“La meraviglia, ohimé, degli intermedi”: in questa definizione è contenuta tutta l’ambiguità di un modo teatrale complesso come quello attuato dai celebri Intermedi della Pellegrina, vertice della ‘drammaturgia di macchine’ fiorentina dei Medici.
Se la ripresa della mitologia antica e il suo rivivere in scena potevano attuarsi sui palcoscenici medicei solo grazie ai raggiungimenti ingegneristici eccelsi che la corte poteva impiegare (si parla di duecento macchinisti, di un impiego infinito delle risorse del palco, del celebre architetto tedesco Furttemberg per la Pellegrina stessa), è vero che avviene qui l’ingresso, a teatro, della meraviglia. E’ il caos degli elementi primigeni che travolge e capovolge l’ordine aureo, è la furia del demoniaco che si incunea negli animi e ne dissolve le certezze. Streghe, demoni, mostri, draghi invadono l’immaginario, se ne appropriano, insieme agli Dei antichi, alle creature ibride del mito, sirene, arpie, satiri, sfingi e chimere, con l’insorgere della consapevolezza dell’esistenza di una verità nella magia, nella cabala, nell’astrologia e nell’alchimia. Sciolti dal filo logico della fabula, eppure presto protagonisti assoluti dello spettacolo, gli intermedi fanno rapidamente pendere la bilancia dei gusti dell’audience verso un piacere sensuale, visivo, sinestetico, emozionale, irragionevole, incalcolabile – la ‘maraviglia’ appunto. Dimenticato questo piacere, e questo tipo di mimesi (eppure ‘le viscere hanno sempre ragione’, dichiarava Eschilo, non a caso), questo tipo di spettacolo non è più stato rimesso in scena, con l’unica eccezione del tentativo di Andrea Francalanci, coreografo specialista in danze antiche, nel 1990 per uno speciale Rai che impiegò stelle di assoluto splendore quali Rudolf Nureyev e Carla Fracci, una ripresa molto più apollinea e molto meno viscerale, comunque unica testimonianza in anni prossimi della sopravvivenza di questi splendidi attimi teatrali.
In questa tradizione si inserisce quindi, dopo 4 secoli, l’allestimento del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, in collaborazione con Gallerie degli Uffizi. L’originale e ironica regia di Valentino Silla, l’affascinante direzione del Maestro concertatore e direttore Federico Maria Sardelli, l’Orchestra Barocca Modo Antiquo, considerata una delle migliori formazioni di musica antica della scena internazionale, il Coro Ricercare Ensemble e la Compagnia Dramatodia, hanno permesso di rivivere, in un percorso itinerante nel Giardino di Boboli, i fasti di uno spettacolo ideato dal conte Giovanni Bardi, per corredare musicalmente la commedia di Girolamo Bargagli, La Pellegrina, appunto, nel 1589 in occasione “delle Nozze del serenissimo Don Ferdinando Medici e Madama Cristina di Lorena, Gran Duchi di Toscana”, insieme ai poeti e ai musicisti più importanti del tempo: Cristofano Malvezzi, Luca Marenzio, Giulio Caccini, Jacopo Peri, Emilio de’ Cavalieri, Antonio Archilei e lo stesso Bardi.
Come rendere comprensibile e godibile, oggi, un genere nato nel Cinquecento come escamotage pratico alle esigenze scenotecniche del teatro rinascimentale, con lo scopo di intrattene i raffinati e colti spettatori di corte tra un atto e l’altro della Commedia e poi impostosi come opera autonoma, imponente, invadente, perché incarnazione di un’idea d’arte totale, capace di parlare ai sensi, alla mente, al cuore attraverso l’immenso potere della musica? “Come restituire un presente agli Intermedi?[…]Come fa rivivere allo spettatore contemporaneo il dispositivo, ossia l’evento più che lo spettacolo?” si chiede il regista, Valentino Villa, nelle note di regia pubblicate nel libretto dell’opera.
La scelta di questo allestimento è stata quella di calare nell’attualità lo spettacolo, trasformando noi, il pubblico, negli invitati di un contemporaneo royal wedding che, accompagnati a gruppi da impettiti e abili figuranti, di volta in volta sbandieratori, camerieri, attori di corte, atleti intenti in giochi e quadri plastici per divertire gli sposti e la corte, veniamo condotti, attraverso il parco, ad assistere ai diversi momenti delle splendide nozze, dalla cerimonia al banchetto finale. Sullo sfondo la cronaca registrata dell’evento mondano, sulla falsa riga delle dirette televisive in mondo visione dei grandi matrimoni del secolo, in cui per ore si è condotti a interrogarsi su chi verserà la prima lacrima commossa, su quale valletta e quale cappellino impreziosiranno il volto della madre dello sposo, su quale presunta crisi o alleanza verrà celebrata tra i grandi della terra, magari tra una battuta di caccia alla volpe e una parita di cricket.
