E' andata in scena, al Teatro Biblioteca Quarticciolo la storia della prima staffetta partigiana d’Italia, Ondina Peteani, che, a 17 anni, prese coraggiosamente parte dell’opposizione al regime nazista, investita di un entusiasmo e di una felicità tipica di chi crede in un ideale ed è consapevole che il proprio personale contributo può essere importante se si vogliono cambiare le cose.
Lo spettacolo fa parte di un progetto di teatro civile per un’attrice, 5 burattini e un pupazzo. PREMIO SCENARIO PER USTICA 2009
Marta Cuscunà interpreta Ondina Peteani con un candore e un’intensità toccante. È felice, allegra e coraggiosamente provocatoria. Come Ondina diciasettenne, si sbigottisce nel vedere le prime donne impegnate nell’antifascismo e poi se ne innamora. Interpreta un’emozione accesa, una forza infuocata dall’ideale. Poi alterna registri vocali diversi, per rappresentare più di un personaggio; si cambia in scena per far fluire il racconto sotto gli occhi dello spettatore e asseconda con maestrìa le musiche allegre, di fanfara, che ricordano la corsa agile e spregiudicata di chi affronta situazioni pericolose con coraggio ed eccitazione.
Poi ci sorprende, quando decide di portare il racconto su di un altro piano, quello del teatro di figura, visuale, per affrontare la narrazione della parte scomoda e feroce della storia: l’eliminazione di un traditore e la terribile circostanza in cui Ondina Peteani, a soli 19 anni, venne catturata e deportata, nel campo di concentramento di Auschwitz. Allora la musica si fa intensa, dolorosa e la Cuscunà, a vista, muove la Ondina pupazzo, con gravità e lentezza, per interpretare la sofferenza della disumana prigionia; la muove tremante, molle, macilenta e denudata, inchiodando lo sguardo dello spettatore che in quel modo visualizza con commozione i patimenti evocati. Poi, di persona al centro del palco, con voce stanca, ma risoluta carezza il cuore del pubblico con le parole finali che raccontano la Liberazione, avvenuta lontana da Auschwitz, ma che le renderà la libertà. E celebra parole che inneggiano alla Resistenza, concludendo citando la frase scritta d’istinto dalla Peteani prima di morire: «È bello vivere liberi!»
Incantevole la Cuscunà con questo lavoro, delicata e definita, garbata e spavalda. Non ci si stacca mai dall’ascoltarla. Crea aspettative che soddisfa con generosità e ci intenerisce e commuove di fronte alla dolcezza e alla barbarie. Bellissima anche la scenografia di Belinda De Vito, essenziale e benfatta: un pannello che diventa teatro dei burattini con stampe stinte, che evocano la propaganda del regime dell’epoca e un baule metallico che, all’occorrenza si apre e diventa la riproduzione di una cella di lager per i pupazzi alla Tim Burton, meravigliosamente realizzati.
Dunque un lavoro ottimamente riuscito, quello della Cuscunà, che vuole sollecitare i giovani di oggi a credere nel proprio spirito di cambiamento e la propria forza rivoluzionaria e che sottolinea l’energia appassionata di quelle donne che mettono in scena il loro coraggio. Sicuramente un artista che va seguita e supportata per la sua adorabile poetica e capacità.
Da menzionare positivamente anche il Teatro Biblioteca Quarticciolo, che con le sue scelte artistiche, diventa sempre più una garanzia di qualità e avanguardia.
ideazione, drammaturgia, regia e interpretazione Marta Cuscunà
oggetti di scena Belinda De Vito
luci e audio Marco Rogante
disegno luci Claudio “Poldo” Parrino
co-produzione Operaestate Festival Veneto | cura e promozione Centrale Fies | distribuzione Laura Marinelli