spesso anche al di fuori del mondo del teatro, quindi decidere di misurarsi con un’opera del genere significa sempre avere coraggio. Coraggio non solo perché lo spettacolo sarà subito accostato in qualche modo alle gloriose rappresentazioni che l’hanno preceduto, da quella di Walter Hasenclever a quella dei Living Theatre di Judith Malina e Julian Beck, ma anche perché significa che si vuole dare una propria interpretazione originale, in un certo senso mai ancora esplorata, del testo stesso.

ANTIGONE di Civica, l’attenzione su Creonte

L’opera di Sofocle è diventata negli anni simbolo della lotta per la libertà e la protagonista Antigone, una donna che lotta contro la tirannide di un uomo crudele come Creonte, è un simbolo di resistenza e di emancipazione, tematiche che sono fortemente presenti nella società e nella politica odierna. Civica ha cercato di spostare però l’attenzione dalla giovane e disperata Antigone al meno compatito Creonte, rendendo il tiranno di Tebe il solo protagonista. Creonte proibisce a chiunque di seppellire Polinice, suo nipote e fratello di Antigone, perché alleatosi per la battaglia contro la città di Argo. Polinice muore durante lo scontro fratricida con suo fratello Eteocle, che lottava per la fazione di Creonte. Antigone disubbidisce all’ordine e decide di seppellire Polinice adirando il sovrano che quindi la condanna a morire. Avvisato da Tiresia di aver commesso un grave errore a non averle lasciato seppellire Polinice facendo infuriare le divinità infernali, inizia la redenzione del sovrano, che si accorge troppo tardi dei suoi errori e non riesce a porvi rimedio. 

I costumi, splendidi di Daniela Salernitano, ci suggeriscono l’interpretazione del luogo e del tempo in cui Civica ci vuole portare: Creonte indossa una divisa da capo partigiano, mentre il corpo inerme di Polinice, che giace a terra alla sinistra del palco per tutta la durata dello spettacolo, somiglia molto ad una divisa nera della milizia fascista. Al di là delle intenzioni politiche un tiranno resta pur sempre un tiranno, arrogante e ottuso perché convinto della sua superiorità, «gli dei fanno le leggi non gli uomini» seppur sovrani, come suggerisce l’indovino Tiresia a rimarcare l’umanità del despota. 

ANTIGONE: Civica e la difficile percezione del messaggio

Il messaggio di Massimiliano Civica arriva allo spettatore con un po’ di fatica, il testo asciugato che porta lo spettacolo alla durata di sessantanove minuti e la quasi assenza di scenografia (le luci di Gianni Staropoli fondamentali dal punto di visto drammaturgico) lasciano cadere tutto sulle spalle degli attori che, pur avendo le spalle larghe, da Oscar De Summa a Monica Piseddu, sembrano essere sempre sul punto di crollare.

Un’altra soluzione registica che può lasciare perplessi è quella di far parlare il personaggio della “guardia”, interpretato da Francesco Rotelli, in dialetto romano. La tecnica straniante non funziona sempre come dovrebbe e può risultare invece “ingombrante” in alcune scene clou. 

Civica propone uno spettacolo dalle intenzioni molto coraggiose che non sempre riescono a raggiungere lo spettatore ma ci ha mostrato, cosa per niente scontata, un’altra via, un’altra possibile interpretazione di un testo che non smetterà mai di stimolare il lettore al pensiero sul concetto di libertà.

Info:
ANTIGONE

diSofocle

uno spettacolo diMassimiliano Civica

conOscar De Summa (Creonte) Monica Demuru (Ismene, Tiresia, Euridice) Monica Piseddu (Antigone) Francesco Rotelli (Guardia, Emone) Marcello Sambati (Corifeo)

traduzione e adattamentoMassimiliano Civica

produzioneTeatro Metastasio di Prato

in collaborazione conArmunia residenze artistiche e Manifatture Digitali Cinema Prato – Fondazione Sistema Toscana

costumi Daniela Salernitano
luci Gianni Staropoli
fantoccio realizzato da Paola Tintinelli
assistente alla regia Elena Rosa

foto Duccio Burberi

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