Sul palco del Teatro Belli di Roma, in un’atmosfera familiare quanto innovativa, il Riot Act si è manifestato ancora una volta in tutta la sua brutale potenzialità. La rassegna TREND del Teatro Belli di Antonio Salinas con Riot Act di Artisti Associati, porta gli* spettatori* in un viaggio critico e criptico nel passato, riportando in vita un pezzo di storia ricco di significato e rilevanza sociale per la comunità LGBTQIA+.
Vediamo quindi com’è stata questa riproposizione del testo di Alexis Gregory, che è riuscito a catturare l’essenza dell’epoca in cui la legge veniva invocata per sedare rivolte e proteste, riflettendo sul tema della lotta per i diritti civili e il potere della protesta.
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RIOT ACT: al Teatro Belli il testo di Alexis Gregory
Il testo di RIOT ACT diretto e interpretato da Massimo Di Michele, è andato in scena dal 6 all’8 novembre 2023 e racchiude in sé storie di proteste quanto di soprusi, di rivolte e di prigionia, di diritti e di abusi di potere.
Il testo originale di Alexis Gregory è stato per l’occasione tradotto da Enrico Luttmann, che ha riportato in maniera abbastanza fedele all’originale la macro struttura drammaturgica dell’opera.
Riot Act: una raccolta di decenni di storia e rivoluzione queer
“Sai cosa è strano, mi sentivo più sicuro la notte dei disordini, sul marciapiede davanti a Stonewall, che nella mia città natale.”
Riot Act, Alexis Gregory

RIOT ACT: LE interviste di alexis gregory
Lo spettacolo si erge attorno a tre personaggi, ognuno dei quali parla direttamente al pubblico. Attraverso tre macro monologhi, Alexis Gregory ha che riportato delle interviste da esso stesso fatte ad uno dei pochi sopravvissuti a Stonewall, ad un’icona drag radicale della Londra degli anni ’70 e ad un attivista dell’ACT UP AIDS londinese degli anni ’90.
RIOT ACT – i protagonisti
I personaggi messi in scena da Massimo di Michele occupano ognuno una porzione di palco, raccogliendosi tutti attorno ad una sedia, perno scenografico che ritorna come appoggio per le varie storie. La scenografia di per sé è molto semplice, fatta di pochi elementi essenziali e funzionali alla narrazione. Non vi sono orpelli o oggetti decorativi, favorendo l’enfasi sull’essenzialità e l’immaginazione.
LE SOLUZIONI DI REGIA PER RIOT ACT
A coronare e a riempire gli spazi sono invece le luci e le musiche utilizzate in scena, che talvolta hanno creato dei veri quadri d’immagine molto suggestivi.
“Sono una drag queen. Voglio vivere. Voglio sopravvivere. Essendo una persona anziana, ora ho sessantacinque anni, non me ne frega un cazzo.”
Riot Act, Alexis Gregory
La linea registica utilizzata era semplice quanto prevedibile nell’azione principale e negli appuntamenti di spazio e tempo dei personaggi, ma ha curato nel dettaglio i piccoli movimenti di ogni personaggio.
“A Londra, l’idea del ‘sesso sicuro’ era: non andare a letto con gli americani. James era più vecchio; uno studente maturo. Aveva ventidue anni quando morì”.
Riot Act, Alexis Gregory
riot act: uno stile paradossale

L’interpretazione tenuta da Di Michele, era, invece, a tratti discordante. Su una falsariga che segnava in maniera imprecisa la linea di confine tra uno stile naturale e uno grottesco, a tratti si aveva l’impressione che in scena ci fosse un attore che stava facendo un personaggio e non una credibile interpretazione di un personaggio. Mancava la spontaneità delle emozioni, che apparivano, appunto, forzate e caricate. Così come si può lavorare meglio sulla modulazione delle frasi, per evitare una prosodica ridondante e distaccata come quella che, la maggior parte del tempo, sembra mettere un filtro tra la realtà delle storie raccontate e l’artificiosità di una rappresentazione scenica.
