ALICE DRAGSTORE di Daniele Aureli e Massimiliano Burini, è stato il testo Semifinalista al Premio Dante Cappelletti Roma – Co-Produzione 2015 con Teatro Stabile dell’Umbria – Festival Kilowatt Sansepolcro – Armunia Festival Costa degli Etruschi – Teatro Argot Studio – European Theatre House di Lingen. Della compagnia teatrale perugina OSM – OCCHISULMONDO, lo spettacolo è andato in scena per la stagione small al Teatro Argot Studio dal 25 al 27 ottobre 2016. Gli autori hanno percorso la vita di alcune Drag Queen, le hanno intervistate ed hanno ascoltato le loro storie, quelle degli "uomini la mattina, e divine la sera" per raccontare la maschera che cela l’uomo contemporaneo, visto nella sua fragilità, tra le sue paure.
"L' uomo è mutevole, cambia, si trasforma. Cambia faccia, identità, voce e corpo. L’uomo diviene altro da sé. La DragQueen, la più contemporanea delle maschere, splendide regine della notte e della perfezione, stravaganti, eclettiche ambasciatrici della possibilità. Questa storia, così logora di sovrumana immensità, attraversa lo specchio del tempo: 5 personaggi che si lanciano all'inseguimento del proprio essere attraverso luci ed ombre contornate da ossessioni erotiche. Soli, immersi nel loro spazio interiore riflettono l'anima di chi li guarda in un luogo dove l’irreale si confonde con il possibile."
Alice (Matteo Svolacchia) è il nome d'arte che si dà il protagonista quando decide di entrare nel Dragstore dove "tutto è possibile" per acquistare, come si fa in un negozio, l'abito, il ruolo di Drag Queen: vuole essere, almeno la sera, almeno sul palcoscenico, non soltanto donna ma divina. "Drag", in inglese, significa proprio questo, portare abiti caratteristici del sesso opposto o, anche, "regina dello strascico". Ma Drag Queen si è, non si diventa, e il travestimento non è altro che una messa a nudo della propria anima: quello che fa il nostro protagonista è imparare ad essere se stesso. In questo viaggio poetico ed iniziatico dentro l’animo umano tutto rimane sospeso: si fugge dalla realtà, quella che non ci piace e che ci fa paura, ricercando noi stessi tra paillettes e abiti, indossando altre vesti in cerca di altri noi. Fuga da sé o ricerca di sé?
Il modo con cui i cinque personaggi ci raccontano le loro storie, si mostrano al pubblico e interagiscono tra di loro è delicato. Cinque individui, ma quattro realmente sul palco che mettono a nudo se stessi. Del loro processo interiore il pubblico ne coglie solo qualche sfumatura: è un' istantanea dove ciascuno si presenta e presenta la propria tristezza, senza dirci troppo.
Il vero elemento "caldo" è la scenografia, l'ambiente. Un palco/camerino dallo sfondo colorato dai numerosi abiti, proscenio incorniciato da luci come uno specchio, al centro della scena quattro sedie orizzontali e nell'angolo a destra una televisione accesa mostra la scena di un uomo ferito, morente. Pianti di donne tutt'intorno. Una telenovela. Tutto si svolge lì, tra le luci soffuse di un camerino, tra le buie quinte di un palcoscenico e le luci della ribalta, a metà tra un dentro e un fuori.
I personaggi cercano se stessi, interrogano la propria tristezza per comprenderla, per darle un senso: si riflette sull'effimera cognizione del tempo, come fa Bunny Bell (Daniele Aureli), oppure sull' "essere felice", come fa Alice (che con questo aggettivo ci fa anche rima). The Caterpillar (Stefano Cristofani) si affida, invece, alla bellezza delle illusioni per colorare un mondo "troppo triste così com'è". Poi c'è la bellissima ed intensa Mad Pussy (Riccardo Toccacielo) che ci ricorda che “Non si vive per accontentare gli altri”. A chiudere il cerchio, infine, The Queen (Amedeo Carlo Capitanelli), "il capo" del Dragstore: inizialmente è solo una voce off (in dialetto veneto), ma nel finale uscirà di scena in grande stile, come una Jessica Rabbit un po' invecchiata e "incastrata" in quel luogo che si è costruita per fuggire alla realtà. E' forse lui/lei il personaggio che subisce la vera trasformazione: da dietro le quinte parte il suo cambiamento, attraversa il palco, prendendo consapevolezza che la realtà è fuori.
Alice Dragstore è un rito d’iniziazione, in cui il vecchio viene sostituito dal nuovo, ma anche una rivelazione. Segna un passaggio, della vita e dell'essere umano, una trasformazione, secondo un ciclo che ha un inizio e una fine: "Io sono ora quello che tu diventerai poi" dirà The Queen ad Alice. In questo "cerchio della vita", il coniglietto immaginario di Bunny Bell, Ossimoro, è forse la chiave della messinscena: la sintesi di uomo e donna, della realtà e dell'immaginazione. Un apparente paradosso: non è questo, in fondo, la vita?
Info
ALICE DRAGSTORE – dal 25 al 27 ottobre 2016
drammaturgia Daniele Aureli e Massimiliano Burini
regia Massimiliano Burini
con Matteo Svolacchia, Daniele Aureli,
Amedeo Carlo Capitanelli, Stefano Cristofani, Riccardo Toccacielo
scene Francesco “SKY” Marchetti
disegno luci Gianni Staropoli
foto Lucia Baldini