"Resti Umani Non Identificati e la Vera Natura dell'Amore" è il titolo originale dell'opera scritta da Brad Fraser, drammaturgo e sceneggiatore canadese, e messa in scena al Teatro dell'Orologio dal 21 al 23 ottobre dalla compagnia Schadenfreude, che dedica la propria ricerca alla collezione di autori irregolari. L'opera è stata considerata dal "Time" come uno dei dieci migliori testi teatrali del 1992. Ambientato in una città nord-americana negli anni '80 nella quale vengono compiuti numerosi e frequenti omicidi, lo spettacolo si apre con uno dei protagonisti (Benita) che racconta di un crimine: un uomo scuoiato e appeso ad un albero il cui sangue sgocciolante cade sul tettuccio della sua macchina sotto ai suoi piedi penzolanti.
Il sangue è l'elemento che caratterizza "AMORE E RESTI UMANI", quello per una ferita sempre aperta, che non si rimargina, sulla quale spesso si cade o ci si lascia cadere, come attratti, in caduta libera. Un'anima ferita come il letto macchiato di rosso al centro della scena, catalizzatore dei personaggi e dell'attenzione del pubblico.
"AMORE E RESTI UMANI " è la storia di sette giovani americani, quasi tutti sulla trentina, alle prese con la complessità dei propri conflitti interiori e alla ricerca di amore (di se stessi e degli altri) e di un pezzo perduto o non ancora trovato di sé, come la propria sessualità ad esempio: Bernie (Francesco Petruzzelli) è un uomo misterioso ma affascinante, è il migliore amico di David ed ex fidanzato della ex migliore amica di Candy; Candy (Valentina Bartolo) è, invece, all'ossessiva ricerca dell'appagamento del suo fagocitante bisogno d'amore: vuole essere amata e vuole amare, desiderosa di trovare la sua metà riconoscendola con un solo sguardo. Cosa che riuscirà però a Jerry (Giulia Trippetta), lesbica romantica che si innamora a prima vista di Candy, così come a Robert (Federico Horaldo Lima Roque), il barista che lavora nella palestra in cui lei va ad allenarsi. Poi c'è Kane (Francesco Sferrazza Papa), un diciassettenne alla scoperta della propria omosessualità e segretamente innamorato dell'ex attore David (Giuseppe Sartori), il quale preferisce ora il lavoro di cameriere alle luci della ribalta, dichiaratamente gay e sempre in cerca di nuovi flirt. Infine, c'è Benita (Cristina Poccardi), prostituta e sensitiva che apre la scena, la smorza con i suoi racconti noir in videochat (erotica) e rivela il gran finale.
I protagonisti sono sette anime sole, ferite, inappagate e in cerca del proprio equilibrio, del proprio ritmo vitale. Kane e Benita sembrano essere i due personaggi meno zoppicanti e oscuri, e che alleviano con la loro leggerezza (ironia di lei, freschezza adolescenziale di lui) le ossessioni degli altri. La messainscena appare come una danza di corpi che si cercano ma non si trovano, si desiderano ma non si prendono e quando si prendono è poi sempre un tormento. Un incessante ballo in cui l'essere umano viene messo a nudo, un nudo che non è mai volgare, ma è corpo spogliato, corpo che chiede calore, che ha bisogno di unirsi ad un altro corpo.
La trama si sviluppa, dunque, su due linee parallele: il bisogno d'amore ma anche la paura di amare, di essere fatti a pezzi, uccisi. Omicidi metaforici e reali, come quelli di un killer seriale che fa strage di donne. Lo stile americano si percepisce nel linguaggio, nei luoghi, tempi e modi in cui prendono vita le storie dei protagonisti, nei racconti da scene di crimine, nella sua struttura da thriller cine-teatrale.
I principali elementi che inquadrano e dividono le scene e gli ambienti in cui si muovono i personaggi sono quattro: la postazione video di Benita, il (frigo)bar rosso della palestra sullo sfondo, un letto matrimoniale al centro, sulla destra una sedia. Molti sono invece gli oggetti scenici utilizzati: le bibite dal figo, il telecomando della tv, la scopa, gli abiti, bambole (Barbie e Ken), camicie sporche di sangue, un pacchetto regalo rifiutato, cereali con cui ingozzarsi e riempire un vuoto affettivo. Gli attori sono sempre sul palco, è la luce a spostarsi su di loro, portandosi dietro la nostra attenzione, come in una staffetta di storie che si intrecciano in modo scorrevole, fluido.
La scenografia è essenziale ma descrive perfettamente le diverse scene, grazie anche alla struttura cinematografica del testo, che prevede numerosi cambi scena: gli attori si spogliano, si cambiano d'abito, entrano in una palestra o in un appartamento (quello di Benita, di Candy e David o quello di Kane): semplici cambi "in" scena che sembrano dei veri cambi "di" scena. La scrittura di Fraser riflette sul tempo e lo fa mettendo in evidenza la sua natura istantanea; ogni battuta del testo deve essere letta e collocata in una precisissima temporalità.
Il testo è attuale e decisamente ben rappresentato. La "macchina" di Giacomo Bisordi, dunque, funziona. Unici punti critici dello spettacolo risiedono uno nella prima metà della rappresentazione, dove il ritmo è un po' lento, e l'altro nel finale, quando la caduta del corpo suicida (non sveliamo di chi) manca di tempismo con l'effetto sonoro dello sparo. Sono quei corpi mancanti i veri protagonisti di AMORE E RESTI UMANI , le "deficienze emotive" che costituiscono i pezzi di una identità: un puzzle da completare.
Info:
AMORE E RESTI UMANI
Teatro dell'Orologio dal 21 al 23 ottobre
di Brad Fraser
traduzione Cosimo Lorenzo Pancini
regia Giacomo Bisordi
scene Paola Castrignanò
supervisione ai costumi Anna Missaglia
disegno luci Marco D'Amelio elettricista Javier Delle Monache
musiche originali Mirko Fabbreschi
assistente alla regia Cristina Pelliccia
foto di scena Riccardo Freda
ritratti Marco Montanari
grafica e comunicazione Studio kmzero
produttore esecutivo Cristina Poccardi
produzione Schadenfreude
in collaborazione con Società per Attori