Protagonista assoluta l’ironia con cui viene descritto l’evento come rappresentazione puntigliosa, raffinata, esclusiva, perfino kitsch del potere nelle sue manifestazioni più autoreferenziali. Costumi, danze, riferimenti mitologici di profumo neoplatonico, sonorità barocche, eteree e spumose come un dolce alla meringa, ci portano in un’atmosfera di surreale eccesso estetico, in un Midsummer Night’s Dream molto upper class, asciugato di ogni elettricità notturna, dionisiaca, sensuale, ma anche dalla popolare vitalità del mondo dei servi, dei comici, contenuti (loro malgrado…gli si legge nel volto), in eleganti marsine inamidate, trasformati in pedine sincronizzate di geometriche coreografie, cui è impossibile sfuggire, se non con qualche furtiva occhiata al cielo. L’attenzione degli spettatori è costantemente attratta e distratta da eccentriche apparizioni: cantanti in abiti kitsch e improbabili occhiali giganti, anche in versione luminosa, sfoggiati con simpatia perfino da Direttore e orchestra sui saluti finali, tra drappi lussuosi e piramidi di calici irrorati di champagne; figuranti impegnati nel muovere argenteee e psichedeliche sfere celeste, più degne di nigth club che del mondo iperuranio, o ad impersonare abili arcieri, lucidatori di mazze da golf, pugili dalle sgargianti tute attillate per il divertimento degli astanti; le voci del coro, in abito bianco, nuvola vaporosa e rarefatta che eleva il pensiero; quadri e drappi con immagini mitologiche trasportate tra un canto e l’altro; anche un bambino, una sorta di Piccolo Principe, serio e composto, a tratti Cupido, a tratti giovane Amleto col teschio in mano.
La musica si offre, più saggia di noi, come collante di un mondo in cui il gioco dell’esistenza umana viene preso troppo sul serio, armonizzatrice di illusori opposti: potere e miseria, guerra e gioco, amore e morte, ci costringe a sorridere, alleggerire lo sguardo, danzare allegri e vagamente euforizzati dall’atmosfera sapientemente creata, sulla vanità del tutto, immersi nella bellezza di cui siamo inconsapevoli e fortunati eredi.
Il risultato è un piacevolissimo dialogo, divertente e divertito, tra passato e presente, fluttuante tra le sonorità preziose, germoglio del Barocco, dove l’arte, il gioco, il gossip, i simboli del potere si offrono ad un pubblico che, nonostante il disincanto contemporaneo, godono ancora della favola dalle tinte pastello che esistano, in una dimensione della fantasia, mondi utopici dove l’armonia delle sfere celesti suoni a ritmo, fino al contagio, col caos terreno.
Intermedi della pellegrina
Sei intermedi coreografici e musicali fatti per la commedia di Girolamo Bargagli rappresentata in Firenze nelle Nozze del Serenissimo Don Ferdinando Medici e Madama Cristina di Lorena Gran Duchi di Toscana (1589)
Nuovo allestimento del Maggio Musicale Fiorentino
in collaborazione con Gallerie degli Uffizi
Spettacolo itinerante nel Giardino di Boboli
Prima rappresentazione in forma scenica in tempi moderni
Musiche di
Cristofano Malvezzi(I Intermedio)
Luca Marenzio (II Intermedio)
Luca Marenzio (III Intermedio)
Giulio Caccini, Cristofano Malvezzi,
Giovanni de’ Bardi(IV Intermedio)
Cristofano Malvezzi, Jacopo Peri (V Intermedio)
Cristofano Malvezzi, Emilio de’ Cavalieri (VI Intermedio)
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Testi di
Giovanni de’ Bardi, Ottavio Rinuccini (I Intermedio)
Ottavio Rinuccini (II Intermedio)
Ottavio Rinuccini (III Intermedio)
Giovanni Battista Strozzi (IV Intermedio)
Ottavio Rinuccini, Giovanni de’ Bardi (V Intermedio)
Ottavio Rinuccini, Laura Lucchesini (VI Intermedio)
maestro concertatore e direttore Federico Maria Sardelli
regia Valentino Villa
impianto scenico Saverio Santoliquido
costumi Gianluca Sbicca
luci Alessandro Tutini
movimenti coreografici Marco Angelilli
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soprano I Rossana Bertini
soprano II Elena Bertuzzi
contralto Candida Guida
tenore Paolo Fanciullacci
baritono Marco Scavazza
basso Mauro Borgioni
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Orchestra Modo Antiquo
Coro Ricercare Ensemble
Compagnia Dramatodìa
maestro del coro Alberto Allegrezza
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Bandierai degli Uffizi
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aiuto regista Marco Angelilli
grafica pannelli fotografici Andrea Pizzalis
figuranti speciale Greta Cisternino, Barbara Novati, Marco Angelilli, Edoardo Mozzanega, Francesco Napoli, Giuseppe Sartori
allestimento Teatro del Maggio Musicale Fiorentino
scene, attrezzeria, costumi, calzature Teatro del Maggio Musicale Fiorentino
Giardino di Boboli – Firenze
22 giugno 2019