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ALL’OMBRA DELLA COLLINA (NON SPETTACOLO): DI DOMENICA
La città di domenica è un animale intorpidito. Se si potessero contare macchine e rumori, tanti mancherebbero all’appello; parcheggiati nell’attesa del nuovo assordante lunedì. Gian Carlo Sammartano, direttore del Teatro Villa Lazzaroni, ospita in quel giorno quieto, di armistizio, lo spettacolo autobiografico del suo allievo Vincenzo Pirrotta: All’ombra della collina (non spettacolo). Sammartano ha lavorato attivamente all’Istituto Nazionale del Dramma Antico (INDA), dove Pirrotta si è formato. Il Teatro romano se ne sta comunque pacifico (ogni giorno) infilato nel verde del parco, dove ogni cosa sembra brillare o suonare meglio: come le stelle viste dalla campagna buia o il mare tangente certi luoghi solitari. È lì che i suoni e le luci rimangono distinti e non si mischiano ad altri come accade nel brusio di città.

ATTO D’AMORE D’ATTORE
Lo spettacolo di Pirrotta (perché lo è… uno spettacolo, nonostante il titolo) è un atto d’amore. La felice e longeva coppia di questo rapporto idilliaco sono l’Attore, qui anche Drammaturgo, e il Teatro. Anzi sono Viciuzzu e la purezza della parola. Parola (detta sul palcoscenico o scritta nei libri) che conserva in sé il vigoroso valore salvifico.
Redenzione da un destino già scritto dalla terra che possiede tutto senza contratto: uomini e alberi. Pensieri. Il protagonista rinnega il Copione già scritto per lui e si chiude o meglio si apre alla lettura di Pier Paolo Pasolini. Si “chiude” per la madre che sente Solo i silenzi di Viciuzzu. Sono pause contemplative ma così non le sembra e intanto monta la preoccupazione e dolore di chi vuole il bene del nostro Eroe (che ha iniziato il suo viaggio di artistico edonismo). “I libra” sono il diavolo che serra la bocca a tavola ma solo perché gli stanno aprendo la mente. È un meccanismo prodigioso e meraviglioso. Incompreso. Viciuzzo costruisce, robusto, il suo superbo mondo di carta che resiste alla violenza. In quella casa sembra esserci un altro figlio. Non quello nato che lì si è fatto “grosso” ma che adesso gaudente recita versi dietro il legno della porta. Verità fascinose sostenute dalla voce acerba ma promettente .
ALL’OMBRA DELLA COLLINA (NON SPETTACOLO): GIOSTRA DI FANTASMI
Ogni cosa torna puntuale a redigere quel bilancio d’attore e di vita. Pirrotta realizza il sogno dell’attore: raccontare a un pubblico attento e pagante la propria esperienza e in cambio chiede d’usare l’immaginazione. Le immagini, appunto, saranno diverse. Ogni poltrona occupata ne proietterà una.
È Teatro di narrazione ed è Giostra di personaggi, che in quell’istante “spettacolare” salgono alla ribalta dietro i lumi incandescenti del palcoscenico. Pirrotta spoglia la scena. È nuda. Non cerca contributi. C’è solo una luce senza astuti cambi cromatici. Una sedia utile e senza il vezzo di certi disegnatori alla moda. Un leggio legnoso. E poi quelle voci: urlate come una “banniata” nello stile della Vucciria (il mercato di Palermo). Altre sussurrate con la forza di un sibilo. Poi una litania lontana o forse un Coro greco che a tratti pare un RAP. Ma non è tutto. Non finisce qui. L’attore di “Partinucu” (Palermo) usa ogni tavola e tambura sul palcoscenico la sua danza allegorica. La scena rimane esile tavolozza incolore dove ognuno dalla platea può disegnare la propria fantasia. La forma è in ansante attesa. C’è grazia nell’impeto della recitazione. Da ogni poltrona arrivano immagini diverse: ed è questo il fine del “non” spettacolo. Il “non dare” fomenta idee inaspettate. Pensieri. Suggestioni diverse e per questo “uniche”. Finalmente c’è da apparecchiare: non è tutto pronto come negli angusti fast-food dell’arte!

ALL’OMBRA DELLA COLLINA (NON SPETTACOLO): L’ARTE DEL CUNTO
L’attore siciliano immagina un non luogo ultraterreno, sembra l’inferno. Così realizza i suoi incontri impossibili come suggerisce la tradizione teatrale. Sono luoghi già perlustrati da Virgilio. Omero. È il viaggio dell’Anima, che attendeva d’essere camminato. C’è un mentore. C’è la voce e il corpo del nonno comunista e mafioso, che incontra ancora e gli dispensa nuovi consigli come già faceva da vivo quando Viciuzzu era “nico”. Piccolo. Incontra la madre, incontra Pasolini. Il poeta bolognese sembra avere la colpa e il merito d’avere iniziata e poi accesa in Viciuzzo la “curiosità”. Quel dono meraviglioso che bisogna avere o conquistare e infine difendere. Tra i ricordi c’è Mimmo Cuticchio, il più famoso “Cuntista”: tradizione che rientra tra i Patrimoni orali e immateriali dell’Umanità dell’UNESCO. Pirrotta è stato allievo del puparo e ne ripropone l’arte come un’eco in qualche frammento della pièce. C’è il pianto di madre per non aver compreso il figlio. Ma era solo amore, il più grande che si conosca in questo misero e arido mondo. Ogni madre vuole solo il meglio per il proprio figlio, ma spesso c’è un serico velo che acceca l’amore stesso. Ma nel racconto autobiografico dell’attore, c’è quel fiele rugginoso, secreto dagli animali di paese: dai Nacalone di Partinico che deridono quello che non capiscono. Pirrotta vuole fare l’attore. E l’argomento diventa boccone prelibato nella mollezza dei caffè annoiati. Tuttavia nessuna digressione. Un “Cunto” è fatto di tante facce: allora emerge timido e brillante, quell’amore lasciato da Viciuzzo dietro un sambuco. L’odore della terra di zagara, torna dalle mulattiere sino alla penna del drammaturgo perché salga e si muti in Voce e da “non spettacolo” assurga a Spettacolo.
ALL’OMBRA DELLA COLLINA (NON SPETTACOLO): TEATRO VITALE
Il Teatro Villa Lazzaroni era chiuso da anni. Sammartano (il Direttore) l’ha spolverato dall’incuria e disinteresse culturale. Ho assistito a una serata vitale, corroborante di un’arte antica e sempre attuale con un attore che a Teatro celebra il Teatro. Ho visto una platea di giovani che hanno portato il loro entusiasmo. Giovani che hanno scelto la vista alla cecità della televisione. Pirrotta dimostra che si può fare Teatro senza orpelli. Effetti speciali. Scenografie, ma solo con tanta passione. Vigore. Conosce le regole e le trasgredisce per la fretta o mi piace pensare nella sua amorevole presunzione: Urla e per davvero. La voce è a tratti distorta, ma desta il sopore alla quale spesso le platee si abbandonano nel buio invitante delle sale.
INFO
ALL’OMBRA DELLA COLLINA
NON spettacolo di e con VINCENZO PIRROTTA
Teatro di Villa Lazzaroni
29 ottobre ore 17,30