Dal 21 al 26 gennaio è andato in scena al teatro Elfo Puccini di Milano 12 BACI SULLA BOCCA, uno spettacolo scritto da Mario Gelardi, direttore artistico del Nuovo Teatro Sanità nel centro storico di Napoli, e diretto da Giuseppe Miale di Mauro, regista diplomato all’Accademia d’Arte Drammatica del Teatro Bellini di Napoli con alle spalle molteplici collaborazioni con Gelardi.
Lo spettacolo tornerà in scena dal 14 al 19 aprile 2020 al Teatro Ghione di Roma.
12 BACI SULLA BOCCA, per la prima volta messo in scena dieci anni fa, muove dalla necessità di raccontare un preciso contesto storico e sociale, delineandosi come esempio calzante di teatro civile con risvolti politici: anni di piombo e asfissiante e opprimente periferia napoletana. Tra musica anni ’70, estremismi politici e retrogradi dogmi sociali si consuma la proibita e controversa passione d’amore fra Emilio, lavapiatti appena assunto nel losco ristorante di Antonio, esponente di un gruppo di estrema destra, e suo fratello Massimo, in procinto di sposarsi.
È una tragedia contemporanea con sfumature melodrammatiche, schietta fin dall’incipit nelle sue intenzioni: a scena buia una misteriosa figura – che poi si rivelerà essere l’ambiguo Antonio – colpisce brutalmente una lastra di ferro con una spranga. Senza mezzi termini siamo proiettati nel feroce clima di tensione degli anni di piombo che attanaglia l’esistenza dei protagonisti; ciò che preme, più che spendersi in una puntuale caratterizzazione, è sfruttare i personaggi come veicolo per offrire suggestioni e riflessioni socio-antropologiche, quasi fossero un filtro per leggere un’epoca.
La vicenda narrata, del tutto di finzione, è funzionale a inquadrare la drammaticità dei contesti sociali in un particolare periodo della storia italiana, evidenziandone le aspre criticità. A tal proposito le ripercussioni e i risvolti psicologici delineatisi nelle relazioni che intercorrono fra i personaggi emergono come conseguenza, come esito di una determinata temperie culturale: le dinamiche relazionali proposte nel testo non sono da interpretare in senso psicanalitico o introspettivo quanto da intendere in senso storico-culturale poiché finalizzate a una ricognizione emotiva di quegli anni di stragi ed eversioni politiche.
Il legame con la contemporaneità è intuitivo: 12 baci sulla bocca certifica come l’attuale progressismo fasullo sia un mero camuffamento di dottrine rigide e inflessibili che trascurano impietosamente l’umano.
Uno squarcio di luce in quelle esistenze inautentiche è l’erotismo genuino che nasce tra Massimo ed Emilio che nello smarrimento affettivo e nella violenta repressione dei propri istinti e ambizioni trovano un punto d’incontro. Emilio, magistralmente interpretato da Francesco di Leva, è un lavapiatti solitario che vorrebbe trasferirsi a Londra e affrancarsi da un’esistenza di soprusi e vessazioni. Timoroso e remissivo, è prostrato dalla sofferenza interiorizzata in anni di prostituzione e violenze, cerca emozioni pure per rompere il muro di silenzio che ha sempre contrassegnato la propria esistenza. La tensione erotica degli sguardi e dei gesti nei momenti di intimità con Massimo è avvolgente. Di notevole impatto visivo l’amplesso fra i due che si consuma in una luce soffusa, reso come una danza di corpi nudi che si intrecciano spensierati: è un momento di respiro nell’esistenza di Massimo, lacerato fra la cieca obbedienza ai dettami familiari e l’istintivo ascolto delle proprie pulsioni, due poli agli antipodi fra i quali non riesce a trovare un compromesso. L’afflitto Massimo aderisce passivamente al conformismo sociale che l’arrogante fratello Antonio gli impone, svendendo la propria individualità in nome di principi ritenuti imperscrutabili. A tentare di instradarlo e dare un ordine al marasma dei pensieri di Massimo c’è Antonio, suo fratello: di maniere arroganti e mentalità gretta, questi si configura come un mediocre arrivista con velleità politiche, impelagato in traffici sospetti e nel morboso tentativo di garantire al fratello una vita coerente con i presunti precetti morali dell’epoca. Egli osteggia la diversità in senso lato, sia essa sessuale o politica, riconducendo il proprio pensiero a schemi e modelli da tempo ossidati.
L’indagine di questi meccanismi psico-sociali è contenuta in una sola ora di spettacolo: la narrazione, cruda e scevra di fronzoli retorici, procede per frammenti ed ellissi, talvolta in maniera eccessivamente sbrigativa. Si avanza per quadri, si certificano attitudini umane e si esegue una radiografia emotiva di anni bui. L’atteggiamento impetuoso e collerico di Antonio, lo sguardo crucciato e mesto di Massimo e la postura sempre sulla difensiva di Emilio suggeriscono come gli uomini somatizzino, talvolta anche inconsapevolmente, il tessuto ideologico della propria epoca, proiettandone i conflitti nelle relazioni umane.
La scenografia è ridotta all’osso, quasi non ce ne fosse bisogno in una vicenda in cui a far da scenario c’è la storia stessa con le sue voci iconiche e i suoi nomi più celebri. L’omicidio Pasolini, l’orazione funebre di Moravia e il caso Moro: le piccole vite dei protagonisti si intersecano con avvenimenti di risonanza nazionale in una costruzione drammaturgica valorizzata da una recitazione naturalistica e scelte musicali appropriate ed eterogenee. La storia imponente, quella dei grandi eventi, sovrasta la microstoria quotidiana e minuta, costellata da guizzi di passione e contrasti interiori destinati a spegnersi sotto il braccio violento di una legge sociale oltranzistica e impassibile: questo l’amaro, struggente e infausto finale lascia intuire.
12 BACI SULLA BOCCA
di Mario Gelardi
una spettacolo della Compagnia Nest
regia di Giuseppe Miale di Mauro
scene Roberta Mattera, costumi Giovanna Napolitano
luci Ettore Nigro
con Francesco Di Leva, Stefano Meglio e Andrea Vellotti
aiuto regia Giuseppe Gaudino
produzione Nest Napoli Est Teatro