18 e 19 luglio, successo prevedibile per la deliziosa messa in scena di Sulla morte senza esagerare, già vincitore del Premio Scintille 2015, e già visto da Gufetto a Milano nel 2018, ispirato alla poesia omonima della poetessa polacca (e premio Nobel) WisÅ‚awa Szymborska.
Contenuti
Napoli Teatro Festival alla Reggia di Capodimonte
Il Festival ci riporta nella magnifica cornice del Cortile della Reggia di Capodimonte, in una serata fresca e bellissima, con un cielo stellato mozzafiato, che ti fa proprio desiderare di non uscire più da quel parco. I circa settanta spettatori (numero forzato dalle misure di sicurezza), stanno per assistere a 55 minuti di delicatissima e tenera comicità che rendono perfettamente il senso della poesia della Szymborska, secondo cui, in fondo, non è che la morte possa poi così tanto. “Non sa fare neppure ciò/ che attiene al suo mestiere:/ né scavare una fossa,/ né mettere insieme una bara,/ né rassettare il disordine che lascia./ Occupata a uccidere,/ lo fa in modo maldestro,/ senza metodo né abilità./ Come se con ognuno di noi stesse imparando.” Insomma, in fondo, un lavoro come un altro. Per di più particolarmente noioso, pare, e frustrante anche.
Sulla Morte senza esagerare: la vita è molto più forte
La Morte diretta da Riccardo Pippa è lì, che aspetta, su una panchina, chissà da quanto tempo, e ogni tanto riceve una sorta di chiamata, per svolgere il suo compito: guidare il passaggio di un’anima dalla realtà corporea all’aldilà, ovvero farla morire. Ma mica è semplice. La poetessa dice “Vada per i trionfi,/ ma quante disfatte,/ colpi a vuoto/ e tentativi ripetuti da capo!”. E le stesse parole passano sullo sfondo della scena, dopo che più di un “cliente” si è rifiutato di morire, ha cambiato idea, ha ritardato o è stato salvato sul “più bello”. Molti sono i diversi personaggi che essa prova a far morire sul palco, e non certo per scelta sua. Non può fare niente altro che attendere che siano pronti, e provare ad invogliarli.
La Morte subisce letteralmente il contrasto con la Vita sua rivale, buffissimamente rappresentata da un angelo/operaio che ha invece una naturale empatia con le anime, a ritmo di brani spensierati e coinvolgenti, come la piacevolissima Aguas de Marzo che ritorna più volte. L’angelo si burla di una morte così impacciata, le porta via i potenziali candidati con grande facilità, e quasi sadicamente segna i suoi danni e i suoi errori su un taccuino che sembra il conto dell’idraulico: il nostro protagonista appare invece demotivato, stanco e annoiato, fuma sigari da un occhio e si prepara alla pensione (o al licenziamento).
Sulla Morte senza esagerare e in silenzio, ma traboccante di espressività ed eleganza
Tutto questo, senza che gli attori dicano una parola, ma non ci si fa molto caso, tanto sono espressivi i loro gesti. Tutto questo, poi, senza che gli attori mostrino alcuna espressione del volto, nascosto da intense quanto statiche maschere di cartapesta appositamente create. La comunicazione viene dalla capacità di esprimersi con il corpo, dall’armonia della coreografia tra corpi diversi e dalla precisione nell’utilizzo dello spazio. Lo spazio infatti non è molto ingombrato, non vediamo altro che una panchina, un lampione, una valigia e un piccolissimo cactus. Tuttavia, è molto chiaramente organizzato in sottospazi carichi di significato che sanno evocare la linea di sovrapposizione tra l’aldilà e l’aldiquà, senza troppi fronzoli.
Molto espressiva anche la scelta dei brani musicali, mentre luci e suoni partecipano alla coreografia come altri personaggi con altri messaggi, in modo inequivocabile. Nemmeno il maldestro squillo di un telefono tra il pubblico è riuscito a scomporre l’atmosfera, prontamente gestito dall’angelo che lo ha aggiunto al conto sul taccuino. Per ovvie ragioni non saprei distinguere quale attore ha fatto cosa, ma devo dire che non servirebbe, perché l’insieme era talmente ben orchestrato che gli si può dare la lode in gruppo, con tanti complimenti. Viene naturale un paragone con i Familie Flöz, che da non molto sono stati a Napoli, ma confesso che ho trovato lo spettacolo di Riccardo Pippa meno cabarettistico e più introspettivo di ciò che ho visto del gruppo tedesco. Lì la comicità è uno dei fini, qui invece è soltanto un mezzo elegante. Inoltre, ritengo che per uno spettacolo di sola musica e movimento 55 minuti sia stata la durata ideale, mentre andando oltre diventa sempre più difficile stupire senza magnificenze fini a se stesse. Le maschere di Ilaria Ariemme inoltre, rispetto a quelle teutoniche, sono più distanti da volti umani credibili, sono volti più deformati, tragici, grigi e inquietanti, perfetti per il contesto surreale e simbolico.
La morte così da vicino fa meno paura
Insomma, decisamente complimenti al regista, agli attori, ai costumisti, alla compagnia intera. Non è un caso che questo spettacolo continui a riscuotere successo e spero ne abbia ancora molte occasioni non solo in Italia. Al termine della rappresentazione, alcuni membri della compagnia sono rimasti sul palco a mostrare le maschere e a rispondere alle domande del pubblico: lo hanno chiamato “il secondo tempo”. È stato un gesto che ho apprezzato, un momento interessante, che mi ha permesso di sbirciare quanti passi ci sono nel processo che porta da un canovaccio di dialoghi e interazioni a uno spettacolo così sapientemente muto. E anche di vedere le maschere da vicino. Certo che vista così, svuotata, sul bordo di un palcoscenico, la Morte, fa ancora meno paura, e addirittura ti verrebbe quasi di consolarla.
Foto di scena: Sabrina Cirillo
SULLA MORTE SENZA ESAGERARE
IDEAZIONE E REGIA RICCARDO PIPPA
DI E CON GIOVANNI LONGHIN, ANDREA PANIGATTI, SANDRO PIVOTTI, MATTEO VITANZA
SCENE, MASCHERE E COSTUMI ILARIA ARIEMME
DISEGNO LUCI GIULIANO BOTTACIN
CURA DEL SUONO LUCA DE MARINIS
TECNICO AUDIO-LUCI ALICE COLLA
ORGANIZZAZIONE CAMILLA GALLONI
DISTRIBUZIONE MONICA GIACCHETTO
PRODUZIONE TEATRO FRANCO PARENTI, TEATRO DEI GORDI
CAPODIMONTE – CORTILE DELLA REGGIA (INGRESSO DA PORTA PICCOLA)
18 LUGLIO ORE 21.00; 23.00
19 LUGLIO ORE 21.00
DURATA 55MIN