Questo ha fatto sì che il risultato finale fosse un po’ contrastante e controproducente con l’effetto sperato (e giustamente prevedibile o auspicabile), poiché portava più alla rappresentazione di stereotipi più che di persone, approdando ad un epilogo filtrato e distaccato dall’unicità e dalla particolarità di ogni personaggio.
RIOT ACT E LA LOTTA PER I DIRITTI LGBTQ+
Diversi richiami sono stati più volte mossi per evidenziare le discrepanze tra la lotta per i diritti LGBT di quegli anni, di cui Massimo Di Michele sembra personale portavoce, e la lotta avanzata oggigiorno a difesa degli stessi diritti. Discrepanze che portano avanti una chiave di lettura di resa o il godimento di un privilegio dei cosiddetti “giovani d’oggi” rispetto ad un problema che ancora sussiste, evidenziando le modalità di protesta usate allora e quelle usate ora.
Ogni monologo riportava questa riflessione come una specie di reclamo e di richiamo, incastrato nelle parole dei personaggi per un finale dai toni moralistici.
Le Lotte LGBTQ+ ieri e oggi
Che sia questa una morale lanciata da Alexis Gregory o dal riadattamento di Massimo di Michele, riporto un invito ad analizzare bene le modalità secondo cui oggigiorno questa lotta continua. I tempi sono cambiati perché sono cambiate le persone, così come è cambiata la lotta in sé stessa e i* suoi* carnefici*. Pensare che una protesta si manifesti solo attraverso un solo strumento o un’unica direzione, ritenuta più valida di altre, è alquanto limitante.
“I* giovani* d’oggi” (così come i* meno giovani*) hanno afferrato il testimone e continuano a lottare nelle strade del nostro tempo, nei significati e nella struttura della nostra presente cultura. Squalificare chi lotta per lo stesso obiettivo solo perché utilizza strumenti o competenze differenti, crea un cortocircuito interno di cui non abbiamo bisogno, perché i* famosi* nemici* sono altri*.
Il teatro è una piazza di incontri e di condivisione che dovrebbe (o potrebbe) unire. In questo caso, data la grande possibilità offerta dal Teatro Belli con la sua stagione TREND, si potrebbe cavalcare il palco come una risorsa, anziché come una scissione, per la vita e per i suoi diritti.
RIOT ACT trend 2023- cast e dati artistici
In scena al TREND – nuove frontiere della scena britannica – XXII edizione festival a cura di Rodolfo di Giammarco
di Alexis Gregory diretto e interpretato da Massimo Di Michele
costumi Marco Dell’Oglio
scrittura gestuale Tiziano Di Muzio
consulente musicale Fabio Marchi
assistente alla regia Giuseppe Claudio Insalaco
foto locandina Eugenio Panichi
elaborazione grafica Roberto Greco
traduzione Enrico Luttmann
produzione Artisti Associati
dal 6 all’8 novembre ore 21 teatro Belli
COS’è IL RIOT ACT
Il Riot Act è uno storico statuto legale britannico utilizzato per reprimere rivolte e altre forme di disordini pubblici. Ha avuto origine nel XVIII secolo ed era formalmente intitolato: “Un atto per prevenire tumulti e assemblee tumultuose e per punire i rivoltosi in modo più rapido ed efficace”. Divenne noto per la sua applicazione rigorosa e fu utilizzato in vari incidenti storici per reprimere proteste e rivolte.
RIOT ACT: lo spettacolo di alexis gregory
RIOT ACT è anche il titolo dello spettacolo in forma di monologo, creato interamente parola per parola da interviste con tre attori chiave nella storia del movimento per i diritti LGBTQ+; Michael-Anthony Nozzi; una sopravvissuta ai disordini di Stonewall, Lavina Co-op, un’artista drag alternativa degli anni ’70, e Paul Burston; un importante attivista contro l’AIDS a Londra negli anni ’90.
Il suo autore, “Riot Act” lo presenta come “un viaggio mozzafiato, travolgente e frenetico attraverso sei decenni di storia queer, portando il pubblico fino ai giorni nostri; una celebrazione dell’attivismo queer attraverso i decenni, senza risparmiarsi; incisivo, divertente e stimolante… una rivolta”.