Grande successo di pubblico per ACQUE SPORCHE al Sala Uno Teatro per la regia di Hossein Taheri e Paolo Zuccari. L’opera è liberamente tratta da “Il nemico del popolo” di Ibsen e la messa in scena ne rispetta a grandi linee il canovaccio originale, trasportandolo nel presente e rivisitandone la denuncia socio-ambientale di fondo in una chiave moderna.
Come nel testo di Ibsen, uno scienziato (qui, Hossein Taheri) impiegato in un centro termale, scopre che le acque utilizzate per i trattamenti sono inquinate. Cerca di denunciare alla popolazione l’avvelenamento, incontrando l’opposizione del fratello sindaco (Paolo Zuccari) fra i rappresentanti della maggioranza degli azionisti del centro, e la diffidenza dei media locali che, dapprima dalla sua parte, si coalizzeranno poi contro di lui pur di preservare quell’unica fonte di reddito della collettività locale, anche a discapito della salute.
Ben recitato e dai ritmi serrati, l’opera di Taheri e Zuccari dimostra una verve sottesa e piacevolmente strisciante fin dai primi momenti, che emerge a tratti e resta nell’aria sempre, stimolando l’attenzione sugli accadimenti senza intaccarne troppo il valore drammatico (un rischio calcolato).
Tanti i personaggi in scena, tutti ben gestiti nei tempi di movimento di entrata e uscita dalle quinte. Buona la recitazione di tutti, convincenti nel loro mutamento interiore (soprattutto le protagoniste femminili, le più coinvolte nell'impostazione di partenza del personaggio).
Convincente l’allestimento scenico che muta nel buio di scena sotto i nostri occhi, anche grazie alla versatilità di spazi del Sala Uno. Piacevole nell’ultimo atto, la scelta della regia di sovrapporre le scene della “denuncia” raccontata dallo scienziato via diretta Facebook e contestata via diretta tv dalla rete locale: è un utile parallelismo fra la verità denunciata con passione dello scienziato e la verità “camuffata” resa dai media corrotti.
La tensione della regia sembra essere quella di categorizzare inizialmente molti dei personaggi in tipologie ben definite e rigide: lo scienziato velleitario, la figlia ostile, l’amica reazionaria, il sindaco opportunista, il direttore del giornale corrotto, la giornalista idealista. E allo stesso tempo la regia si diverte a metterli in crisi, facendoli scontrare con i poteri “forti” economici e politici che remano contro la Verità, condannando tutti alla testa bassa, al silenzio colpevole e qui, poi, ad un riscatto finale cui non manca un risolvo comico.
Sulla Drammaturgia…
Il testo di Ibsen che risale al 1882, viene qui riletto nella sua vibrante attualità: pur essendo scritto agli inizi della seconda rivoluzione industriale, dimostra ancora una profondissima attinenza ai meccanismi che dominano la nostra civiltà, divisa com’è fra preservazione della salute e dell’ambiente e speculazione economica nell’interesse della collettività. Ne abbiamo esempi ogni giorno, basti pensare ai casi dell’Ilva di Taranto o della Eternit in Piemonte o più semplicemente della contestazione No-Tav ai confini con al Francia.
La messa in scena valorizza questa funzione sociale di denuncia del potere corrotto e della manipolazione della Verità da parte della Politica e dei Media e, soprattutto, del potere di questi ultimi di influenzare le coscienze fino al ribaltamento della realtà, speculare alla ritrattazione delle posizioni idealiste degli stesi personaggi.
Questa contraddizione tra realtà vissuta e scientificamente accertata e realtà raccontata assume i caratteri anche dello scontro fisico (ottimo Zuccari nella resa di un potere forte nevrotico e rabbioso) oltre che verbale (affidato alla dialettica fra la giornalista e lo scienziato stesso, un Taheri quasi spaesato dal fallimento della sua missione). E sfocia in una denuncia sociale adattata ai tempi moderni dove si fronteggiano anche due stili di comunicazione: quella dei media tradizionali, qui visti come legati ai “poteri forti” e da loro “comprati” e quella più “libera” dei social ma anche più esposta alla (spesso) feroce contestazione immediata.
Il fallimento della denuncia sociale e la rassegnazione dello scienziato, come nella tradizione più classica di tanti personaggi di Ibsen che si sciolgono al sole, è emblematico della lotta incessante che ancora oggi conducono quanti cercando di preservare i valori etici dell’Onestà e della Salute contro lo “speculazionismo” dominante che fa dei Media e dei social i loro principali cavalli di battaglia sotto i cui zoccoli la Verità non può che soccombere.
Info:
ph: Tiziana Tomasulo
ACQUE SPORCHE di Hossein Taheri e Paolo Zuccari – regia Paolo Zuccari
liberamente tratto da “Il nemico del popolo” di Ibsen
Teatro Sala Uno,Complesso pontificio della Scala Santa, Piazza di Porta S. Giovanni, 10
BIGLIETTO RIDOTTO a 10 euro+2 tessera PER CHI PRENOTA COME LETTORE DI GUFETTO
tel: 06 86606211 dalle 17.00 alle 20.00
con Hossein Taheri,
Paolo Zuccari,
Elodie Treccani,
Raffaele Gangale,
Dario Iubatti,
Chiara Scalise,
Francesca Ceci
assistente alla regia Marco Canuto
scene Marco Guarrera – costumi Francesca Rizzello
creazioni video Tiziana Tomasulo – progetto video Michele Bevilacqua