TROPPU TRAFFICU PPI NENTI @ Globe Theatre: la commedia shakespeariana in dialetto siciliano

TROPPU TRAFFICU PPI NENTI è lo spettacolo con cui il Globe Theatre di Roma apre l’attesa stagione teatrale quest’anno (vedi il calendario del Globe e il nostro commento sulla stagione 2017 del Globe).
Gigi Proietti aveva spiegato a suo tempo che il Silvano Toti Globe Theatre nasce dall’esigenza di far conoscere Shakespeare, le sue commedie e tragedie così come sono, prima ancora di rivisitarle, riadattarle, rimaneggiarle… Questa messa in scena di "Troppo rumore per nulla" è sicuramente un adattamento nella traduzione del testo in dialetto siciliano, ma in questa operazione linguistica sembra ricercarsi il suo originario vigore e dinamismo
.

TROPPU TRAFFICU PPI NENTIL’idea nasce dalle incredibili similarità che accomunano le opere di Michele Agnolo Florio Crollalanza, autore messinese contemporaneo del drammaturgo inglese,  alle tragedie e commedie di William Shakespeare. I dettagli e aneddoti  storici riconducibili allo scrittore siciliano fanno ipotizzare a Camilleri e Dipasquale che si tratti in realtà della stessa persona, aggiungendo alla Sicilia, e semmai all’Italia tutta, prendendo atto della caduta del regno delle due Sicilie, un ulteriore motivo di orgoglio nazionale.

Prima ancora di essere sommerso dal fiume di parole, che come un canto antico narrano le note vicende di scherno e d’amore, la prima lunga scena con cui lo spettacolo TROPPU TRAFFICU PPI NENT si apre, avvolge lo spettatore in atmosfere, litanie, colori e luci che restituiscono una nuova vita all’originale "Much ado about Nothing".  Sembra di essere gettati tra i banchi del Khan El Khalili all’ aprirsi delle scene di questa versione messinese di Troppo rumore per nulla. Sono i suoni, le litanie arabe, le vesti e le stoffe orientaleggianti, a trasporci in un’ epoca storica in cui Messina e la Sicilia rappresentavano un crocevia di lingue e culture. Prima ancora del dialetto siciliano, sono  le gestualità degli attori, i canti dalle melodie orientali e i colori sgargianti del mediterraneo a riportare l’opera shakespeariana nel suo luogo d’origine, in cui Shakespeare stesso aveva ambientato la trama di questa commedia romantica.

La traduzione appena un po’ infedele di Camilleri e Dipasquale non è solo linguistica, ma soprattutto mimica e gestuale, sonora e visiva nella messa in scena. Il dialetto arricchisce con sfumature onomatopeiche espressioni letteralmente intraducibili, ma inspiegabilmente comprensibili, come il noto grammelot, la trama fatta di intrighi e malintesi. 

Gli attori sanno rianimare personaggi stereotipati, tipici della commedia romantica elisabettiana, anche grazie alla vitalità che il dialetto siciliano infonde; una lingua che uniforma le due storie parallele della struttura narrativa nel diramarsi degli intrighi, quella centrale della coppia nobile, e quella della coppia più umile, costituita da Biatrici e Benidittu; la differenza di estrazione sociale invece è qui accentuata più dalla coloritura della gestualità e dall’accentuazione dei toni, e in questo, dobbiamo sottolineare, gli attori Valeria ContadinoRuben Rigillo sono decisamente coinvolgenti e credibili.

A distinguersi linguisticamente  nella narrazione, è la scena clownesca rappresentata dal trio della ronda notturna. Carrubba utilizza un linguaggio sui generis, buffonesco, ma stravolge la lingua italiana e non il dialetto siciliano, quindi paradossalmente sono proprio i buffoni a parlare una lingua più vicina all’italiano. Come nella versione originale, è proprio nell’entrata in scena della ronda notturna che lo spettacolo acquista maggiore vigore, suscitando maggiore stupore nello spettatore. È una peculiarità della commedia romantica shakespeariana non rinunciare al lato chiassoso e buffonesco, quasi scollato dal resto del testo e dell’impianto narrativo. Nella  commedia romantica classica non erano previsti elementi burleschi a deviare dal discorso amoroso, ma Shakespeare li ritiene invece utili per contrapporsi alle scene più serie e persino drammatiche. Il trio subentra infatti nella scena in cui si annuncia la morte simulata di Eru, a ricordarci che questa non è la storia di Romeo e Giulietta. La ronda è stilisticamente distinta dagli altri personaggi, ma è saldamente ancorata alla trama, rappresentando lo scioglimento dell’intrigo; e in questa messa in scena il trio comico costituito da Mimmo Mignemi, Valerio Santi e Giovanni Vasta è anche  particolarmente talentuoso.

Non sappiamo, e forse non possiamo condividere fino in fondo il sospetto che William Shakespeare fosse messinese, ma il teatro a sognare serve, insomma "u teatru cu ciriveddu ti fa bulari".

Info:
Troppu trafficu ppi nenti
22 Giugno – 2 Luglio 2017
Ore 21.15

Lunedì riposo
Regia di Giuseppe Dipasquale
Adattamento di Andrea Camilleri e Giuseppe Dipasquale
In coproduzione con Teatro della Città di Catania
Testo attribuito a Messer Angelo Florio Crollalanza, archetipo, pare, dell’illustre testo “Molto rumore per nulla” dietro la cui figura dell’autore si cela William Shakespeare

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