LA CASA CHE ABBIAMO IN COMUNE @Teatro Popolare d’Arte. Protetti o prigionieri in casa? Intervista a Matteo Zoppi e Francesco Giorgi

A settembre scorso abbiamo seguito fino all’Isola di Gorgona ULISSE o i colori della mente, adesso torniamo a parlare del Teatro Popolare di Lastra a Signa per il nuovo progetto podcast “La casa che abbiamo in comune: quattro incisive puntate di 20 minuti disponibili su spreaker.com – ultima pubblicazione 8 maggio – in cui viene sviscerato il concetto di casa, dimora, rifugio, prigione. Su questo progetto Federica Murolo ha intervistato Matteo Zoppi e Francesco Giorgi responsabili del progetto.

La nascita del progetto

Il tutto era nato circa due anni fa con Progetto Casa spettacolo – riflessione su quello che per ognuno di noi significhi la parola “casa” e su cosa effettivamente la renda la nostra casa. L’arrivo della pandemia ha costretto i teatri ad abbassare i loro sipari per più di un anno, ma è stato proprio il lockdown a porre le stesse mura domestiche al centro dell’attenzione di tutti: così in questi mesi di forzata inattività il seme che era stato piantato si è trasformato nel podcast La casa che abbiamo in comune.

Che cosa significa “casa”

Casa è luogo di affetti e ricordi. Come dimenticare l’odore della casa dei nonni? Può bastare anche una semplice ricetta di cucina a toccare le corde della nostra memoria legata ad un luogo familiare. Casa è il posto dove siamo nati, cresciuti e dove troviamo le nostre radici: nido sicuro in cui rifugiarsi. Casa è distanza, se si è costretti ad abbandonarla perché incapace di offrirci il pane o perché distrutta dalla guerra, dal cambiamento climatico, dalla miseria. Casa è distanza anche per quei giovani costretti a partire per trovare legittimi riconoscimenti e gratificazioni lavorative. Abbiamo un nuovo concetto di casa in questa vita itinerante?

Poi il covid, per la prima volta nella storia, ha reso le nostre case l’unico luogo consentito dalla legge: le rassicuranti e confortanti pareti domestiche sono diventate soglie coercitive e soffocanti. Luoghi chiusi ed al tempo stesso aperti dalla tecnologia, una parvenza di socialità dietro uno schermo. L’uomo è un animale sociale, diceva Aristotele, cosa significa il confinamento nelle nostre vite e soprattutto in quelle dei ragazzi, forse tra i bersagli psicologicamente più colpiti?

I podcast

Tante risposte e altrettante domande nei podcast La casa che abbiamo in comune. La voce narrante dell’attore Gabriele Bonafoni ci accompagna tra testimonianze dirette, letture di brani, poesie e contributi musicali. In attesa di ascoltare anche l’ultima puntata (in programma il prossimo 8 maggio) abbiamo fatto qualche domanda a Matteo Zoppi, organizzatore e responsabile produzione del Teatro d’Arte e Francesco Giorgi responsabile delle musiche del progetto.

Il tema della casa può sembrare semplice ma è in realtà ricco di sfaccettature: da nido in cui rifugiarsi, come luogo in cui creare le proprie radici, i propri affetti e ricordi, a luogo che, per quanto caro, si è costretti ad abbandonare, fino a inferno in cui si perpetrano violenze. Avete disegnato una linea che unisce questi concetti?

Ci siamo resi conto un po’ casualmente, o forse a livello inconscio, dello sviluppo di una narrazione che parte dal trovare la casa nei propri ricordi e memorie, nelle proprie radici, fino ad arrivare ad una casa che è distante e lontana, che magari non c’è più come la intendiamo, una casa che si ripiega su se stessa fino a diventare una prigione. Nel quarto episodio, un po’ anche in concomitanza con questo momento di riapertura, cercheremo di oltrepassare la soglia di casa su cui ci siamo fermati con il terzo episodio e quindi di trovare uno sguardo più esterno, di una casa che non è più la stretta privata ma che si affaccia su tutto il mondo: una casa pubblica, la città, il territorio a cui apparteniamo.

Il teatro a distanza

Come avete scelto il podcast come mezzo espressivo?

Abbiamo intrapreso un’attività di podcast quando siamo stati chiusi dalle leggi anti-Covid, Pop d’Arte podcast inizialmente con un una riduzione audio di spettacoli teatrali. Questa però è la prima volta che realizziamo un vero e proprio podcast nostro. Questo tema ci sembrava potesse aprire tante opzioni di indagine e ricerca, e che potesse lasciarci libertà nel processo creativo delle puntate. Insieme alla Biblioteca di Lastra a Signa abbiamo scelto gli spunti di lettura, a cui abbiamo accostato pezzi teatrali e interviste. E’ la prima esperienza che facciamo non dal vivo, ovviamente abbiamo fatto degli spettacoli in streaming e laboratori per ragazzi su Zoom, però questa è la prima cosa veramente nuova che abbiamo prodotto.

Ricostruire per il futuro

Alla luce della ripresa degli spettacoli in presenza, state lavorando ad una programmazione per i mesi estivi in arrivo e la prossima stagione? Cosa dobbiamo aspettarci?

Stiamo capendo come non ritrovarci in balia di cambiamenti continui e stiamo cercando di proiettarci in avanti sia con la programmazione cinematografica sia con quella teatrale. Cercheremo di allestire una stagione estiva per quanto possibile in questa incertezza e poco tempo. Le nostre difficoltà nascono proprio da questo, perché dobbiamo capire come farlo per ri-farlo. Non sappiamo cosa aspettarci dal futuro, sia a livello di risposta che di nostra forza. Poteva sembrare che i teatri potessero chiudere e riaprire a chi ha fatto queste regole, ma in realtà è una industria molto difficile da gestire a intermittenza: per ripartire dobbiamo ricostruire. Dobbiamo mettere i mattoni della nostra casa.

LA CASA CHE ABBIAMO IN COMUNE

Progetto Podcast ideato da Teatro Popolare d’Arte  – Lastra a Signa e Biblioteca Comunale – Lastra a Signa
Intervista a Matteo ZoppiFrancesco Giorgi
foto Mario Carovani

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