COMBUSTIBILI, riadattamento dell’unico testo teatrale di Amélie Nothomb, nasce dall’idea di Samuele Chiovoloni, che ne firma anche la regia, operando sul testo originario della scrittrice belga un lavoro di "riduzione", riscrittura in quadri e sostituzione dei testi immaginari con testi del canone letterario occidentale. La compagnia perugina di Roberto Biselli, Teatro di Sacco, nota per le sue produzioni di drammaturgia contemporanea e di sperimentazione di nuove forme di linguaggio spettacolare, è andata in scena domenica 19 febbraio al Teatro India, che ha ospitato la compagnia in seguito alla chiusura del Teatro dell’Orologio, posto sotto sequestro dalla questura di Roma dal 17 febbraio, giorno dopo la prima dello spettacolo, per la mancanza di un’uscita di sicurezza.
La scenografia iniziale, rimasta sigillata all'interno del Teatro dell'Orologio con i costumi e gli oggetti di scena, prevedeva un tessuto bianco sul fondale, che dava profondità e spazio a video-proiezioni, una grande stufa che illuminava la scena e suoni in sottofondo. Di tutto ciò, sul palco solo due sedie e due pile di numerosi libri, portati da amici, spettatori e appassionati di teatro, come il regista ci confesserà a fine spettacolo. La “riduzione involontaria” della scenografia, per noi che l'abbiamo visto al Teatro India, era perfetta. Il minimalismo della scena risaltava il senso di precarietà fisica, mentale ed identitaria dei tre personaggi, mentre le luci, proiettate sulle due pile di libri, sempre meno consistenti durante lo svolgersi delle scene, focalizzavano il nostro sguardo sul palco, attento soprattutto a seguire l’ottima interpretazione e performance del Professore (Roberto Biselli), che della scrittura della Nothomb assorbe rapidità, incisività e sarcasmo. Magnetica anche la giovane studentessa Marina (Letizia Bravi), più equilibrato Daniel (Mauro Milone), assistente trentenne del Professore e fidanzato di quest’ultima.
Sappiamo che i tre personaggi sono rinchiusi all’interno del bunker-biblioteca del Professore, che fuori imperversa una guerra combattuta da Barbari, che non si può uscire a prendere del cibo e che lì dentro una “guerra” sta per scoppiare a causa dell’insopportabile freddo. Freddo, che fa regredire l'essenza umana e avanzare gli istinti della sopravvivenza, anche quella delle anime più alte e profonde. Sedie, divani, mobili, non sono bastati a riscaldare il gelido ambiente e da ardere sono rimasti soltanto i libri, quelli che il professore, come tutte le persone “per bene”, possiede nella sua biblioteca. Si rimane attaccati ad una parola, ad un concetto, ad una espressione che possa tenere legati i personaggi a se stessi, a ciò che resta di una realtà conosciuta. Una fatica più ardua per Marina, che afferma "l'unica vera differenza tra l’uomo e la donna” risiede nella resistenza al freddo, come illustra il giocoso sketch della corrida, in cui il toro-professore rifugge la muleta-cappotto che l’assistente-matador vuole fargli indossare. Spinti da bisogni impellenti, i tre personaggi abbandonano qualsiasi tipo di sovrastruttura, di ragionamento, di idea di sé, facendo fatica ad integrare la sfera delle pulsioni con quella della morale…La vita vale davvero più di un insieme di fogli di carta?
La letteratura cede il posto alla realtà, la cultura alla natura, l'immaginazione alla necessità e i libri da oggetti da idolatrare appaiono per quello sono, fogli di carta pieni di parole da utilizzare come combustibile…Da quale partire? La risposta a questa domanda prende la forma della messa in discussione del canone letterario occidentale: vengono risparmiati, solo inizialmente, Tolstoj con il suo Anna Karenina e Celine, Zola, Canetti e Gramsci, bruciando così per primi i libri "borghesi", quelli di Sartre (“Le mosche” e “La nausea”), di Simone de Beauvoir, Goethe, Gadda, Boll, Vonnegut e “Il Rosso e il Nero” di Stendhal.
La pièce risulta piacevole e scorrevole, ironica. La riduzione che opera Chiovoloni ci convince, anche se l’elemento del paradosso, come si legge tra le note di regia, “che sia proprio l'inconscio dei personaggi a parlare” non ci risulta poi così nuovo e innovativo: tre uomini all’interno di una situazione "fuori dal comune" come una guerra fatta di barbari, in condizione di cattività, al freddo e senza cibo, dove l’unico cibo è quello dell’anima, che non nutre ma tutt’al più è causa di una bulimia forzata del pensiero che, rinchiuso in se stesso, ignora (rinnega?) la sua parte animale. Un esperimento umano, che sfocia in una lotta tra anima contro corpo, cultura contro natura, razionalità contro istinto. Si bruciano i canoni letterari ma la struttura dualistica su cui poggiano, resta.
Info
COMBUSTIBILI
Teatro dell'Orologio – 16 febbraio 2017
Teatro India – 19 febbraio 2017
di Amélie Nothomb
con Roberto Biselli, Letizia Bravi, Mauro Milone
regia e drammaturgia Samuele Chiovoloni
scenografie Saverio De Vito

video/animazioni Dromo Studio
sound design Nicola Fumo Frattegiani

assistente alla regia Mascia Esposito
segreteria organizzativa Biancamaria Cola
produzione Teatro di Sacco