14 WO(MAN) @ La Bottega Degli Artsti: Paolo Vanacore e Carmen Di Marzo in un nuovo affascinante monologo

La Bottega Degli Artisti ha l’aspetto di una sala da tè d’altri tempi, con i divani e le sedute di diverse fogge, le imbottiture damascate, gli oggetti del secolo scorso, la carta da parati, le abat-jour dalla tenue luce calda. Lo scenario ideale per accogliere l’attrice che sta per entrare in scena. Carmen Di Marzo sembra venuta dal passato, ha una bellezza preraffaellita, saccheggiata da qualche bellissima antenata da cui ha preso i grandi occhi magnetici, i lunghi ricci ramati. Eppure, dal buio emerge una donna completamente diversa, oscura, irrequieta e balbuziente.

Giovanna Denne è una donna instabile, una criminale assassina che si mostra in tutta la sua fragilità emotiva e psicologica. Inizia così un monologo superbo, delineato da molti passaggi temporali che si susseguono con 9creativa metodicità. La protagonista di questa vicenda è un personaggio ispirato ad una storia vera, quella di Joanna Dennehy (abilissimo l’addomesticamento nella versione italiana fatta da Vanacore), la serial killer di Peterborough, che nell’arco di 14 giorni ha commesso una serie di omicidi seriali nel Cambridgeshire, in Inghilterra, nel marzo 2013.
Dopo aver trascorso un’infanzia normale, seppur solitaria, a 14 anni comincia a ribellarsi alle regole della famiglia e a quelle della società. Una mente criminale, dall’ambigua identità sessuale che fonde in sé il maschile e il femminile in un tutt’uno che delinea il precario equilibrio delle sue profonde tenebre psicologiche. Attratta ed eccitata dalla violenza e dal dolore che può provocare nei suoi partner sessuali, instaura relazioni con uomini che si assoggettano al suo charme e al suo dominio, una sorta di inversione delle parti, dove è lei a stuprare e a percuotere la vittima. Una manipolatrice astuta che perde via via la sua cognizione di legalità e di realtà. Un’iper narcisista ossessionata dal potere, una mitomane che vuole raggiungere la notorietà a tutti i costi fino al punto da rendere pubblici i suoi crimini sui social media e farsi così catturare. Malvagità pura impossibile da comprendere anche a causa della mancanza di un movente chiaro se non il bisogno di soddisfare la sua sete di violenza, di placare la sua vena predatoria. Ciononostante, si resta affascinati da questo personaggio teatrale tanto oscuro.
14 come il numero nefasto e ricorrente nella vita di Giovanna.  Wo(man) come la donna e l’uomo che convivono dentro la protagonista.

“Squadra vincente non si cambia”, lo sanno bene Paolo Vanacore, Carmen Di Marzo e Alessandro Panatteri

Carmen Di Marzo regala una prova attoriale di grande impatto. Se l’avete applaudita in “Rosy D’Altavilla”, adesso dimenticatevi la dolce e un po’ svampita bidella canterina. In questa pièce è una tenebrosa padrona del male, un’inquietante figura criminale. La Di Marzo fa evolvere il personaggio nell’arco dei 50 minuti dello spettacolo sotto gli occhi dello spettatore. Se all’inizio incarna quasi la parte di una vittima, col procedere della storia, grazie ad un ritmo incalzante e precisione stilistica ne sviluppa la crescente spietatezza, la lucida follia fino al delirio di onnipotenza. Correda il tutto sfoderando un ampio repertorio di sfumature drammatiche e realistiche al contempo. La sua recitazione è una profusione emotiva di elevato spessore artistico che non sfocia mai in un’esaltazione teatrale dei sentimenti, collocandosi in una ben più bilanciata dimensione di verità.
Attinge in tutta la performance alla gestualità maschile evitando di ridicolizzare il personaggio e trasformarlo in una caricatura. Ben curata anche la dizione che adegua lo stato psicologico di Giovanna ai balbettii, alle lacrime ed alla violenza che mette in scena sempre con raffinata padronanza.
La regia di Paolo Vanacore esprime tutta la sua maestria nel sapere sfruttare ogni angolo del ristretto spazio del palcoscenico. Crea postazioni diverse per ogni ambiente dislocando lo spazio-tempo del monologo sia dentro che fuori dal palco, sfruttando anche una zona verticale, parte centrale e vero cuore della storia. Gioca bene con le luci e i bui, accordando la sua drammaturgia e la sua creatività ai contesti registici curando ogni dettaglio. In rete si possono trovare le foto di Joanna Dennehy che mostrano una stellina nera tatuata sullo zigomo, e quella stellina è lì, sullo zigomo della sua attrice-musa. Particolari che fanno la differenza e che creano una traccia tra il reale e il palcoscenico.
Tutto questo è impreziosito dalle musiche di Alessandro Panatteri, 14 in tutto, aderendo al numero del titolo, che ha creato delle perfette melodie in grado di accompagnare la visione dello spettacolo con un sottofondo acustico pregevole, amplificando l’esperienza sensoriale dello spettatore. La malinconia dell’infanzia solitaria, la scoperta del piacere attraverso il dolore altrui, la corsa verso il delirio di Giovanna sono rimarcate dai suoi cupi sentimenti e dalle inquietanti note del maestro.

Forse il problema è che dentro di me ci sono tutti e due. Odio le fregne mosce e odio gli uomini che comandano”

14 wo(man) non è semplicemente la cronistoria della drammatica esistenza di Giovanna Denne, né tantomeno un patchwork di emozioni. Si tratta di una vera e propria digressione nella follia di una donna che incarna il prototipo del criminale uomo, una donna eterosessuale che si mette dall’altra parte della barricata, alla stregua dei carnefici. Si assiste ad una sorta di punto di vista del femminicidio al contrario, dove le vittime sono gli uomini, sottomessi e soggiogati dalla forza fisica e dall’ammaliante fascino di Giovanna. Si noti anche che l’obiettivo da parte di Vanacore e della Di Marzo non è quello portare in scena un’assassina fine a se stessa, quanto di mostrare la complessità della mente umana, dei costrutti e dei confini sociali del tutto inutili fra maschile e femminile. Un monologo che scandaglia le più nere profondità dell’animo umano, dove quegli istinti brutali e spaventosi risiedono. In questo spettacolo vengono messe in luce anche le ossessioni di gloria e di visibilità della società moderna attraverso l’assillante desiderio della protagonista di apparire agli occhi del mondo anche se in tutta la sua disumanità, come una diva del male.
Questo spettacolo è un mirabile accostamento tra teatro off e tradizionale, i cui temi sono molteplici e interessanti, un’operazione ben riuscita grazie alla collaborazione di questi tre artisti capaci.

Info:

14 WO(MAN) 
Scritto e diretto da: Paolo Vanacore
Interpretato da: Carmen Di Marzo
Musiche Originali: Alessandro Panatteri

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