Approda al Piccolo Teatro Grassi la giovane Compagnia Odemà – nata nel 2009 dall’unione artistica fra Enrico Ballardini, Giulia Diletta D’Imperio e Davide Gorla che si propongono una visione drammaturgica disorientante invertendo i piani della realtà e creando un teatro popolare e di ricerca – con A tua immagine, pluripremiato spettacolo diretto e interpretato dai tre attori che attraverso un linguaggio che va dal cabaret al pastiche comico affrontano tematiche impegnative e profonde: una sfida non da poco considerando quanta carne viene messa al fuoco dai coraggiosi giovani che si impegnano anima e corpo nella recitazione con ottimi risultati.
Un simpatico incipit senza forma con un dialogo fra due lampadine a mezz’aria seguito dall’emergere da un lenzuolo dei tre protagonisti con i corpi avvolti come in una scultura di Christo: il diavolo, Dio e suo figlio che con sarcastica ironia s’interrogano, raccontano e rispondono reciprocamente a varie questioni partendo da quelle del figlio, impersonato da Davide Gorla, che rappresentando il punto di vista dell’uomo dotato di buon senso esprime i suoi dubbi chiedendo il perché della sua venuta al mondo e le conseguenze pratiche di tale presenza e ricevendo una sconcertante e sconvolgente risposta da un padre egoista e permaloso.
Tanto più singolare la risposta visto che proviene da un Dio impersonato da un’energica donna scarmigliata e bizzarra che tenta in ogni modo di piegare il figlio ai suoi voleri, quasi un consesso di dei pagani che si indignano se contraddetti e utilizzano gli uomini come strumenti per le loro mire.
Ne consegue una divertente demistificazione dei dogmi e delle contraddizioni delle varie religioni e degli stessi rapporti tra umano e divino e fra gli uomini – per esempio tra attore e regista – estendendo la critica dalla religione alla cultura e alla società. Sacrosanta stigmatizzazione di ciò che non va, ma all’uscita dello spettacolo viene da chiedersi cos’è che va bene, cosa rimane, cosa sarebbe necessario fare per ricostruire certezze su basi razionali… ecco quesiti senza risposta per cui l’elegante e ben costruita distruzione lascia un vuoto terribile, un baratro senza fondo tanto più che il tutto suona come condanna dell’umanità di cui pare essere perifrasi quindi non solo delle religioni rivelate, ma anche di quella naturale.
Uno spettacolo ben articolato e recitato che piace immensamente ai giovani – come si è visto sbirciando in alcuni momenti le loro espressioni e ascoltando i loro calorosissimi applausi e commenti – che vi sentono e leggono la vis di una protesta contro il male dilagante.