Cominciamo una serie di interviste a vari esponenti del mondo del cinema e del teatro in merito al futuro della professione, alle sue criticità e ai cambiamenti che dovrebbe avere la tutela che li riguarda in seguito al DPCM del 24 ottobre 2020 dell'attuale governo Conte. In questa occasione intervistiamo la documentarista Gaia Siria Meloni, operatrice culturale e socia della Cinema Mundi Coop. Onlus, ente gestore del Nuovo Cinema Aquila di Roma dal 2018.​ A seguire un'intervista a Giulio Mezza, anch'egli collaboratore per il Nuovo Cinema l'Aquila.
Ricordo che anni fa quando otteneste di nuovo le gestione del Nuovo Cinema Aquila – uno dei luoghi simbolo del quartiere Pigneto a Roma – eravate visibilmente emozionati alla serata di inaugurazione, con una gran voglia di rilanciare questa realtà a cui da sempre siete affezionati. Come hanno reagito i vostri spettatori a questa nuova chiusura del cinema dopo le vostre precedenti vicissitudini?
Gestire una realtà culturale come il Nuovo Cinema Aquila rappresenta una sfida complessa ed entusiasmante. Le sue chiusure, le vicessitudini burocratiche e il suo cambio di gestioni, rendono difficile la creazione di un vero e proprio pubblico di affezionati che ti segue negli anni e che riesca a comprendere a pieno il progetto culturale operato da chi gestisce la sala. Difficile, ma non impossibile. A partire dal 2018, la platea di spettatori si è rivelata estremamente eterogenea. Il pubblico non è solo quello del quartiere Pigneto, ma si è differenziato anche e soprattutto riguardo alla provenienza. Moltissimi spettatori vengono da quartieri anche molto distanti dal Pigneto e nonostante questo hanno seguito con piacere le attività, gli incontri e le iniziative che abbiamo promosso in questi anni. Siamo riusciti nell'operazione più difficile, quella di creare un pubblico affezionato e variegato. L'ultimo giorno di proiezioni al cinema, prima di quest'ultima chiusura, è stato domenica 25 Ottobre. Sono entrata personalmente in sala a salutare il nostro pubblico, che mai come quel giorno è stato presente all'appuntamento al cinema, e degli sguardi di complicità e dei tanti 'grazie' ricevuti, ricordo, in particolare, una frase di una nostra spettatrice: 'noi senza di voi non potremmo sopportare questo momento'. Ecco credo che questo rappresenti la reazione degli spettatori alla chiusura dei luoghi di cultura.
C'è chi dice che quest'ultimo governo abbia penalizzato più di ogni altro settore quello della cultura. Cinema e Teatro nonostante registrino un solo caso di covid sono stati chiusi. Qual è la vostra reazione a caldo in merito? Come vi sentite?
In attuazione del DPCM dell'8 Marzo 2020 abbiamo chiuso il cinema, comprendendo immediatamente la serietà del momento che ci apprestavano a vivere. Nel periodo di lockdown, immaginando scenari futuri, abbiamo cercato di proseguire il nostro percorso e discorso culturale con gli spettatori attraverso i nostri social condividendo pillole di storia del cinema, producendo un tg che informasse il pubblico di quanto avvenisse nel mercato cinematografico italiano ed internazionale, consigliando film e proponendo cortometraggi. Non abbiamo invece aderito alle piattaforme per proiettare i film che avremmo avuto in programmazione, credendo più di ogni altra cosa nell'importanza e centralità della sala cinematografica nella vita culturale della città, nella fruizione condivisa e nello scambio tra artisti e pubblico. Abbiamo riaperto il cinema post lockdown intorno a fine agosto, proponendo al nostro pubblico una rassegna di cinema gratuito. Temevamo che le rigide misure riservate ai cinema, i protocolli e i dispositivi di sicurezza avrebbero allontanato il pubblico dalle sale, ma siamo stati piacevolmente sorpresi. Gli spettatori si sono mostrati immediatamente collaborativi, rispettosi delle regole previste e desiderosi di tornare in sala. Noi abbiamo fatto degli investimenti e ci siamo adoperati al massimo delle nostre forze, lavorative ed economiche, per garantire sicurezza e rispetto delle regole all'interno delle nostre sale. Non credo che il punto sia il numero di contagiati nei cinema o nei teatri, numeri irrisori che abbiamo letto nei report di AGIS, credo che il punto sia che la Cultura nel nostro Paese è stata considerata come un'alternativa alla Salute, mentre io credo che la Cultura sia una scelta. Il momento è estremamente delicato e complesso, ma le misure e lo scarso interesse mediatico riservate al settore della Cultura mi lasciano perplessa. La chiusura di cinema e teatri non è stata neanche citata nella maggior parte delle testate giornalistiche nazionali, per non parlare del palinsesto televisivo e telegiornalistico. A questo punto credo che il quesito da porre sia uno: la Cultura è considerata o meno una risorsa e un bene inalienabile per il nostro Paese?
Tu, Gaia sei una documentarista, ti dividi tra il set e le sale cinematografiche. Che atmosfera hai percepito in questo periodo di pandemia nell'uno e nell'altro ambito?
La pandemia ha accelerato ed evidenziato criticità già presenti in questi ambiti, sia dal punto di vista realizzativo-produttivo che distributivo, e più in generale nel comparto culturale. Gli esercenti cinematografici sono stati lasciati soli nella dura battaglia ‘per la resistenza nonostante tutto’, mentre nel mondo registico, soprattutto quello più indipendente, si è assistito ad una produzione spasmodica di immagini e di prodotti audiovisivi. Credo che nel mondo del cinema non sia stata fatta una reale riflessione sulla realtà attuale e i possibili scenari futuri, e soprattutto non credo ci sia stata una reale coesione e condivisione delle problematicità emerse tra tutti i comparti del mondo dello spettacolo. La chiusura dei cinema, ad esempio, non è stata percepita da registi, attori, sceneggiatori come una 'mancanza' e quindi tutte queste figure non si sono battute contro la chiusura del 'luogo cinema' quanto più per la loro possibile mancanza di lavoro. C'è una convinzione diffusa, e corroborata dalle piattaforme e dalle mosse distributive delle grosse major, che il cinema esiste tranquillamente anche senza il luogo di fruizione cinema. Questa convinzione mi trova in completo disaccordo, credendo invece nella centralità della sala cinematografica che combatte la fruizione distratta, l'individualismo e la sedentarietà a cui ci relegano televisione, pc o smartphone. Non penso di essere una sognatrice, credendo e promuovendo il potere della condivisione. Questa fase storica potrebbe diventare il punto di partenza per pensieri nuovi, azioni mirate di politiche culturali che vadano in controtendenza con quanto ha incancrenito e portato alla mera sopravvivenza il comparto cultura.
Ma perché ciò sia possibile rimane la domanda: la cultura è considerata o meno una risorsa e un bene inalienabile per il nostro Paese?
Gaia Siria Meloni
Classe '90, romana di nascita e formazione con breve parentesi milanese. Sociologa presso la Sapienza Università degli Studi di Roma e documentarista presso la Civica Scuola di Cinema di Milano, ha partecipato come regista a diversi festival con il suo corto-documentario 'Senza negazione' (2018). Operatrice culturale e socia della Cinema Mundi Coop. Onlus, ente gestore del Nuovo Cinema Aquila di Roma dal 2018.​